Capitolo 8: In Viaggio

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In un attimo 'Messiah' era svanito.

Alla fine del suo lungo discorso ci ha lasciato con più domande che risposte; la più grande, di queste domande, è come trovare quei cavolo di templi, visto che sono sparsi per tutto il mondo.

Inoltre, sebbene sia poco importante in confronto ai problemi che ci ha posto di fronte, non ci ha nemmeno augurato buon viaggio.



"Quindi, adesso che si fa?" chiede Miku, rompendo il silenzio formatosi in seguito alla conclusione del discorso del messaggero nero.

Per un po' nessuno risponde; è chiaro che siamo ancora a dir poco scossi da quanto accaduto.

Poi, però, parla il ragazzo alto "Beh, avete sentito ciò che ha detto quel tizio; ci conviene metterci in moto fin da subito"

"E per andare dove?" contesta Hayate, quasi istericamente "se non te ne sei accorto non ci ha detto come trovare quei... cosi"

È tuttora steso a terra; forse non ha ancora recuperato le forze.

"Ciò che dici è vero, ma io avrei qualche ipotesi in merito" inizia Ayumu. Ci giriamo verso di lui, ad ascoltarlo "normalmente pensereste che delle cose di così tanta importanza dovrebbero trovarsi in luoghi in cui nessuno possa trovarli, giusto? Il fatto è che ai giorni nostri la maggior parte del mondo emerso è però già stata esplorata (le profondità dei mari sono ancora pressoché sconosciute, ma non credo dei templi possano trovarsi in zone così remote); ecco quindi la mia teoria più plausibile: in realtà potrebbe essere proprio il contrario, secondo me i templi potrebbero essere nascosti in bella vista, nei posti più ovvi!"

"Spiegati meglio" lo incito. In effetti Ayumu, come suo solito, stava portando avanti un discorso così complesso e in modo così naturale e veloce che ci stava riuscendo difficile rimanerci dietro.

"Dico soltanto che alcuni monumenti o luoghi d'interesse sparsi per il mondo potrebbero essere stati costruiti proprio per indicare questi templi" conclude Ayumu.

Ci penso un po' su, per poi aggiungere "Però questi luoghi dovrebbero essere abbastanza antichi da permettere all'uomo di dimenticarne col tempo lo scopo originale"

Non si spiegherebbe, altrimenti, come la vera funzione di ognuno non sia già stata scoperta.

"Ottima osservazione; direi che abbiamo già restrinto, seppur di poco, il campo di ricerca" dice Ayumu.

"Da quel che ci ha riferito l'uomo in nero i templi sono 7 e uno per continente, giusto?" domanda il ragazzo muscoloso, che dall'inizio del discorso di Ayumu era rimasto in ascolto. Prima o poi devo chiedergli il nome, in modo da evitare figuracce. In ogni caso quello si ferma un secondo, per recepire il nostro sguardo annuente "credo allora di sapere quale potrebbe diventare il nostro primo obiettivo" inizia.

"Essendo un militare, ho viaggiato parecchio anche in questi pochi anni di servizio. So che non dovrei parlarne ma, tra le varie operazioni a cui ho preso parte, mi è capitato di fare tappa nell'Outback Australiano; in quel vasto territorio, caratterizzato dal clima arido e da un terreno per lo più desertico, è situato un monte particolare: sto parlando di Uluru, forse lo avrete già sentito" beh, io no di sicuro "comunque è particolare per la sua forma, certo, e anche per il suo colore non comune ma, soprattutto, perché molto tempo fa gli aborigeni la veneravano come una montagna sacra"

"Pensi che ci sia un motivo?" chiede Takeshi.

"Ovviamente non ne ho la certezza, ma credo non ci siano altri luoghi in Oceania così adatti a ospitare un tempio; l'unica alternativa potrebbe essere la barriera corallina ma, sinceramente, credo che nascondere un tempio in ambienti del genere non giovi all'ecosistema: in fin dei conti non sappiamo ancora di cosa siano capaci" conclude.

"In ogni caso non credo abbiamo molte alternative: meglio tentare e fare un buco nell'acqua, piuttosto che sprecare il poco tempo che ci resta" dico. Le parole che mi escono dalla bocca hanno un sapore che non riconosco: non è da me fare affermazioni del genere.

"Non posso darti torto, ma abbiamo comunque un problema" fa notare Aiko "come facciamo a raggiungere l'Australia?"

"Come vi ho detto sono un soldato; ho ricevuto abbastanza addestramento da essere in grado di guidare una piccola nave" 

"Quindi, Mr. Muscolo, pensi di riuscire a portarci da qui fino all'Australia con un motoscafo?" chiede Hayate, con un tono che non cela ironia.

"Perché no: ci vorrà un po' di tempo, ma non dovrebbe essere un problema. A ogni modo, preferirei mi chiamassi Yuuta"

Finalmente ho appreso il suo nome.

"Il viaggio è lungo, ci conviene partire fin da subito" dico io "dopo aver fatto rifornimenti, ovviamente: il tempo è fermo ma la fame no. Ci sono poi quei... mostri di cui ha parlato Messiah; ci conviene portare qualche arma con noi, in modo da difenderci a dovere"

Concordano tutti con me; decidiamo quindi di dirigerci verso i bassifondi di Shibuya, in modo da procurarci il necessario per il viaggio. Hayate è ovviamente in testa al gruppo.

Essendo il tempo fermo, non dobbiamo rendere niente a nessuno per prendere possesso di ciò che ci serve; non riesco a non pensare a quello che stiamo facendo come a un furto ma, nonostante ciò, è la necessità che ci spinge a compiere un'azione del genere. Riusciamo a racattare del cibo, un po' di armi da taglio e da fuoco (con le relative munizioni), tende da campo, sacchi a pelo, borracce e ogni altra cosa che ci venga in mente al momento, che possa essere utile ai nostri scopi, radunando il tutto all'interno di zaini capienti. Non ci piace l'idea di poter arrivare a uccidere (Hayate è l'unico che pare estasiato al riguardo) ma, da come ne ha parlato Messiah, ciò che dovremo combattere non avrà niente a che fare con un essere umano, il che ci rende relativamente più tranquilli.

A essere sincero non sono ancora pienamente consapevole riguardo quello in cui mi sto tuffando. Mi pare tutto un sogno lontano, così distante dalla mia realtà monotona.

Sono spaventato.

Molto.

Ma questa sensazione non è così semplice.

La paura è affiancata da qualcos'altro, qualcosa che mi mancava da tempo.

L'ansia del domani, del non sapere cosa aspettarsi d'ora in poi.

E, non posso negarlo, questa sensazione non è affatto male.



Finiti i preparativi ci dirigiamo al porto. Yuuta non ci mette molto a individuare un veicolo utilizzabile: uno Yatch, ancorato alla battigia.
Credo sarà un viaggio interessante.

Entrati all'interno sistemiamo le nostre cose; bastano pochi minuti, al termine dei quali Yuuta mette in moto il motore.

Salgo sul ponte, mentre ci allontaniamo lentamente dalla costa. All'inizio guardo avanti, pensando a quello che ci aspetta; non saremo mai pronti, ma è nostra responsabilità cercare di cambiare le cose, di salvare il possibile.

Aiko si appoggia alla sbarra di ferro, di fianco a me, interrompendo i miei pensieri "Buon viaggio, Akira" mi dice.

Non volevo voltarmi, ma mi accorgo di quanto questo sia impossibile. Osservo in lontananza lo skyline di Tokyo; penso alle strade, alla gente, ai grattacieli. Penso a tutto quello che sto lasciando indietro; a Ren; a papà. Persino la scuola mi mancherà un po'. O almeno credo.

Alla fine mi guardo intorno; osservo coloro che mi stanno accanto, in questo momento. Non credo che per loro sia più facile che per me.

Mi giro verso Aiko.

"Buon viaggio" infine rispondo.

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