Adrien

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Schizzai via così in fretta da casa di Marinette, che pareva avessi una muta di cani inferociti alle calcagna.
Beh, che dire? Volevo delle risposte, e le avevo avute, senza ombra di dubbio.
Rimaneva solo una cosa, da fare, ora:
Trovare una corda per impiccarmi!
Entrai nella mia stanza che erano ormai le 2 di notte passate. Ritornai normale, mi lasciai cadere a peso morto sul letto, e presi a fissare il vuoto, completamente sconvolto.
Marinette.
Lei non era affatto in collera con me.
Non era vero, che mi odiava.
Tutto quello che pensavo... era totalmente sbagliato.
Lei era nervosa, se restava da sola con me, questo sì, ma non perché non mi poteva vedere.
Era perché... mi amava.
Altro che fan del mio lavoro, pensai.
Lei teneva quelle foto in camera sua... perché era innamorata di me!
Beh, era anche appassionata di moda, certo, non era da escludere. Ma quelle foto, principalmente, erano lì per un motivo ben preciso: Perché mi amava.
Il suo strano modo di fare con me, esisteva per un motivo.
Lei mi amava. Marinette era innamorata di me.
E io, come uno stupido, sebbene l'avessi avuta davanti agli occhi ogni santo giorno negli ultimi mesi, e la considerassi una cara amica... non me ne ero mai accorto!
Sdraiato come una bambola inerte sul letto, gli occhi al soffitto, mi sentì lo scemo del villaggio.
Dio... quanto poteva essere sconfinata, l'insensibilità di una persona?
No, non di una persona... la mia!
Ok, i miei rapporti sociali e la mia esperienza a riguardo, erano da sempre ai minimi storici, mi andava riconosciuto almeno quello.
Però doveva pur esserci un limite, porca miseria!
Un po' di empatia, un vago sesto senso, un briciolo di intuito dovevo pur averli, santo cielo!
Macché. Un ciocco di legno, sarebbe stato più sensibile di me.
Sospirai a pieno polmoni, divorato dalla depressione.
"Ucci ucci ucci, sento odor di lametucci..."
Mi voltai, stizzito, verso la fonte di tale perfida beffa. Plagg era sdraiato come un pascià sul mio cuscino, a dar fondo a una confezione maxi di formaggini spalmabili al camembert.
"Sei pregato di non infierire, grazie. Riempiti la bocca di quella poltiglia disgustosa, e lasciami soffrire in santa pace."
"E per quale contorto motivo stai soffrendo, di grazia? Sono giorni che ti torturi, per cercare di capire cosa avesse la tua amichetta pasticcera. Ora che lo hai saputo, teoricamente dovresti darti pace, non prolungare la tua, e la mia che ti devo sopportare, agonia."
"Certo, hai perfettamente ragione, guarda... " grugnì, irritato dalla sua ennesima dimostrazione di completa mancanza di tatto. "Io ero preoccupatissimo per Marinette, ci mancherebbe altro. Avrei appeso personalmente alla tour Eiffel per dove dico io, il maledetto che l'aveva fatta star male a quel modo. Ma non mi aveva sfiorato minimamente neanche l'idea, che il maledetto in questione fossi proprio io."
Plagg alzò un sopracciglio.
"Vaneggi? Mi hai svegliato in piena notte per trasformarti e correre da lei, proprio perché ti era venuta l'idea malsana che potessi essere proprio tu, a farla star male, no?"
"Si, ma era solo un dubbio. Mi ero interrogato per giorni, ero certo di avere la coscienza pulita. "
"Che ego smisurato... "commentò plagg scuotendo la testa.
"Senti da che pulpito!" Rimbeccai. "Io non sono egocentrico come te, bello mio! La mia certezza di innocenza era fondata sul fatto che io, per Marinette, mi beccherei anche una pallottola, se fosse necessario. Ti sei scordato che non ho mosso praticamente un dito, quando suo padre, sotto l'effetto dell' akuma, me le ha suonate di santa ragione? Mi sono lasciato sbattere di qua e fi là come un tappeto, e l'ho fatto perché sapevo di meritarmelo."
"E chi se lo dimentica. Mentre sei trasformato, se colpiscono te, colpiscono anche me. Ah sì, a tale proposito... se lo fai un'altra volta, giuro che ti pianto qua, e me ne vado!"
"Considerala una piccola punizione per il fatto che ti rifiuti di cacciare il nome di ladybug. Se penso che l'hai vista più di una volta in borghese e ancora non ti decidi a cantare, mi vengono certi nervi... "
"Lo sai che non posso parlare. Tu e lei, dovete starvi alla larga. Lei non deve sapere chi sei tu, e tu non devi sapere chi è lei, quindi dacci un taglio con questa manfrina... "
"Ma chi diavolo le ha decise, queste baggianate? Sai quanti casini ci saremmo evitati, se lei sapesse chi sono io e viceversa? Ogni volta che spunta un pazzoide, figlio della noia malata del signor farfalla nera facile, non so mai lei dove sta, e non la posso chiamare se prima non si trasforma. E la cosa vale per entrambi. È un'enorme seccatura, credimi."
"Sono leggi antiche, mica le ho stilate io." replicò plagg, indifferente. "E poi... che ti arrovelli ancora a fare, con ladybug? Hai una nuova pretendente per le mani, adesso, no? E questa qui ti ama davvero, altro che due di picche. Dai retta a me, Romeo, e buttatici a pesce... "
"Eh, come no, certo! Tu parli così, solo perché vuoi mettere le tua avide zampette sul pane di suo padre! "
"Però... allora non sei del tutto scemo come sembri... "
Lo incendiai con un'occhiata.
"Parlando seriamente, ragazzo mio... ma quando ti ricapita? Marinette è l'angelo del focolare, un confettino rosa di pura dolcezza. Io non me ne intendo di umani, ci tengo a precisarlo, ma credo che staresti bene, con lei. Credo... che ti possa rendere felice, come hai sempre meritato di essere."
Mi accigliai.
"Perché sei così gentile con me, adesso, tutt'a un tratto? Che ne è del mio piccolo, perfido e cinico plagg?"
Plagg mi guardò fisso. Nel suo sguardo, solitamente pestifero e malefico, vidi un bagliore di tristezza mai visto.
"Passare la propria infinita esistenza, ad amare qualcuno che non ti vuole, è una croce che non dovrebbe portare nessuno. "
Lo guardai, stupito. Mi ero persuaso, sentendolo parlare di lei, che plagg avesse un qualche tipo di inciucio amoroso con tikki, il kwami di ladybug. Poteva mai essere... un amore a senso unico, come il mio?
La mia vita con ladybug, era forse lo specchio di quella di plagg con tikki?
Mi ritrovai a meditare, quella notte, sui movimenti della mia vita amorosa. Correvo dietro a ladybug da sempre, ed avevo incassato più due di picche di quanti ne volessi davvero dichiarare. Aveva senso, continuare una tale vitaccia?
Ero palesemente un don Chisciotte moderno che combatteva contro i mulini a vento, e da troppo tempo.
Marinette, invece, altro che battaglia persa. Lei era vera, reale, e lo era anche il suo amore per me.
Non vedevo nulla di improponibile, in una potenziale relazione, tra noi.
Mi piaceva stare con lei, pensandoci bene, e parecchio. Aveva la mia stessa linea di pensiero, i miei stessi gusti in fatto di un sacco di cose: musica, videogiochi, e quant'altro.
Aveva un carattere dolcissimo, ed era così meravigliosamente creativa e allegra. Ed era pure molto carina, cosa che non guastava affatto.
Io stesso, la prima volta che mi aveva detto di avere il cuore spezzato, avevo pensato tra me e me: Ma chi è l'imbecille che può rifiutare una come lei?
Già, ripensandoci, probabilmente, anche il quel caso, il soggetto ero sempre io.
Un attimo!
"Ma io non sapevo niente!"
Plagg si voltò a guardarmi, esasperato.
"Tu non sai mai niente, caro. Devi essere un po' più specifico, temo... "
"Uff... io non sapevo che Marinette fosse innamorata di me! Quando l'avrei respinta, secondo lei, se nemmeno sapevo che mi amava?"
Plagg sospirò.
"Io, di umani, non capisco molto, lo ripeto. Ma almeno sono giustificato, essendo un kwami. La tua ottusaggine a ruguardo, invece, davvero non si spiega... "
"Falla corta!" ringhia.
"Di recente, quella ragazza, Katana o come cavolo si chiama, ti sta sempre appiccicata, no? E va avanti da un pezzo, mi pare. Non credi che qualcuno possa averci fatto caso?"
Inarcai le sopracciglia.
"Credi che Marinette... sia gelosa?"
"A te non avrebbe dato fastidio, se ti fosse capitato?"
"Beh, io non sono proprio un tipo geloso, per cui... "
Plagg mi guardò, inarcando un sopracciglio.
Già, a chi la volevo dare a bere? Io friggevo come un uovo al tegamino anche solo se un ragazzo respirava, in prossimità di ladybug, figuriamoci frequentarla.
"Io però non ho mai ufficializzato la mia relazione con Katami, anche perché non ne esiste affatto una. Marinette ha frainteso tutto, se crede che stiamo insieme. Io non ho una ragazza."
"Però, al museo, anche se sei ufficialmente single, ti sei rifiutato di baciarla, no?"
"Lo sai il perché l'ho fatto! Io amo ladybug. Non posso e non voglio baciare nessuno, che non sia lei."
"Mamma mia, quanto sei bigotto... "
Mi trattenni dal lanciargli una ciabatta in testa.
"Dunque è stato il mio non permetterle di baciarmi, che l'ha ferita tanto?"
"O quello, o il fatto che in macchina, poco dopo, le hai detto che ami una ragazza che non apprezza il tuo senso dell'umorismo. Una delle due, secondo me."
Mi prese un accidente.
Oddio... me l'ero completamente scordato!
Convinto che fosse abbacchiata per lo spavento dovuto al mio stupido scherzo con la statua, le avevo detto che anche la ragazza che amavo odiava le mie burle.
E invece lei... era probabilmente giù perché voleva baciarmi. E io, invece, mi ero spostato.
E me lo aveva pure detto, che si era accorta che ero quello vero, e non una statua. Era ovvio che non poteva essersi spaventata, dunque.
Era solo triste... perché avevo respinto il suo bacio.
Ciliegina sulla torta, le ero anche andato a dire che amavo un'altra!
Mio dio... ma si può essere più scemi?
Mi prese uno senso di colpa terribile.
Povera Marinette. Avevo letteralmente fatto a brandelli il suo piccolo cuore innamorato.
Proprio io, che da mesi incollavo regolarmente i pezzi del mio.
Miseria nera... che catastrofe apocalittica, avevo fatto!
Divorato dal rimorso, passai il resto della nottata a pensare a cosa potevo fare, per porre rimedio al pasticcio che avevo fatto.
Non ero ancora del tutto convinto di voler seguire il consiglio di plagg, e iniziare a frequentare Marinette. Mancava solo che le cose, poi, non andassero in porto, e la facessi stare pure peggio.
No, non potevo farle ancora del male, non me lo sarei mai perdonato. Però volevo, e dovevo, fare qualcosa per lei, qualcosa che la rendesse felice.
Ma non avevo la più pallida idea di cosa fare.
E fu lì, che il destino mi venne in soccorso. E lo fece, apparendo nella sala da pranzo, dove stavo come al solito consumando la mia colazione solo come un cane, nelle vesti dell'algida segretaria di mio padre, Nathalie.
"Buongiorno Adrien. Stamattina suo padre è occupato, perciò probabilmente vi vedrete direttamente a cena, o forse domani."
"Sai che novità... " borbottai sbocconcellando un muffins ai mirtilli. "Allora... che devo fare, oggi?"
Nathalie non rispose. Scrutò con aria impassibile il suo tablet, scorrendo il sottile dito sullo schermo.
Alla fine, però, non mi comunicò alcun impegno. Prese dalla tasca, invece, una busta dall'aria pomposa, e me la porse.
"Oggi niente impegni, tranne questo. È arrivato stamane. È indirizzato a suo padre, ma lui preferisce che sia lei a presenziare."
Aprii la busta di spessa carta color crema con indifferenza.
Sarà l'ennesimo noiosissimo ricevimento, e papà avrà delegato a me l'obbligo di presenziarci, pensai.
Ma letto il contenuto della busta, mi parve di sentire echeggiare nell'aria i cori dell' hallelujah.
"E... posso portare chi mi pare, o papà si è già accordato?"
Nathalie scosse appena la testa.
"Il signor Agreste avrebbe preferito portasse miss Borgues o miss Tzurugi, ma entrambe sono fuori città. Anche miss Rossi era stata presa in considerazione, ma è risultata già impegnata. Per cui, le dà carta bianca. Ovviamente, si raccomanda caldamente di scegliere con molta cura chi accompagnerà, rammentandole che si tratta di un evento mondano molto importante. Occorre, per la fanciulla  designata, avere un aspetto e un comportamento più che decoroso. Ne va della reputazione della famiglia Agreste."
"Non hai assolutamente nulla di cui preoccuparti! Ho la dama ideale, per questo genere di evento! "
Non aggiunsi altro, e mi precipitai di corsa in camera mia. Afferrai il telefono, scorsi la rubrica, trovai il numero, e chiamai. Marinette rispose quasi subito.
"Pr... pronto?"
Mi si sciolse il cuore, a sentire il suo tono incerto. Persino parlarmi al telefono, la emozionava.
Doveva amarmi davvero tanto...
Decisi per un approccio disinvolto, naturale.
"Buongiorno, ti ho svegliata?" Chiesi, sedendomi sul divano.
"Ah... no, no, figurati. Stavo... stavo finendo dei bozzetti... "
"Davvero? E il mondo quando vedrà, questi nuovi capolavori?"
Lei rise nervosamente.
"Ah, macché, sono solo degli schizzi, niente di che, roba banale... "
"Tu non sei capace di realizzare cose banali. Sono sicuro che saranno bellissimi. "
La sentì sussultare. Pensando al suo grazioso faccino imbarazzato, mi nacque un sorriso. E arrossì leggermente anch'io.
Aspetta...
Sapevo perché stava arrossendo lei. Ma perché io stavo arrossendo?
"A... ad ogni modo, volevo chiederti, ecco... "
Ma che... e adesso perché balbettavo?
"...volevo chiederti, se... se conosci Renee Lamorliere."
Lei parve presa in contropiede.
"Oh... beh, oddio, non personalmente, certo, ma... si, so chi è... è lo stilista che dice di essere il rivale storico di tuo padre, giusto?"
"Ah.. Si, esattamente, proprio lui... e, beh, certo, come potresti conoscerlo di persona..." risposi.
Che domanda cretina, che le avevo fatto! Ovvio che non l'avesse mai incontrato, e come faceva?
Oddio, ma che accidenti mi prendeva?
"Te lo chiedevo perché... beh, oggi è il suo compleanno, e come sempre darà un ricevimento, e... mio padre è stato invitato... "
Ok, avevo finalmente riacquistato autocontrollo, meno male.
Che mi era preso, poi, l'avrei tanto voluto sapere.
"Ah, capisco... immagino, però, che tuo padre non voglia andarci. Tutta quella gente... "
"Ovviamente. E perciò, ha delegato il lavoro sporco a me, come sempre. A volte, penso che mi abbia avuto di proposito... "
Marinette rise di gusto.
"Ormai ci sarai abituato, credo... "
"Si, infatti, non avrei fatto una piega... non fosse per un piccolo cruciale dettaglino nell'invito. "
Ecco, eravamo arrivati al sodo, il punto decisivo.
"Un dettaglio nell'invito? E cosa dice?"
"Due parole: Presentarsi accompagnato. Lamorliere non ha dato un semplice party, per i suoi 50 anni... ha dato un ballo. E perciò, devo portare qualcuno con me, stasera... "
Freccia incoccata.
"Ah... beh, non mi sembra un problema. Immagino... che porterai Katami. "
Reazione prevedibile.
Perché pensava che stessi con katami, poi, vallo a capire.
Chi aveva messo in giro, gente voci?
Io, dal canto mio, non avevo mai fatto il piccioncino con lei, o altre cose da fidanzatini che avrebbero potuto far credere una cosa del genere...
Maledetti pettegolezzi, fanno piu danni di una guerra!
"Mio padre aveva pensato a lei, in effetti. Oppure Chloe, come al solito... "
Marinette fece un breve verso stizzito e un po' esasperato.
Cavolo... era davvero gelosa!
Pensa un po', mi dissi ridendomela sotto i baffi. Non l'avrei mai detto, che ci fosse anche questo, in quel suo animo angelico.
Ok, tendiamo l'arco...
"... ma ho deciso di fare di testa mia, e gli ho detto che volevo portare te."
Boom!
Marinette emise un versetto acuto, come lo squittio di un topo.
Centro perfetto!
"M... me? Tu... tu vuoi portare al ballo di Lamorliere... me?"
"Voglio fare un figurone, stasera, e tu sei perfetta per lo scopo. Così, quel vecchio avvoltoio impagliato la smetterà di spacciarsi per il rivale di mio padre! "
"Si beh, sogna alla grande! tuo padre lo batterebbe anche mentre dorme, non c'è gara!" se ne uscì lei, candidamente.
"Vedo che ci intendiamo, come sempre! Dimmi di sì, allora, ti prego! Sei la futura stella nascente del mondo della moda, lo ha detto Audrey Borgeus in persona! E anche mio padre, che ama solo quello che esce dalla sua matita, è rimasto molto colpito dal tuo talento. Stasera, ti voglio sfoggiare davanti a tutti quegli stilisti, e sono sicuro che li lascerai a bocca aperta! "
Le lusinghe funzionano sempre, con le donne, pensai. Sentivo di averla già in tasca. E non stavo neanche mentendo. Ero più che convinto che Marinette possedesse un talento innato che avrebbe, una volta messo sotto i giusti riflettori, sconvolto l'intero mondo della moda.
Aveva solo 14 anni, ed era quasi più brava di mio padre!
"Oddio... credi davvero che andrà così? Ci sarà di sicuro la creme de la creme della moda a livello mondiale, stasera!"
"Non hai nulla da invidiare loro, dammi retta."
"Non so neanche se ho il vestito ideale, per un evento simile..."
"Non ci credo, neanche se lo vedo."
Marinette sospirò, manifestando in quel respiro molta indecisione, ma anche una palese tentazione.
Decisi dunque... di giocare un po' sporco.
"Ti prego, Marinette... fallo per me."
La sentì trasalire, e seppi di avere la vittoria in pugno.
Mi amava, non era capace di dirmi di no.
Si, ok, mi sarei sentito un verme più tardi, avevo da fare al momento.
"Io... oh, d'accordo, lo farò per te!" Rispose.
"Oh, non sai quanto mi rendi felice! Vedrai, stasera sarà la gran sera, ci divertiremo! Bene, vengo a prenderti verso le 8, ok?"
"O... ok! A... a stasera e... grazie."
"No... grazie a te, Marinette." Le risposi.
Riagganciai il telefono, e gettai i pugni in aria. Vittoria schiacciante!
Stasera, Marinette avrebbe conosciuto tutti quelli che contavano, nel settore della moda.
Sapevo che il suo desiderio più grande, era lavorare con papà. Ma non guastava di certo, che qualcun altro la notasse. Era una vita, che volevo mostrare al mondo, il suo incredibile talento. Quale modo migliore, poi, di farmi perdonare per il dispiacere che le avevo causato?
Non mi era possibile, purtroppo, lo sapevo fin troppo bene, ricambiare i suoi sentimenti. Ma almeno... avrei realizzato il suo sogno più grande, rendendola felice.
E un giorno, ci speravo davvero, avremmo potuto lavorare insieme, da buoni amici.
Certo. Pensavo davvero, tutto questo, dal profondo del mio cuore. E lo avrei fatto per altre 11 ore.
Dopodiché... successe il caos.













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