Capitolo 11: Uluru

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"Ok, prima che impazzisca, qualcuno potrebbe spiegarmi perché cavolo quella... cosa si nascondeva nella soffitta di un benzinaio!?" domanda Miku. È la quarta volta che lo fa, da quando siamo partiti.

"E io dovrei saperlo?" le risponde Hayate "sono andato di sopra per starmene in pace, mica per scambiare un casino con un altro"

Il fatto è che siamo piuttosto impressionati dall'accaduto: non capita certo tutti i giorni di imbattersi in una creatura mostruosa quanto quella di poche ore fa. La ricordo ancora vividamente: la sua altezza era di circa due volte superiore a quella di Yuuta -il quale, con i suoi 1,87 metri, è la persona più alta del gruppo-; per spostarsi sfruttava tutti e sei gli arti di cui era dotato, alzandosi su due zampe solo per sferrare un attacco, essendo quelle anteriori taglienti e potenti in quanto a forza bruta; le zampe centrali erano di molto più piccole rispetto alle altre: esse, infatti, lasciavano spazio ad ali deformi, che si allungavano fino al dorso dell'insetto; per quanto riguarda il muso, se così lo si può chiamare, esso era dotato di due grossi occhi, simili in parte a quelli di una mosca, oltre a due zanne laterali, funzionanti come tenaglie. Insomma, proprio un bello spettacolo.

"Sapete, non credo che quell'insetto si sia "nascosto" lì dentro" dice Ayumu con un tono stranamente calmo anche per lui "secondo me è solo comparso, per nostra sfortuna, nel momento stesso in cui Hayate è andato di sopra"

"Intendi che, come ha spiegato Messiah, ha viaggiato tra le dimensioni?" chiede Takara.

"Proprio così e secondo me ne troveremo molti d'ora in poi" continua Ayumu "solo che purtroppo non credo potremo sapere quando aspettarceli"

"Non puoi spiegarti un po' meglio?" chiede Miku.

"Normalmente ogni creatura ha uno scopo, che sia la sopravvivenza, la riproduzione o nel caso degli esseri umani la ricerca della felicità; in realtà io però credo che questi insetti non ne abbiano uno. Potrebbero essere simili a dei semplici bug in un programma per computer: sono inattesi e rovinano le cose, ma non perché hanno una coscienza propria e vogliono così"

La felicità. In effetti da quand'è che ho smesso di essere felice?

"E cosa ti fa pensare questo?" chiede Yuuta rallentando un po' e girandosi verso di noi.

Credevo fosse dopo la morte di mia madre. Solo ora capisco di aver sbagliato.

"Perché un virus non ha una ragione per diffondersi. Allo stesso modo credo che non tutto abbia un motivo"

"Akira ti senti bene?" mi chiede Aiko. Credo che mi abbia notato trasalire dopo l'ultima frase di Ayumu.

"Si, certo, sto benissimo" rispondo cercando di sorridere.

E' colpa mia se non sono felice. Mia madre non vorrebbe questo, non è colpa sua. Sono io che ho deciso di non andare avanti. Esattamente come il resto del mondo non si è preoccupato di se stesso. Forse non è una scelta di noi miseri umani questa. Forse Ayumu ha ragione. La fine di questo viaggio potrebbe essere già scritta.


E' difficile dormire con Hayate che russa. Rompe anche quando dorme.

Soprattutto perché dietro siamo tutti appiccicati e davanti ci va una sola persona a turno.

A parte Yuuta, che continua a guidare. Credo sia impossibile non si stanchi mai, ma vuole portarsi troppo peso sulle spalle. Prendetemi come un egoista ma comunque è una sua scelta, ed io non perdo le mie preziose ore di sonno per cercare di aiutare una persona che non lo vuole.

"Akira, non è che potresti darmi il cambio?"

Ok, ok, ora starete ridendo.

"Certo, nessun problema" dico mentre mi alzo e scendo dall'auto ora ferma.

"Grazie, stavo iniziando ad addormentarmi, e non voglio andare addosso ad un masso per sbaglio, esattamente come non voglio perdere tempo" continua.

"Figurati" rispondo.

Devo solo capire come si cambiano le marce e se questo coso mi farà un favore andremo avanti spediti. Non so se mi spiego ma Yuuta guida troppo lento.


"Che caldo!" quasi urla Miku quando si sveglia.

"Cosa ti aspettavi, siamo in un deserto, mica in montagna" rispondo.

"Potresti anche essere più gentile a volte" dice lei con fare scherzoso.

"Si, scusa" rispondo mentre mi metto ad osservare un po' intorno. Non che ci sia molto da osservare oltre alla terra rossa, qualche pianta ogni tanto e delle montagnole. A parte un canguro bloccato nel tempo, proprio durante un salto.

"Ehi guarda là" dice sempre Miku indicando un koala fermo per terra, a pochi metri da noi.

Credo morisse di sete prima di essere bloccato da Messiah. Mi fa tornare in mente perché siamo in viaggio e spingo sull'acceleratore.

"Ehi!" dice Miku quando viene sbalzata all'indietro. Stavolta ha svegliato anche gli altri.

"Che succede?" chiede Aiko.

"Succede che siamo quasi arrivati alla nostra prima tappa" rispondo.

Tutti alzano lo sguardo.

In lontananza si vede una montagna unica al mondo.

Uluru.

Overtime JourneyWhere stories live. Discover now