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I miei passi risuanano nell'aria mentre il vento gelido della montagna mi accarezza il volto.
Il profumo dei pini invade le mie narici e la resina scintilla sotto la debola luce della luna.

Respiro a pieni polmoni mentre il naso e le guance si arrossano per il freddo.
Piccole lacrime si formano agli angoli degli occhi e a stento riesco a tenerli aperti.

La poca nave presente bagna le semplici scarpe da ginnastica che porto ai piedi e non riesco più di tanto a muorvermi velocemente.

Quel piccolo villaggio che poco fa vedevo dall'alto della collina dista di più di qualche metro,e gli occhi si appannano verso le luci calde provenienti dalle finestre delle varie casette.

Metto le mani a coppa davanti al viso e cerco di riscaldare quel poco mentre passo dopo passo cerco di raggiungere la mia meta.

Non sono sicura che Dabi si trovi in questo paesino,anzi,forse al momento è più lontano di quanto posso immaginare ma è un buon inizio da dove incominciare.

Il mio respiro si condessa e si mischia ancora una volta all'aria fredda della notte e piano piano vedo all'orizzonte il sole sorgere in tutta la sua maestosità.

Devo dire che lo spettacolo è meraviglioso;
La neve che si colora sotto la luce.
Le montagne che si arrossano e spezzano il paesaggio dal cielo.
Le ombre che si formano e si allungano sul altura.

Senza rendermene conto mi ritrovo davanti all'entrata di quel piccolo paesino.
Le case sono antiche,un retro stile giapponese risalente all'alba di questa nazione.

Le strade anche di prima mattina,sono percorse dalle poche persone che vivono qui.
I lavoratori mi guardano con occhio attento,studiando la giovane figura che si è presentata alle porte della loro casa.

Stringo con forza tra le mani il piccolo zaino che porto sulle spalle e deglutisco a fatica percorrendo lentamente le strade.

Un silenzio piacevole e quasi surreale mi avvolge e soltanto i lavori mattutini lo spezzano.

Non so veramente da dove incominciare e non ho la più pallida idea a chi poter chiedere.
Il cervello cerca di macinare qualsiasi idea e anche se rotelle girano non so cosa fare.

Un piccolo parchetto al centro di questo centro abitato appare davanti a miei occhi e un piccola panca di roccia è un chiaro invito a riposarmi un po'.

Il corpo trema per il freddo e le gambe non riescono più a sostene il peso del mio corpo dopo tutta la strada fatta.

I primi raggi mattutini mi riscaldano solo in parte il volto e mi lasciano una leggera carezza mentre osservo il maestoso albero al centro di quest'aria verde.

I boccioli sono chiusi e sulle foglie è presente la brina che si scioglie sotto il dolce e caldo tocco del sole.

Sospiro di piacere a quel attimo di pace mentre sento qualcosa tirarmi da dietro.
Con uno scatto giro la testa spaventata ma non trovo nessuno alle mie spalle se non un piccolo bambino dai capelli d'oro.

I suoi grandi occhioni verdi mi osservano dalla loro altezza e il suo dolce visino tondo è arrosato,proprio come il mio,dal freddo.

Il suo corpicino è avvolto da un grande capotto marroncino e i suoi piedini da piccole scarpe nere a suola bassa.

La sua piccola mano tira leggermente la mia giacca e non accenna ad allentare la pressa.

-c..ciao?-
Il mio tono è leggermente imbarazzato ma la realtà è che non so proprio come approcciarmi ad un bambino,visto la vita che conducevo.

-tu s..sei sei (t/n)-Chan vero?-
Chiede di rimando lui con gli occhi pieni di speranza e la voce timorosa.
Il fatto che sappia il mio nome mi inquieta leggermente ma con un cenno positivo gli rispondo.

Un esspresione mista tra il sorpreso e il felice nasce sul suo volto e con passi impacciati fa il giro della panchina prendendo le mie mani tra le sue.

Mi tira con forza e non so che altro fare se non seguirlo.
Piccoli versi di felicità lasciano la sua bocca e questo mi scioglie mentre mi tira tra le strette strade di cemento.

Mi prendo il vizio di dare un'altra occhiata al paesaggio e resto sempre di più stupita da come,nonostante la comparsa dei quirk,questo posto sia rimasto immacolato da tutta la cattiveria che giorno dopo giorno sono stata abituata a guardare.

Il piccolo davanti a me continua a correre senza sosta e non riesco proprio a capire come mi conosca e dove mi stia portando.

Che sia un effetto del suo quirk?

Ad un tratto ci fermiamo davanti a quella che sembra la casa più grande di tutte  e un giardino verde si estende davanti ai miei occhi.

Il bambino misterioso tiene sempre la mia mano ed insieme a lui,con prudenza,mi dirigo all'interno di esso percorrendo il vialetto di pietra.

Mentre faccio il giro della casa sento il rumore di tronchi tagliati e non so perché il mio cuore inizia a battere così forte da farmi male.

Quel suono diventa sempre più forte finché non mi ritrovo nel giardino posteriore della casa.
E finché...
La sua figura si presenta davanti ai miei occhi intento a rompere un altro tronco,ma le sue mani si fermano a mezz'aria come se percepise la mia presenza.

Abbassa lentamente l'ascia e la maglietta bianca a maniche corte che porta sempre segue il movimento dei suoi muscoli.

Deglutisco con forza e stringo ancora di più la mano del bambino nella mia con per cercare conforto.

Gira lentamente la testa e poi finalmente rivedo i suoi bellissimi e splenditi occhi turchini.
Il mio cuore si ferma e,come se fosse imprevedibile,inizio a piangere stringendo la giacca all'altezza del cuore.

Ti ho trovato...



Angolo per me
Ecco a voi,l'incontro yehaaaaaaa!
Allora nel prossimo scriverò in dettaglio il loro incontro e non aspetterete tanto ve lo prometto.
Spero che il capitolo vi piaccia e come sempre un bacio.
Ci vediamo alla prossima ❤️

-Angel

𝕀𝕝 𝕗𝕦𝕠𝕔𝕠 𝕔𝕙𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕓𝕣𝕦𝕔𝕚𝕒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora