ULTIMO CAPITOLO

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Terza persona

Il viaggio è lungo, da Incheon, dove i ragazzi hanno prenotato un volo privato, all'aeroporto di Fiumicino, quasi 12 ore, ore in cui Jimin pensa a tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, ha conosciuto il suo grande amore e ha dovuto faticare per conquistarla e starle vicino, una volta raggiunto la tranquillità il destino, o meglio una pazza si era messa tra di loro distruggendo quasi tutto, ma per fortuna, nonostante tutto si erano ritrovati si erano riavvicinati e superato tutte le difficoltà, certo lui con l'annuncio del suo fidanzamento aveva perso molti ARMY, lo avevano rinnegato e trattato male ma a lui non era mai importato, perché aveva imparato negli anni a capire a comprendere chi e per cosa valeva combattere nella vita. Poi lei, una parte del suo cuore era svanita nel nulla tagliando i ponti con tutti, senza spiegazioni, senza apparente motivo, lui si era disperato e distrutto, tanto che guardandosi allo specchio sembrava stanco e senza vita, ma si era aperto uno spiraglio, una speranza con una foto e un messaggio, quasi 12 ore, un viaggio troppo lungo, in un paese in cui non era mai stato, neanche per una tappa di tour, strano destino! Lui che a stento parlava l'inglese ora era in Italia per cercare qualcuno che non voleva farsi trovare, sperava solo che il destino lo aiutasse. Una volta atterrato e sbrigato le faccende alla dogana prese l'auto noleggiata con conducente e gli diede l'indirizzo passatogli da Tae. <Due ore> gli disse il conducente. Ancora due ore lo separavano dalla donna che amava.

Si trovò in una zona con tanti bei palazzi, villette con giardini e qualche parco, un bel posto dove crescere e subito sul suo viso stanco si formò un sorriso pensando a Y/N che cresceva in quella bella zona. L'auto si fermò avanti ad una bella villetta con giardino, tutta illuminata, ormai era buio e la sicurezza che aveva acquisito durante il viaggio, tutti i discorsi fatti e programmati erano tutti svaniti come una bolla di sapone, erano rimaste solo le sue gambe tremanti e il suo cuore che batteva a mille. Si fece coraggio e arrivò alla porta, con titubanza suonò il campanello, piano, quasi con leggerezza, per non fare troppo rumore. Poco dopo si spalancò la porta e una ragazzina gli si parò avanti <Per tutti gli Dei dell'OLIMPO! PAPAAAA'!> Jimin rimase sulla porta con il cuore che aveva smesso di battere e con l'imbarazzo crescente di aver sbagliato casa, di aver fatto un viaggio così lungo a vuoto, quando da una porta sbucò un viso familiare, il signor appa di Y/N. Quando lo vide, timido sulla porta, con il viso stanco gli occhi gli si inumidirono <Vieni! Entra!> la ragazzina lo tirò dentro e assieme si accomodarono nel salotto. Jimin era contento di quella accoglienza ma era impaziente, voleva vedere lei, voleva parlare con lei. <Y/N non è qui ma appena ti sarai dato una rinfrescata ti ci accompagno! Lei è Mia mia figlia più piccola!> la ragazzina lo salutò timidamente e tradusse in inglese per il padre, il ragazzo anche se imbarazzato sorrise ed era un sorriso sincero, si sentiva come a casa, una volta che si fu rinfrescato si misero nell'auto del signor appa e partirono. Ci volle un'altra ora per raggiungere il posto dove si trovava Y/N, con il cuore in gola scese dall'auto e si rese conto di essere avanti ad una clinica. Il cuore per la seconda volta gli si fermò in petto e il sangue gli si era gelato nelle vene, Mia gli sorrise e lo portò dentro tirandolo per il polso, salutò con un occhiolino l'impiegato dell'accettazione e lo tirò praticamente in un grosso ascensore, terzo piano. L'ascensore era troppo lento per Jimin che gli sembrava fossero passati anni e nel suo cervello si erano affacciati diecimila scenari apocalittici e si preparava per avere le peggiori notizie, finalmente arrivarono al piano e nuovamente la ragazza lo prese per il polso facendolo sobbalzare leggermente. Lo trascinò fino ad una stanza privata, stava per aprire quando Jimin si ritrasse, aveva paura, era terrorizzato da quello che avrebbe potuto scoprire all'interno, ma Mia lo guardò sorridendo, aprì la porta praticamente catapultandocelo dentro, stava per cadere visto la sua affinità con il pavimento ma riuscì a mantenere l'equilibrio, quando alzò lo sguardo sul letto vide l'unica scena che non si era affacciata nel suo cervello, la donna che amava più della sua vita che amorevolmente stringeva un fagottino urlante.

QUALCOSA DI INASPETTATO pt. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora