Capitolo 6

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La città, di notte, aveva un gusto speciale, strano, alieno da quello del giorno e della sua routine.

Le strade sembravano totalmente diverse da quelle che (Nome) conosceva la mattina, il pomeriggio, a prima sera: uscire fuori di casa, nel weekend, andare in giro per la città, nelle strade maggiori e in quelle laterali, più grandi e più piccole, più popolate e più nascoste, più illuminate e più oscure era una sensazione che non avrebbe scambiato con nessun'altra.

Guardare la città che, di notte, aveva una vita totalmente diversa, stupirsi per quelle strade così diverse sotto il volto della luna, guardare le strade illuminate dalle luci arancioni, dalle luci bianche, dalla coda di fanali delle auto, dalle insegne dei bar e dei ristoranti.

Una notte tutta da vivere, da sentire dentro e fuori.

I monumenti illuminati, i giovani che parlavano, che si raccontavano, che mangiavano un gelato, risate che si rincorrevano, che non la smettevano mai, il batticuore delle coppie che si baciavano negli angoli nascosti e poi il sorriso nato dopo il tanto atteso 'ti amo'.

Le strade libere la cullavano nel loro andare, e la notte le dava quel senso di serenità, di sicurezza, di armonia, che il giorno, con i suoi clacson, i suoi continui rumori, non riusciva a regalarle: stare lì, godersi il paesaggio, rilassarsi, ma soprattutto parlare, parlare di tutto e di tutti, raccontarsi, ridere, riflettere, commentare ciò che si vedeva.

La musica proveniente dai locali notturni che non sovrastava mai le parole, ma si fondeva in un perfetto connubio tra i racconti e le sensazioni.

Si guardò intorno, e pensò a quanto fosse bello emozionarsi per cose semplici. Era bello pensare che la città, di notte, cambiasse completamente volto, e si trasformasse in una creatura che pochi conoscevano: erano pochi coloro che riuscivano a trovarne la vera essenza, che riuscivano a vederla nel suo splendore, semplice, puro, unico a suo modo.

Non si pensa a niente, non si ha meta: si guarda soltanto la strada davanti a sè, e non si sa dove porterà, dove ci si perderà, se si volterà a destra o a sinistra: ogni curva era una storia diversa, un paesaggio che non conosceva, un pezzo di città che le era stata totalmente sconosciuta fino a quel momento.

Accanto a lei scorrevano i negozi, i marciapiedi, la gente seduta ai tavolini, la vita nascosta nelle borgate poco illuminate, nei vicoli, negli anfratti. Era tutto perfetto.

Cercò le dita di Dabi e le intrecciò alle proprie, la familiare sensazione di calore proveniente dalle sue mani la fece sentire protetta.

"Mi farò perdonare, ok?"

La guardò di sbieco con i suoi profondi occhi turchesi, non era più arrabbiato con lei per averlo cacciato di casa la sera della festa, ma vedendo l'entusiasmo sul viso della ragazza decise di tenere la bocca chiusa.

D'altra parte, (Nome) non riusciva a togliersi dalla testa l'espressione contrariata sul suo volto quando lo aveva avvisato che quella notte non avrebbe potuto dormire con lei come aveva fatto nelle precedenti due settimane.

'Non ci penso nemmeno ad andare a dormire da quel feticista delle mani'

Lo aveva dovuto quasi buttare fuori a forza. Era per il suo bene, non avrebbe mai rischiato che uno dei suoi compagni lo vedesse.

'Mi sto rammollendo a furia di avere a che fare con quella gente' pensò.

"Dov'è che mi staresti portando?"
Le accarezzò il dorso della mano con lenti movimenti circolari.

"È una sorpresa" rispose enigmatica, "da quando sei tornato passiamo così poco tempo insieme"

La mattina lei doveva andare a scuola presto e per l'ora che tornava a casa Dabi era già uscito per conto dell'Unione, finché tornava la sera (Nome) stava dormendo o era troppo impegnata con lo studio. Vivevano sotto lo stesso tetto eppure le sembrava di passare più tempo con i Villains o gli Hero della 1-A.

~Cuore scheggiato~ mha // Characters X readerWhere stories live. Discover now