capitolo diciannove

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Eren's pov
Apro gli occhi, riconoscendo una luce differente da quella che solitamente
illumina la mia camera al risveglio.

Mi stropiccio gli occhi e mi guardo attorno, notando di essere effettivamente in una
stanza che non é la mia.

Abbasso lo sguardo, accorgendomi
della presenza del corvino.

Ha la testa appoggiata sul mio petto, i capelli spettinati e gli occhi chiusi in un'espressione serena, quasi sorridente.
I raggi incerti si posano sulle sue ciocche nere, facendole brillare in alcuni punti.
È davvero bello.

Mi accorgo che non ha la maglietta e improvvisamente iniziano a scaturire nella mia testa migliaia di domande.
Cos'era successo la notte precedente?
Perché non mi ricordo niente?

Cercando di non fare movimenti bruschi e che potrebbero svegliare il ragazzo, afferro il telefono, il quale si trova inspiegabilmente posizionato alla perfezione nell'angolo del comodino.

"Ah, Levi e la sua ossessione per l'ordine" mormoro, rendendomi conto che non potrei mai essere stato io a preoccuparmi di sistemarlo cosi accuratamente.

"Hai detto qualcosa moccioso?" bisbiglia il ragazzo, alzando leggermente la testa e facendomi sobbalzare per lo spavento.

"N-no dormi" rispondo accarezzando i capelli del corvino, che si riappoggia sul mio petto e si rimette a dormire come se nulla fosse.

Accendo lo schermo e iniziano ad apparire infinite notifiche, tutte con lo stesso nome: "Sorella Rompipalle🙄".

Sorella Rompipalle🙄
[...]
Eren ci sei?

Eren dove sei?

EREN DOVE
CAZZO SEI?

EREN CHIAMO
LA POLIZIA.

Sgrano gli occhi leggendo gli ultimi messaggi.
Non l'ha fatto sul serio, vero?

Chiamo immediatamente Mikasa,
che mi risponde dopo il primo squillo.

"P-pronto?" domando titubante, strizzando gli occhi e allontanando il telefono dall'orecchio, per evitare il massacro dei miei timpani.

"Eren" risponde semplicemente la corvina,
con un tono inaspettatamente basso.

Inizia a singhiozzare, lasciandomi spiazzato.

Riporto lentamente il telefono all'orecchio, assumendo un'espressione preoccupata.

"Mikasa? Tutto bene?"

"Stupido, ero in pensiero per te" ammette, cercando di controllarsi.

"Scusa non era mia intenzione, la prossima volta ti avverto prima di uscire, scusami".

"L'importa é che stai bene" mi dice addolcendosi del tutto.
É raro sentirla così.

Mi chiede dove sono stato e cosa ho fatto
ma ammetto di ricordare ben poco
della sera precedente.

Decido di fare un'ultima domanda
prima di staccare la chiamata, tanto
per togliermi un dubbio.

"Mikasa ma, non hai chiamato la polizia vero?" domando intimorito.

Feelings Players || Ereri Where stories live. Discover now