Capitolo 7

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Thomas
Ore 20:40
Dobbiamo uscire dalla base tra venti minuti, più o meno. Sono sul retro della base dove teniamo i vari furgoni, devo essere sicuro di avere tutto quello che ci serve per ogni evenienza. Non si sa mai in questi casi cosa potremmo trovarci davanti.
<Sei pronto?>, mi chiede Noah poggiandosi al furgone.
<Si, tu?>, chiedo.
A volte non vorrei che venga in queste missioni. Non voglio che esca di notte, ma qui è uno dei migliori e non posso tenerlo dentro. E poi conoscendolo si imbucherebbe senza dirmi niente. Una volta l'ha fatto e solo lui sa quanto mi sia arrabbiato. Abbiamo 23 anni, e siamo gemelli, ma voglio proteggerlo. È mio fratello, e non lo metterei mai in pericolo.
<Si, ti ha convinto Maggy?>, chiede ancora lui.
Dio quella ragazza.
<Verrà, ma non perderla di vista intesi?>, metto in chiaro le cose prima che faccia qualche cazzata.
<Agli ordini tenente>, scherza lui.
<Hai chiamato mamma?>, domanda lui ancora guardando il cielo che inizia a mostrare le stelle.
<La chiamerò prima di andare, non ho avuto tempo tra gli allenamenti e la signorina White>, ammetto sbuffando.
Non vedo i miei genitori da circa cinque mesi.
Noah quando ha qualche giorno di riposo va sempre a trovarli..e mi mancano. Da morire.
<Siete ancora al Signorina?>, continua lui prendendomi in giro mentre chiudo il retro del furgone e mi dirigo verso il campo.
<Smettila Noah, vai a mangiare piuttosto>, gli dico quando sono quasi all'entrata della base.
<Ti voglio bene>, sussurra fermandomi da un braccio.
<Io di più fratellino>, rispondo voltandomi verso di lui.
<Abbiamo la stessa età>, replica lui alzando gli occhi al cielo e andando verso la mensa.
Sorrido leggermente e vado nel mio ufficio.
Mi siedo dietro la scrivania e poggio la testa tra le mani.

Io e Noah siamo cresciuti in una famiglia fantastica, con due genitori che non ci hanno mai lasciato a noi stessi. Mia mamma, Jenny, è una donna strepitosa. Una donna su cui si può fare sempre affidamento. Mi ricordo ancora quando da bambino la chiamavo sempre "mammina"; in realtà, a volte, la chiamo così anche adesso. E so che le piace quando la chiamo così.
Guardo la foto che ho sulla scrivania con un'altra persona importante, che è mio padre. Owen.
Mamma dice che sono identico a lui, anche nel carattere. Mio padre è la persona da cui prendo spunto per essere un uomo migliore di quello che sono. Lui è tipo la mia bussola. Abbiamo un rapporto speciale: con lui parlo sempre e di tutto. È vero, non chiamo spesso..ma mi mancano tanto.
Quando io e Noah abbiamo detto loro che volevamo diventare dei militari, all'inizio mamma non voleva che scegliessimo questa strada. Non voleva perdere i suoi figli in questo modo, ma le ho promesso che avrei difeso sempre Noah. Le ho promesso che saremmo sempre tornati a casa. Sempre.
Papà, invece, mi ha detto di non fare sciocchezze. Di essere ragionevole. Loro ci hanno sempre appoggiato, in tutto. Dalla prima moto, alla macchina, al lavoro.
Poi il pensiero, in serate come queste, va sempre a Matt. Era il mio migliore amico. Dico era perché è morto. Circa sei mesi fa.
Avevamo insieme una missione notturna; stava andando tutto bene, quando d'un tratto ci hanno attaccato sparando proiettili a raffica mentre noi eravamo tra le strade del piccolo paese che stavamo sorvegliando.
Gli hanno sparato 4 colpi.
Non ha avuto il tempo di nascondersi, di proteggersi, di rispondere al fuoco. Ed io..io non potevo fare niente. Noah che cercava di farmi stare dietro un muro per non essere colpito, ed io che urlavo a più non posso. Siamo stati dietro quel muro fino all'alba, per essere sicuri che non ci fosse più nessuno. Ho guardato il corpo di Matt steso a terra ed inerme per tutta la nottata. Non ho versato una lacrima.
Ho perso un pezzo di cuore quella notte.
Tornati alla base quella mattina, col corpo di Matt, Priscilla ci ha detto che se ci fosse stata un'infermiera lì si sarebbe potuto salvare.
Ecco perché, ad oggi, abbiamo deciso di portare qualcuno che sapesse cosa fare.
Tocco la catenina che ho al collo e guardo il piccolo ciondolo e forma di puzzle che si muove a destra e a sinistra. La portava sempre, non la toglieva mai.
Non ho avuto nemmeno il coraggio di dire alla famiglia che il loro unico figlio era morto. Ho deciso di mandare Noah al mio posto.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now