Capitolo 14

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Dylan

Nessuno e ripeto, nessuno deve permettersi di stuzzicarmi di prima mattina.
La seguo andando in bagno e appena mi ritrovo davanti alla porta, busso.
<<Aspetta>> le sento dire, <<fammi entrare>> ringhio a voce bassa, <<un attimo>> insiste, <<ho detto, fammi entrare>> scandisco bene le ultime due parole e la sento sospirare.
Sbuffa e apre la porta.
È coperta dal mio accappatoio, che non uso mai, visto che di solito mi lego solamente un'asciugamano intorno alla vita.
<<Si può sapere a cosa devo tutta questa fretta di entrare in bagno? Volevo farmi una doccia>> dice irritata.
È davvero carina quando fa così.
<<La farai non preoccuparti>> mi avvicino pericolosamente a lei. Indietreggia e la sento imprecare qualcosa quando la sua schiena tocca la superficie liscia e fredda, della doccia.
Quel tocco le fa venire la pelle d'oca.
<<Ti è piaciuto fare la furba di mattina no?>> sussurro al suo orecchio.
Infilo una mano dentro l'accappatoio, mentre con l'altra la spingo sempre di più verso la doccia: in modo che non si muova.
<<T-tuo padre.. Tuo padre potrebbe entrare>> cerca di distrarmi, <<e chi se ne frega di mio padre, questa è casa mia e se permetti in casa mia faccio quello che mi pare>> rispondo iniziando a muovere un dito sopra il clitoride.
Sento con piacere che non porta le mutande e ciò mi semplifica molto le cose.
<<Non è proprio tua, ha le chiavi e potrebbe entrare da un momento all'altro>> cerca di farmi ragionare, ma sta perdendo solo tempo.
<<Da quando in qua ti importa di mio padre sentiamo>> inizio a darle dei piccoli baci sul collo e con la mano, inizio ad avvicinarmi sempre di più all'apertura.
<<Non me ne importa, ma se ci vedesse in questo stato: sarebbe una grande figura di..>> le si mozza il fiato quando la penetro con due dita.
<<Shh, rilassati. Tu pensi troppo Chloe, troppo>> ribadisco al suo orecchio.
Stacca la schiena dalla vetrata della vasca e viene incontro alle mie dita. Divarica leggermente le gambe e inizia a ondulare il suo bacino contro le mie dita.
Quando inserisco il terzo dito, mi stringe forte un braccio e mi tira a se. Viene in cerca delle mie labbra e non appena le trova, chiude gli occhi e mi bacia.
Ricambio il bacio e aumento la velocità.
Mi morde il labbro inferiore mentre io mi spingo sempre di più dentro di lei.
<<Dy-lan>> mugola.
I muscoli iniziano a irrigidirsi, il suo corpo emette dei riflessi lucidi, a causa del sudore.
Povera, non sa che cosa le aspetta!
<<Sto per..>> tolgo le mani e lei sgrana gli occhi.
Cerco di trattenere una risata per la faccia che ha fatto, e mi allontano leggermente da lei.
<<Riprenderai vero?>> dice in stato di confusione, ma io nego con la testa.
<<Così impari ad andartene una volta dopo avermelo fatto venire duro di mattinata>> ribatto divertito. Sulla mia faccia si forma il solito ghigno da persona soddisfatta, e so per certo che a lei gli da noia.
Se l'è cercata.
<<Adesso non volevi farti una doccia?
Prego, fa pure>> le sorrido divertito ed apro la porta.
<<Sei proprio uno stronzo>> ringhia incazzata, <<buongiorno anche a te, Chloe>> rispondo con lo stesso tono che ho assunto prima.
Esco dalla porta e la sento fare un grido nervoso.
Mai fare gli stronzi, con gli stronzi sbagliati.
Decido di tornare in camera visto che io non ho di meglio da fare.
Mi sdraio sul letto ed inizio a sfogliare le foto di Chloe, nella mia cartella apposita per lei.
Lo faccio molto spesso, e devo dire che in queste settimane, dove stiamo stati distaccati tra una cosa e l'altra: l'ho sempre guardate.
Dopo una mezzo retta Chloe esce da bagno e appena torna in stanza, mi guarda male.
Esco dalla galleria, per evitare che Chloe veda la valanga di foto che ho su di lei.
<<Andiamo Chloe, non dirmi che te la sei presa>> spengo il telefono e mi lamento, mantenendo pur sempre un tono divertito.
<<Non me la sono presa, ma stronzo ci rimani ugualmente>> inizia a vestirsi sotto il mio sguardo attento, e credo che questa sia la punizione più tosta che potesse darmi.
Dannazione.
Se voleva vendicarsi, lo sta facendo, e anche molto bene.
<<Con cosa sei venuta qui?>> chiedo guardando il soffitto.
Devo per forza distogliere lo sguardo dal suo corpo formoso, altrimenti non credo di riuscire a trattenere il mio amichetto dentro i pantaloni.
<<Con la mia macchina>> risponde ed io sgrano gli occhi. Con la sua macchina?
<<Da quando in qua hai una macchina tu?>> chiedo alzandomi a sedere sul letto.
<<Da qualche giorno>> risponde infilandosi i pantaloni. Ci rimango un po' male per la sua risposta, non mi aspettavo che si comprasse una macchina così presto. Sapevo che voleva noleggiarne una, ma non pensavo così presto. Questo significa che non potrò più accompagnarla da nessuna parte, e che vorrà essere indipendente.
<<Che macchina è?>> chiedo successivamente. Lei mi guarda e sembra preoccupata e agitata nel dirmelo. <<La Fiat 500 bianca>> risponde. Non è male come macchina, ma io la detesto. È troppo piccola e il motore non è dei migliori.
È molto meglio la mia.
<<Figo>> rispondo e lei alza il sopracciglio.
<<Non fare il gentiluomo, te lo si legge in faccia che non ti piace come macchina>> risponde mentre si viene a sedere sul letto. Furba la ragazza.
<<Allora come prima cosa: non sono un gentiluomo e comunque non è che non mi piace... La detesto>> rispondo subito e lei ride.
Quanto cazzo è bella!!
<<Però vabbè, ce ne sono molte di peggio.
Che poi se ci penso bene infondo, esteticamente è anche carina, ma è troppo piccola e il motore non mi piace tanto>> spiego e lei annuisce.
<<Ne hai già avuta una?>> chiede a sua volta.
No oddio, come potrei avere una macchinetta del genere. <<Io no, ma la madre di Richard sì. Una volta provai a guidarla, ma fu un disastro>> rispondo e solo al pensiero mi viene ancora da ridere. Ricordo che non avevo ancora la patente e che sapevo a malapena accendere una macchina. L'idea folle di farmela guidare venne a Richard, ma io non rifiutai. Accettai con grande piacere, visto che ci stavamo annoiando a morte quel pomeriggio.
Dentro la macchina c'eravamo solamente io e Richard, la madre era andata a fare la spesa con la macchina del marito, e io e lui decidemmo di divertirci così. Rischiammo quasi di schiantarla addosso a un albero, ma per fortuna trovai il freno e frenai in tempo.
Non andavamo veloce, quindi non è che ci saremmo fatti male, ma poi chi l'avrebbe sentita la signora Flores? Io no di certo.
<<Capisco>> risponde.
Sento un rumore strano provenire dalla sua pancia, e deduco che abbia fame.
<<Scendiamo a fare colazione?>> chiedo e lei annuisce.

Nothing more 2 || tutto ritorna Where stories live. Discover now