6: LA PATERNALE

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«Wow, guardate chi si vede! Pensavamo foste morti entrambi!»

Il ragazzo con i capelli blu elettrico, Taehyung, li accolse con un grande sorriso, mentre stringeva in una mano un tronco che, da lì a breve, avrebbe buttato nel grande mucchio messo sulla spiaggia per il falò.

«Taehyung, smettila di augurarci di morire ogni volta che ci vedi. Non è affatto carino.»

Il rimprovero di Yoongi non sembrò divertire Taehyung, ma provocò una lunga risata a Jimin, che quasi pianse per quella semplice frase. Il menta lo guardava sorridendo solo perché la sua era una risata contagiosa, ma sinceramente non trovava il proprio un commento così esilarante.

«Lasciali stare, Taehyung. Jimin, vieni ad aiutarci con il fuoco?»

Era stato Hoseok a parlare, guardando i tre bisticciare con un sorrisetto e impugnando una scatola di fiammiferi. Yoongi si chiese come mai dei fiammiferi, quando potevano usare un accendino, ma non fece domande e osservò Jimin lasciare il suo fianco mentre lui, invece, si sedeva sui tronchi posizionati a terra appositamente per essere usati come sedie.

«Yoongi, eccoti qui.»

Namjoon si sedette vicino a lui, stringendo in mano due birre. Ne passò una al minore, che l'accettò, ringraziandolo a mezza voce e lasciando che l'aprisse per lui.

«E così domani vai via, eh?»

Era una domanda stupida, e lo sapevano entrambi. Lo sapevano dall'inizio, che sarebbe finita così, con amicizie mezze formate e ricordi ancora da colmare. Yoongi, semplicemente, si aspettava di legare meno con quelle persone. E soprattutto, di legare meno con Jimin. Lo stesso Jimin che adesso ridacchiava ammucchiando giornali sotto i rametti, accucciato vicino alle pietre posizionate in cerchio per il fuoco, e gli faceva venire le farfalle nello stomaco solo sorridendo.

«Sì, domani vado via.»

Il suo tono era rassegnato, mentre lo diceva. Prese un sorso di birra subito dopo, lasciando che la bevanda fresca gli portasse sollievo. Namjoon lo guardò di sottecchi, ma lui non riuscì a ricambiare lo sguardo, finendo per fargli capire dove i suoi occhi stessero puntando.

«È un vero peccato.»

«Eh sì. Mi è piaciuto conoscervi, tutti voi.»

Namjoon sorrise leggermente, scuotendo appena la testa. Bevve un sorso di birra, prendendo un grosso respiro subito dopo.

«Non parlavo di quello.»

Yoongi girò finalmente lo sguardo, notando come il maggiore lo scrutasse: si vedeva che era sul punto di fargli una sottospecie di paternale, cui lui avrebbe voluto sottrarsi volentieri, ma che sapeva di non essere in grado di evitare.

«Ah no? Pensavo ti riferissi a quello.»

Il peso dello sguardo di Namjoon era abbastanza per far abbassare gli occhi di Yoongi, colpevoli, sulla propria birra, che girò con movimenti lenti del polso.

«Ho due occhi, Yoongi. E visto che ho due occhi, ed entrambi funzionano, vedo come tu e Jimin vi guardate.»

Il menta cercò qualcosa da dire, aprendo e chiudendo la bocca tre o quattro volte, rinunciando alla fine nel negare. Namjoon era intelligente e lui troppo palese, questa era la verità.

«Per favore, parliamo solo di me, semmai. Come io guardo lui, non viceversa.»

La risatina che lasciò le sue labbra era fin troppo forzata, se ne sarebbe accorto anche il più ingenuo degli esseri umani. Lo sguardo di Namjoon non mutò, se non in una punta di tenerezza che ne addolcì i tratti.

«Sei sicuro di ciò che dici, Yoongi? Perché quello di cui parlo è esattamente ciò che sta facendo adesso Jimin.»

Yoongi cercò di non essere evidente, quando alzò lo sguardo su Jimin, intento a fissarlo con un piccolo sorriso mentre Seokjin gli dava indicazioni sul da farsi per il falò.

LA COLLANINA DI CONCHIGLIEWhere stories live. Discover now