capitolo 2

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Due ragazze stavano camminando serenamente su un ampio prato verde, senza una meta precisa.
Kayla non riusciva a riconoscere quella ragazza misteriosa, il volto non riusciva ancora a vederlo.
Erano entrambe vestite con degli abiti morbidi bianchi che fasciavano perfettamente le loro curve, con i capelli sciolti che ricadevano sulle spalle ed erano scalze, il solletichio sotto i piedi dell’erba fresca verde le ricordava molto la sensazione di speranza, che aveva già perso ma lei non voleva ammetterlo.
Al collo avevano una collana d’oro con un ciondolo uguale abbastanza piccolo, in cui dentro c’era incisa una data a lei sconosciuta.
All'improvviso la rossa le prese la mano
"corri!" 
Iniziarono a correre spensierate verso il nulla, con le mani unite e gli sguardi rivolti in avanti. Il luogo in cui si trovavano non si riusciva ad identificare bene, ma sicuramente era un posto tranquillo e sicuro.
Mentre correvano era come se tutto intorno a loro fosse scomparso: solo ed unicamente loro due insieme. Come se si conoscessero da sempre, un legame talmente intenso che non si poteva spezzare neanche con una forza sovraumana. Erano circondate da un vortice di emozioni e pensieri che erano quasi incomprensibili. Non riuscivano a capire cosa stessero provando esattamente in quel momento, ma una cosa era certa: erano felici. Felici di non pensare a nulla per un secondo, felici di avere quella sensazione di spensieratezza addosso, di non poter deludere nessuno. Erano solo loro due, che correvano allegre e il vento che faceva svolazzare i loro capelli da una parte all’altra, provocando quella famosa emozione di libertà e allegria, come se il mondo si fermasse per un secondo e non pensi a nulla se non a te stesso e a quanto ti senti bene in quel momento.
Poi si fermarono entrambe, la ragazza si girò verso di lei e Kayla finalmente poteva guardarla in faccia.
Aveva due occhi grandi grigi, lo sguardo era spento, come se volesse andarsene e abbandonare tutto e tutti, quasi sfinito.
Aveva un'aria stanca, stanca di tutto quello che le circondava. Da una sola occhiata riuscì a capire tante cose, era affranta. Affranta di avere mille preoccupazioni, di pensare sempre a tutto e di seguire sempre la vita in un determinato modo. Le labbra erano carnose, di un color rosso intenso, che si incurvarono in un lieve sorriso.
I capelli lunghi rossi come il fuoco le ricadevano morbidi sulle spalle incorniciandole il viso; le davano un’aria così pura e distruttiva allo stesso tempo.
I loro sguardi furono interrotti da una luce bianca fitta, così forte che fece chiudere gli occhi alle due ragazze e portare entrambe una mano davanti al viso.
Non si poteva trovare le parole giuste per descrivere quella luce, non era un fulmine, era qualcosa di più potente.
Si propagava sempre di più e sempre più velocemente fino a ricoprire tutto lo spazio che le circondavano.
Le due ragazze si guardarono e si presero istintivamente le mani. “Non dimenticarmi” disse la rossa con gli occhi incatenati a quelli della bionda.
Kayla si svegliò improvvisamente con il fiatone, e si alzò di fretta e furia.
Si recò in cucina con le gambe tremolanti, la vista ancora offuscata e un mal di testa impressionante.
Non riusciva a credere a quello che le fosse successo.
Molte domande le passavano per la mente, tante cose non le tornavano. Continuava a ripetersi quelle due ultime parole della ragazza misteriosa: “non dimenticarmi”.
Non riusciva a riconoscere quel viso, quella voce e quel tocco soffice che aveva solo la giovane donna dai capelli rossi.
Sentiva però una connessione con lei, come se non l’avesse mai vista ma conoscesse da sempre.
Come se fosse parte di lei.
La mora non poteva spiegare come si sentisse, aveva troppo casino in testa, con quel sogno che assomigliava così tanto ad una visione.
Vide sul tavolo gli appunti del corso di portghese che stava seguendo, la sua dolce cucciola di labrador Dory che dormiva beatamente nella sua cuccia vicino al divano e il rubinetto perdere alcune goccioline d’acqua facendo un rumore abbastanza fastidioso.
Tutto era silenzioso, i suoi erano a lavoro perciò aveva casa libera, fin troppo normale dopo quello che aveva visto e sentito.
Era scombussolata e non sapeva come comportarsi.
Decise quindi di prendere cappotto e chiavi di casa per uscire e liberare la mente, tutto ciò le stava facendo venire una crisi nervosa. Non riusciva a collegare tutti i pezzi del puzzle, continuava a pensare a quella ragazza, alle sue mani, ai suoi occhi e ai suoi capelli.
I suoi occhi… si rispecchiava in lei, come se fossero due corpi diversi ma un’anima sola.
Aveva un’aria così familiare, così simile a lei.
Doveva esserci per forza un collegamento sensato, un qualcosa che riusciva a farle capire ogni punto.
Alla fine pensava che fosse stata tutta la sua immaginazione, solo un semplice sogno.
Ma non era possibile, lei riusciva toccare la mano della ragazza misteriosa, poteva sentire il vento tra i capelli e l’erba sotto i piedi.
Riusciva a sentire qualsiasi cosa di quel sogno, ogni emozione, ogni gesto, tutto.
Tutti quei pensieri le stavano facendo venire di nuovo mal di testa, non sapeva dove andare, le strade di Santa Barbara sembravano infinite e le macchine scorrevano veloci sotto i suoi occhi.
Tutto ciò a cui pensavano erano cose assurde, quasi lontanamente probabili per ciò che accada veramente nella realtà, forse aveva visto troppi film e serie tv.
Non si era neanche accorta di aver accellerato il passo, non riusciva a concentrarsi su più nulla.
La sua mente era da un’altra parte, focalizzata solo su quello.
All’improvviso sentì come uno spintone che le fece perdere l’equilibrio e fin poco cadere a terra.
Sentì come una scossa che la fece indietreggiare di qualche passo.
Alzò lo sguardo e si ritrovò davanti lui.




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