Il 1º ottobre 1989, 43 donne in tutto il mondo partoriscono contemporaneamente, nonostante nessuna di loro mostri alcun segno di gravidanza sino all'inizio del travaglio. Sette di questi bambini vengono adottati dall'eccentrico miliardario Reginald Hargreeves, il quale li addestra attraverso quella che lui chiama "The Umbrella Academy", formando così una squadra di supereroi. Hargreeves dà ai bambini numeri anziché nomi, ma alla fine vengono conosciuti come Luther (Numero Uno), Diego (Numero Due), Allison (Numero Tre), Klaus (Numero Quattro), Five (Numero Cinque) e Vanya (Numero Sette).
Vi starete chiedendo come mai manca il numero sei, perché il Numero Sei dovevo essere io o meglio.. ero io. Sono ancora io quel numero? Sono passati ormai anni dall'ultima volta che facevo parte di quella famiglia, non vedo i loro volti da secoli, quindi non saprei rispondere a questa domanda. I giorni passano e non cambia nulla, qui è tutto così ordinario: sveglia alle 5 del mattino, caffè preso di fretta, doccia di 2 minuti e corsa a lavoro. Ed ogni giorno vedo sempre la solita gente e sento sempre le solite frasi..
"Una donna che aggiusta il mio telefono? Al massimo mi installa Candy Crush!"
No ovviamente, non hanno il coraggio di dirmelo espressamente, perché dopotutto la gente tende a sentirsi superiore ma poi si nasconde, ma io sono in grado di fare cose che loro ritengono impossibili. Spesso mi annoio qui a lavoro, a meno che non mi venga chiesto di progettare qualcosa la giornata resta monotona, però ogni tanto cerco di cedere alla "vita ordinaria" e aggiungere quel pizzico di magia che mi aiuta a divertirmi con le persone. Sono un ingegnere, ho passato tutti gli anni in cui ero da sola a studiare. Ogni giorno della mia vita dedicato allo studio, senza una casa alla quale tornare la sera dato che ero rimasta senza l'Umbrella Academy. Che fine avevano fatto tutti? Come hanno fatto a finire in quel modo? Ci sono cose che ho dimenticato, altre che non riesco a togliermi dalla testa. Ricordo un'esplosione, la fine del mondo, ma subito dopo tutto era normale. Quasi come se non ci fosse mai stata nessuna esplosione.
Però io non avevo più nessuno, ero in un vicolo per strada. L'aria puzzava di pioggia e tutto ciò a cui potevo pensare era l'ombrello. Ombrello. Avevo buttato lo sguardo ovunque, ma non riuscivo a trovarne uno da nessuna parte e neanche i passanti lo avevano portato con loro. Eppure aveva piovuto da poco dato il cattivo odore, ma non c'erano tracce di acqua da nessuna parte, se non dove mi trovavo io. Ero piccola, avevo appena 13 anni. Avendo passato la mia infanzia nell'accademia, il mondo esterno non mi era molto familiare e provavo una certa ansia nell'affrontarlo. Ma dovevo farmi forza, dovevo alzarmi da terra. Così, motivandomi con frasi banali per convincermi a spingere con le mani contro il suolo per alzarmi, mi ritrovai finalmente in piedi, sporca di terreno sulle ginocchia e le mani. Uscii da quel vicolo cieco guardando le persone che passavano, loro ricambiavano lo sguardo ma riuscivo a vedere dalle loro espressioni che erano disgustati. Sarà per i miei abiti sporchi, non riuscivo a trovare alternative.
"No figliolo, non ti avvicinare.. è una senzatetto!" pensò un uomo mentre poggiava le mani sulle spalle del figlio per allontanarlo da me. Sbuffai, dando un'ultima occhiata attorno a me. Non sapevo più dov'ero, cioè quella sembrava essere sempre Dallas, ma non la solita Dallas. Così iniziai a girovagare per le strade in cerca dei miei fratelli e dell'Umbrella Academy, ma non riuscii ad avere successo.
Forse ora è tutto ciò che ho e devo ammettere che non me lo sono guadagnato sempre onestamente.. mi ero promessa di non farlo, ma ho dovuto cedere al mio DNA. Se sono dove mi trovo ora è solamente grazie ai miei poteri o avrei passato la vita per strada a cercare un posto dove stare, oppure in un orfanotrofio.
Invece sono qui a compilare stringhe di codici, indossando sempre la solita divisa.. camicia bianca con la scritta dell'azienda alla quale lavoro - la "Femblore Company Inc." - abbinata ad un pantalone beige non troppo stretto e delle banali scarpe marroni. Ne ho almeno tre di outfit così, tutti uguali, in modo da averne sempre un ricambio pulito. La paga è misera se penso a tutte le cose che devo pagare ogni mese, per questo nei giorni in cui non sono qui - o quando ho delle sere libere - lavoro part-time in un negozietto di telefonia a due passi da casa mia. Non sarò ricca, ma è quanto mi basta per permettermi una casa, pagare le bollette, comprarmi da mangiare e pagare l'assicurazione della macchina, senza dimenticare che ogni tanto dedico un po' di quei soldi per me stessa in shopping o cura estetica. Quel lavoretto part-time è stato fondamentale per avere un po' di tempo per me stessa.
CZYTASZ
❝ THE ALTERED YEAR ❞ ━ TUA.
Science FictionOra che i fratelli Hargreeves si ritrovano in un 2019 alterato, dove scoprono che il padre Reginald è ancora vivo ed ha formato la Sparrow Academy, ritroveranno il fratello Ben vivo e nominato come "Numero Uno". Dal momento in cui il loro passato è...
