Minacce

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Siamo qui, in questa sala di attesa da tante ore, da ben quattro giorni. Non riesco a quantificare il tempo, sembra che scorra inesorabilmente qui dentro. Noi siamo seduti su questa sedia impolverata ad attendere notizie di Eric.

Dopo che è svenuto, ho ritenuto necessario portarlo in ospedale. Sembra che non abbia contratto nessuna infezione al braccio. I muri dell'ospedale sono bianchi e inespressivi come questo silenzio. Tutto tace. John sembra abbia perso facoltà di parola, se ne sta a pochi passi da me con il viso pallido e lo sguardo pensieroso. Mia madre gli lascia delle carezze per confortarlo. Mi chiedo come debba sentirsi ora...

Tuttavia, non riesco a comprendere cosa lui provi: avvolto nel più ambiguo silenzio, la sua figura è immobile, senza che qualsiasi tipo di emozione possa tradire quell'imperscrutabilità che mi auguro sia apparente. Non capisco come lui possa mantenere la calma.

- Come riesce a non cadere vittima dell'ansia più logorante? Non dovrebbe sprofondare in un pianto isterico? -

I suoi occhi neri fissano, come pozze scure e impenetrabili, la parete dinnanzi a sè e la superficie leccata in bianco della porta, quasi desiderassero scoprire cosa si cela dietro di essa. La sua mascella, contratta in una linea dura, pare sia fatta di marmo. Le ciglia, le arcate sopraccigliari, la bocca serrata, la sua chioma brizzolata, la fronte priva di solchi... restano inchiodate nella più assoluta immobilità e staticità.

Nessuno sbattimento di ciglia, nessun tic nervoso di gambe e mani, niente di niente.

Apatia più assoluta.


Il suo rapporto con Eric era conflittuale, ma il dolore, che sta vivendo ora, annulla ogni cosa, eppure non sembra sia in grado di esternarlo.

L'atmosfera in questa stanza cambia quando giunge il dottore.

John, preso da uno strano impeto, si tira su, rivolgendo tutta l'attenzione al nuovo arrivato.

<< La ferita al braccio si è rivelata superficiale e siamo riusciti ad evitare infezioni al braccio, come le avevo in precedenza spiegato. Il coltello lo ha colpito solo di striscio. Dopo aver disinfettato con prontezza, gli anelgesici antiinfiammatori- somministrati nei giorni precedenti - hanno continuato - anche se in entità minore -  ad esplicare la loro azione anelgesica e antiinfiammatoria, perchè hanno raggiunto l'emivita. Ora, a seguito ad una riduzione della concentrazione del farmaco in circolo, la situazione è sgtabile, il ragazzo sta bene, è sveglio e può concedersi un minimo di motilità, prestando attenzione.  Il peggio è passato; ora vado a controllare che sia sveglio e vi dirò se potete vederlo >> ci informa. Subito dopo, con il camice svolazzante a causa dell'andatura veloce, rientra in stanza, socchiudendo leggermente la porta.

Poso la mia mano sulla spalla di John, cercando di infondergli un po' della mia speranza.

<< Si rimetterà, vedrai >> gli dico, mentre - avvolta da una flebile luce di speranza - accenno un sorriso nella sua direzione, al fine di rassicurarlo.

<< Vorrei andare in quella stanza, abbracciarlo e non lasciarlo più andare come quando era piccolo >>, mi confessa con rammarico. E finalmente, avverto la parvenza di una pallida emozione.

<< Lo farai >>, gli dice mia madre, quieta fino ad ora.

<< I tempi, in cui lui era un bambino in cerca di protezione, sono finiti. Sono successe troppe cose, e mio figlio mi odia. Ho commesso molti errori >> confessa - mesto - in un timbro di voce flebile.

<< Lo so, ma ora hai tutto il tempo per porvi rimedio >> lo rassicuro.

Una terza voce ci interrompe : << Signori, avete il mio lasciapassare, il paziente si è appena svegliato >>.

Legami SpezzatiWhere stories live. Discover now