Capitolo 98

2.8K 91 1
                                    

Chloe

<<Arrivo>> sento dire da dietro la porta. Quando quest'ultima si apre, la figura di mia madre appare davanti ai miei occhi.
Indossa una tuta grigia e sopra essa un grembiule verde.
<<Chloe amore, ma cosa ci fai qui...?>> chiede sospesa.
Leggo la gioia nei suoi occhi.
A quanto pare deve essere felice che sia tornata a casa senza preavviso, e se devo essere sincera, lo sono pure io. 
Mi fiondo su di lei e l'abbraccio, senza rispondere alla sua domanda posta pochi secondi prima. 
Quando mi stringe a se, una forte sensazione di protezione si fa strada in me, facendomi sentire  al sicuro, ma sopratutto a casa.
Discutiamo sempre, ci diciamo le peggiori cose, anche cose che magari non pensiamo. Ci urliamo in faccia tutte le cattiverie di questo mondo, ci irritiamo a vicenda, ma alla fine si torna sempre dove si è stati bene, no?
Per me lei rimarrà sempre quel pilastro della mia vita, quel punto di riferimento che mi porterà sempre ad avere bisogno di lei.
Si stacca un attimo da me e chiude la porta alle mie spalle, ma subito dopo ritorna e mi stringe di nuovo, accarezzandomi delicatamente la testa. <<Ho visto papà, so chi è. So tutto mamma>> scoppio di nuovo a piangere e lei mi stringe sempre più forte. Inserisco la testa nell'incavo del suo collo, per affogarci i singhiozzi.
<<Amore calmati. Immaginavo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, ma speravo che avvenisse in un'altro modo>> ammette ed io mi stacco di poco dal nostro abbraccio.
<<Tu sapevi che era lui?>> chiede, <<lui chi?>> chiede a sua volta con un'aria confusa, <<il mio professore di economia>> rispondo e sgrana gli occhi.
<<Che cosa?>> sbraita, <<bene, a quanto pare non lo sapevi>> dico ripulendomi il viso pieno di lacrime.
<<Era il tuo professore di economia?>> chiede sgranando gli occhi, <<si, perché?>> chiedo, <<e me lo vieni a dire solo adesso?>> mi guarda male ed io corrugo la fronte, <<mamma, ma se nemmeno sapevo chi era.
Di certo non ti vengo a dire nome e cognome di ogni mio professore, e per di più non avrei mai pensato che fosse lui mio padre>> confesso e lei sospira.
Percepisco la sua irritazione, la sua preoccupazione e le sue paure, dopo la mia confessione, ma sa benissimo che non cambierà niente ora che so chi è il mio vero padre.
<<Dai vieni qua, vieni>> mi prende per mano e mi porta sul divano, <<Dylan che cosa ne pensa? Perché non è venuto con te?>> domanda preoccupata, <<non voglio parlare di lui adesso>> ammetto e lei annuisce.
<<Perché non mi hai detto che Christopher era mio padre?>> chiedo guardandola dritta negli occhi, <<fino al compimento dei tuoi diciassette anni, ho preferito non dirti nulla sul suo conto, perché non volevo che tu lo andassi a cercare. Sarebbe stato ormai tempo perso, e non volevo darti false speranze. Mi sono sempre illusa che un giorno potesse tornare da me, da noi e dalla sua famiglia, ma quel giorno non è mai arrivato.
E non volevo che tu facessi la mia stessa fine>> inizia a dire.
<<Quando poi ti sei decisa a partire per Los Angeles, volevo dirtelo, ma poi alla fine c'era sempre qualcosa che mi bloccava.
Solo che... Quando tuo padre mi ha contattato, dicendomi che aveva bisogno di vedere sia me che te, mi sono posta un sacco di domande e adesso che mi dici che ha avuto un contatto con te: i pezzi si stanno collegando da soli.
Aveva bisogno di spiegazioni a quanto pare, forse si sarà accorto di qualcosa... Non so...>> risponde lei, <<non appena si è presentato a casa nostra, ho capito di dovertelo dire, ma la rabbia ha prosciugato il mio buon senso ed ho preferito non dirtelo. Per quanto lo volessi, ero troppo egoista per dirtelo. Non volevo e non voglio tuttora che tu abbia un rapporto con lui, odio sapere che vi siete visti, che avete trascorso del tempo insieme, che vi siete parlati e che avete avuto anche un contatto fisico>> continua a parlare.
Cerco di ribattere qualcosa, ma mi zittisce e poi dice: <<Aspetta, fammi finire di parlare.>>
<<Inoltre, quando è stato qui per ben una settimana, mi hai raccontato tutto. Mi ha raccontato di quando un certo Samuel e Dylan si sono presi a botte. Mi ha confessato di averti detto che tu eri uguale a me e che sentiva di avere un rapporto speciale nei tuoi confronti, che mai prima d'ora aveva avuto con altre alunne.
Per giunta mi ha anche confessato che si è intromesso molto spesso nelle tue questioni familiari, che ti chiedeva sempre di tuo padre e di altre cose private.
Io devo esserti sincera Chloe... L'ho minacciato ed è per questo che ha preso la decisione di partire>> aggiunge e il mio sguardo si incupisce, <<tu... Che hai fatto?>> chiedo con voce tremante, <<mi dispiace Chloe, ma ho dovuto. Gli ho detto che se non si sarebbe allontanato da te, ci saremmo trasferiti da un'altra parte. Lui inizialmente ha iniziato a fare storie, mi ha ribadito che sei sua figlia e che non ho il diritto di portarti via da lui, ma l'ho azzittito subito. Gli ho detto che un padre non si comporta come ha fatto lui con te, e a quel punto non è riuscito a dire nient'altro.
Se n'è andato sbattendo la porta, fin quando non mi è giunta voce di questa sua decisione>> spiega e dai miei occhi non smettono di uscire le lacrime.
<<Lo sapevate tutti, e avete preferito tenermi all'oscuro di tutto>> mi alzo in piedi di scatto, <<Chloe ti prego, io e Chris lo abbiamo fatto per il tuo bene>> si alza anche lei e cerca di prendermi per mano un'altra volta, ma io mi scanso. <<Per il mio bene? Cavolo mamma, mi hai nascosto l'identità di mio padre per ben diciannove anni.
Ti rendi conto di quante prese per il culo mi sono presa? Ogni volta che mi chiedevano a scuola chi fosse mio padre, mi toccava dirgli che non lo sapevo. Mi sono presa le peggiori critiche, mi sono fatta deridere da un sacco di adolescenti della metà.
Per colpa di chi? Di una madre possessiva che mi ha sempre tenuta nascosta.
Sai... Anche Dylan dice che l'ha fatto per il mio bene, ma a quanto pare tutti voi non avete capito proprio niente di me>> dichiaro incazzata nera, <<Dylan? Cosa c'entra lui?>> chiede ed io mi lascio scappare una risata nervosa, <<mi stai forse cercando di dire che non sai nulla? Non sei stata tu a dire a Dylan chi era mio padre??>> chiedo curiosa con un ghigno in faccia, <<no che non sono stata io>> ammette lei, <<wow, ottima recitazione davvero. Se tutti voi non mi aveste mentito dalla mattina alla sera, ogni fottuto giorno della mia vita, molto probabilmente vi crederei. Siete proprio degli attori nati, non avete mai pensato di voler registrare un film?>> rido divertita e mia madre mi guarda male.
<<Chloe per piacere smettila, non hai il diritto di parlarmi così>> mi punta il dito contro, <<ah, non ho il diritto di parlarti così?
E come dovrei parlarti?
Dovrei complimentarmi con te dicendoti che hai svolto un'azione molto matura per la tua età, nascondendo a tua figlia per interi anni l'esistenza del padre? No sai, perché se ti aspetti questo da me non lo avrai mai>> confesso e lei mi guarda con aria triste.
<<Senti Chloe... In questo momento è la rabbia che sta parlando al tuo posto. Sei delusa da tutti noi, ma ti giuro che io non ho detto niente a Dylan. Non ci parlo ormai da settimane, e di certo non gli sarei mai andata a dire di tuo padre. Non sono cose che gli riguardano, e per di più non gli sarei mai andata a dire determinate cose, sapendo che tu eri con lui. Poteva benissimo confessarti tutto e non era quello che volevo io>> ammette seria, <<prendiamo in considerazione che quello che mi stai dicendo sia la verità>> mi blocca, <<ma è la verità, te lo giuro>> incrocia le mani tra di loro, come segno di preghiera e mi guarda con aria triste.
<<Non ti giustifica mamma, non giustifica quello che avete fatto. Mi potevo aspettare di tutto da chiunque, persino da Noah.
Però non avrei mai immaginato che tu e Dylan poteste farmi una cosa così.
Sono davvero delusa da tutti e due, anzi tutte e tre. Smith compreso.
E se sono venuta qui è solamente per cercare un po' di pace, quella che ormai da tempo ho perso. Di certo non sono venuta qui per parlare di questa cosa. Quello che volevo sapere me l'hai detto, ma in questo momento ho bisogno di essere lasciata in pace, voglio stare da sola: perciò adesso me ne andrò in camera mia e per chiunque verrà io non sarò disposta ad accoglierlo. Perciò ti conviene non chiamare Noah o qualsiasi altra persona, perché voglio stare da sola>> confesso e salgo al pieno superiore, lasciandola lì da sola.
Non appena arrivo nella mia stanzetta rosa, mi chiudo dentro e mi sdraio sul letto.
Stringo forte il cuscino e scoppio in un pianto liberatorio. Affogo i singhiozzi nel cuscino, bagnando con le lacrime la fodera lilla, e mi abbandono completamente al dolore.
Ho perso tutto, tutto quello che amavo di più.

Nothing more 2 || tutto ritorna Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora