Un passato dimenticato

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Continua a camminare,
un piede davanti all'altro.
Un ritmo costante, eppure incerto,
un vagare dai contorni sfumati.

Segui il ritmo incessante dei tuoi pensieri, mentre osservi il selciato che scorre davanti ai tuoi occhi, silenzioso,
ignaro di ciò che ti attraversa la mente in un semplice ma eterno attimo.

Inizi a rallentare, prima impercettibilmente, poi sempre di più, fino a fermarti, quasi senza rendertene conto.

Alzi gli occhi sulle prime luci della città, che iniziano timide a illuminare i rari passanti, tingendo i loro abiti dei colori più caldi. Le luci dei lampioni non sono niente in confronto al cielo infuocato che le sovrasta,
incendiato,
indomabile.
Il rosso pervade ogni cosa,
tinge le torri, con le loro guglie tese verso il cielo,
si infiltra tra gli antichi palazzi, sfumando e ammorbidendo le loro linee definite.

Praga ti avvolge, trascinandoti nella sua magia senza tempo. Non ti lascia scampo, pervadendo ogni tuo pensiero, riempiendo i tuoi occhi di instancabile bellezza.

Sposti lo sguardo attorno a te, su quel ponte che da sempre collega le due metà della stessa casa. Le statue si chinano verso di te, disinvolte, sussurrandoti i segreti che nei secoli hanno raccolto, ascoltato, bisbigliato.

Lentamente, ti sporgi quel che basta per abbassare gli occhi sull'acqua che cerca di sfuggire al tuo sguardo. In punta di piedi, osservi il fiume, che scorre veloce, sotto le arcate del ponte, col suo scrosciare incessante e prorompente.
Mentre guardi quelle acque sfumate anch'esse dei colori del tramonto, osservi il riflesso delle statue, vibrante sulla superficie cristallina, che sembra danzare in un vorticare libero.

Sei sospesa tra due mondi: la storia e la natura. Sei parte di quel rumore indomabile, ma anche di quelle pietre del passato su cui si posano le tue mani leggere.
Il calore del sole si dischiude dalla loro corazza ancora tiepida, accarezzando le tue mani fredde.
Osservi le tue dita arrossate, che percorrono la ruvida superficie della pietra, così accogliente.

Alzi lo sguardo nuovamente sul cielo infuocato, leggermente più scuro, e poi sfiori con gli occhi le guglie, scruti le torri, le cupole dai contorni morbidi e gli antichi palazzi lontani che ti raccontano di un passato troppo spesso dimenticato.

Quante persone hanno solcato quella stessa strada?
Quanti sognatori si sono fermati su quel ponte a scrutare il cielo?
Quanti viaggiatori hanno percorso quel selciato osservando quei palazzi, rimanendo incatenati alla magia di quel luogo incantato?

I colori si trasformano continuamente, in un lento ma incessante divenire, mentre la luce si affievolisce fino a perdersi nell'orizzonte irraggiungibile, oltre le case più nascoste, oltre quella città che freme sotto i tuoi occhi.

Respiri l'aria fresca di una semplice sera di ottobre, che accarezza i tuoi pensieri, mentre chiudi gli occhi e sogni di tornare indietro nel tempo.

Immagini che il rumore del fiume sia sovrastato da quello delle carrozze, dal vociare degli uomini dai cappelli a cilindro che percorrono il selciato tornando a casa con un giornale sottobraccio, dal rumore dei tacchi delle donne dagli abiti svolazzanti che passeggiano a braccetto, innamorandosi di quel panorama senza eguali. Ti perdi ascoltando quel passato che non è mai stato così reale ai tuoi occhi, ritrovandoti in un mondo di cui senti nel profondo di fare parte.

Perché ogni cosa attorno a te ti parla di ciò che è stato dimenticato, ti sussurra i segreti del tempo, custoditi e sussurrati al vento nelle sere di un magico autunno.
Ti chiede di non dimenticare il passato, di fermarti a riflettere, a ricordare, a sognare. Ti racconta la tua stessa storia, infiammando i tuoi desideri, gli stessi che hanno riempito la follia di altre epoche.

Desiderio: mancanza di stelle.

Eppure adesso ti sembra di poterle sfiorare, mentre cammini con gli occhi rivolti al cielo scuro puntellato di luci solitarie. La libertà in fondo è una cosa semplice, se solo trovi il modo di lasciarti andare ai ricordi.

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