Magnetismo devastante

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POV Sara:

Avverto tutto il mio corpo andare, completamente, a fuoco e la sensazione, che prima premeva proprio lì, mi annienta anche ora, ma... da quando, ansimando, ci siamo staccati l'uno dall'altra, qualcosa è cambiato. Col passare dei minuti, quella strana emozione ha perso di intensità sino a diventare, quasi, impercettibile. Mi sento ancora accaldata e frastornata, perché non ho mai provato nulla di simile e ciò mi disorienta. Lui se ne sta lì, di fronte a me, chino sulle pietre, a bagnare il suo viso con l'acqua del ruscello. Il vento, che soffia sul mio volto, fa svolazzare i miei capelli e la frescura, che attraversa la mia pelle, mi libera dal calore. Sicuramente si sta rinfrescando, perché anche lui ha provato quell'ardore che incendia ogni singola cellula del tuo corpo. Al pensiero di quel che è successo poco fa, arrossisco. Lui, come se avesse percepito il mio sguardo bruciare sulla sua schiena, si volta e io lo abbasso immediatamente. Resta in silenzio a fissarmi, poi finalmente proferisce parola: < Dovresti bagnarti, fa caldo >.

Al suono di queste sue parole strabuzzo gli occhi.

-Dovresti bagnarti, fa caldo? Davvero, dopo tutto quello che è successo tra noi, sa dirmi solo questo? Non mi aspettavo parole romantiche, ma... -

La sua voce è controllata, pacata, fredda, come se fosse tornato in sé, come se non fosse successo nulla. Il suo sguardo è quasi assente, mi guarda come se fossi un'estranea e un moto di vergogna mi assale, costringendomi a non distogliere lo sguardo dal ruscello, pur di non rivolgerlo a lui.

-Come ci riesce? Come riesce ad essere così passionale un istante e gelido il successivo?-

A volte penso che abbia due personalità, altre penso che mi stia prendendo in giro, ma fatico a crederlo, perché mi sembra, nonostante tutto, un ragazzo profondo e sensibile.

Con passo insicuro mi avvicino alla fonte e lui si sposta per evitare, anche solo per sbaglio, di sfiorarmi.

Non so se devo sentirmi sollevata dal fatto che sia ritornato tutto alla normalità o ferita dal suo comportamento schivo.

Probabilmente le due sensazioni coesistono, perché le fitte allo stomaco sono così forti da trafiggermi come tante spade sottopelle.

L'acqua gelida, a contatto con la pelle calda e sudata dei miei palmi, mi fa trasalire.

< Ora possiamo ritornare ai nostri alloggi, anzi... tu ci tornerai, io ho da fare > pronuncia, perentorio, quasi severo.

Io sbatto le ciglia, non riuscendo a farne a meno.

< Perché? Cosa devi fare? Abbiamo da fare tante cose nel resort, i nostri genitori... >, non mi lascia terminare:

< Non mi interessa quel che fanno o non fanno i nostri genitori, io ho da fare >.

Si incammina verso il sentiero in pietra che abbiamo percorso, per arrivare qui. Io resto interdetta e non sono in grado di sviare lo sguardo dalla sua figura. Ad un certo punto, come animata da un'insolita audacia, forse la paura che lui possa cacciarsi in qualche guaio, afferro il suo braccio, costringendolo ad arrestare la sua marcia. Si gira verso di me con stizza, i suoi lineamenti si induriscono.

< Dove devi andare? > insisto.

Lui riduce gli occhi in due fessure, le sopracciglia sono tese verso il basso, il labbro superiore è sollevato, il naso è arricciato. Sembra infastidito, mentre rotea gli occhi al cielo.

< Da quando devo renderti conto dei miei spostamenti? > mi fredda. Questa sua frase mi penetra sin nelle vene come ghiaccio, come se mi avesse gettata di peso nell'acqua di quel ruscello.

Piena di rabbia, vergogna e sgomento, non so cosa dire.

< Non mi risulta che tu sia mia sorella o la mia ragazza > infierisce riportandomi alla dura realtà.

-Perché? Perché mi ha baciata in quel modo? Perché mi ha detto quelle cose? Perché io e lui abbiamo... -

< Non mi risulta che tu lo sia... correggimi se sbaglio? > mi chiede con tono beffardo, sembra quasi mi stia sfidando a contraddirlo, ma sa che io non ho, in questo momento, il coraggio di farlo, perché sono intimidita dal suo atteggiamento e da quel che è successo poco fa.

Un brivido di umiliazione mi trapassa e mi costringe a volgere gli occhi verso le fronde circostanti.

< A volte ho come la sensazione che tu lo dimentichi, per questo ti comporti in modo inopportuno e pesante, asfissiante aggiungerei. > seguita a torturarmi con tono duro.

-Perché mi sta dicendo queste cattiverie? Perché me le dice ora, dopo quello che è successo tra noi? Lo fa appositamente per porre distanza tra noi o per non illudermi? Cosa vuole da me, allora?-

< Non lo dimentico > gli rispondo con voce strozzata, perché le lacrime premono per uscire, ma... con la respirazione accelerata che mi opprime al petto, mi impegno affinché ciò non accada.

-Non posso mostrarmi fragile ai suoi occhi! Avrà capito che sono una stupida!-

Una volta arrivati di fronte la fontana danzante, lui prosegue verso un altro sentiero. Nonostante quel che mi ha detto, le mie gambe agiscono da sole: non appena lui si è allontanato per bastanti metri, inizio a seguirlo a distanza, nascondendomi, di tanto in tanto, nella natura selvaggia per evitare che lui mi noti.

-Non mi importa di quel che mi ha detto! Voglio scoprire cosa mi nasconde! Sono convinta che una delle ragioni, per cui mi ha detto quelle cose, è proprio questa! Voglio proprio vedere chi incontrerà! Dai Sara, stai a vedere e se la fa con un'altra e tu, stupida, muori per lui! -

Entra in un taxi, io lo seguo a ruota in un secondo taxi a miglia di distanza.

< La prego, segua quel taxi senza farsi vedere >.

Il viaggio continua per ore interminabili, fin quando non ci ritroviamo di fronte ad una natura selvaggia che mi ricorda un bosco. Mi spiega il conducente che è l'altra zona del villaggio turistico, dalla quale si possono incontrare altri resort.

Io lo pago e seguo Eric che si inoltra proprio in quella specie di radura. Un rumore mi fa sobbalzare e rabbrividisco. Intenta a capire da dove possa provenire, mi dimentico, almeno per un attimo, del motivo per cui io sono qui.

Quando mi concentro di nuovo su quello che c'è davanti a me, Eric sembra essersi volatilizzato.

-E adesso? Dove si è cacciato? E se si fosse accorto di me? Non voglio che mi scopra!-

Una stretta forte e robusta sui miei fianchi mi avvolge e io mi irrigidisco. Mi spinge con irruenza verso di sé. Io mi dimeno con tutte le mia forze, ma tutto è vano. Tento di urlare, ma una mano preme sulle mie labbra impedendomi di farlo. Mentre mi arrendo tra le sue braccia, lui mi gira verso di se. La persona che ho di fronte mi fa sbiancare: ha una disordinata chioma riccia che gli conferisce un'aria ribelle, il loro colore rosso attira maggiormente l'attenzione. I suoi occhi sono verdi, la sua pelle è chiara, i lineamenti sono marcati, il naso è sporgente, su di esso ha un pirsing. Ciò che maggiormente risalta sono le sue lentigini, coprenti interamente il naso e le gote. Proprio lui, il pazzo ubriaco di Steven, toreggia di fronte a me.

< Ci si vede cara, che piacere rivederti! > farfuglia ubriaco. Provo a fare un passo indietro ma lui mi tira violentemente a se, palpandomi il sedere con forza davanti a tutti.

Io sferro pugni sul suo addome, ma lui ride.

< Aiuto! Aiuto lasciami!! >

Il suo alito di alcol mi disgusta, lui mi disgusta come persona. Una lacrima silenziosa scende a bagnarmi il viso anche se le mie braccia si muovono all'impazzata.

Ad un certo punto non avverto più la sua presenza, apro gli occhi e lo vedo distante da me. Di fianco a me è comparso proprio John che lo scruta intimiditorio. Il ragazzo in questione barcolla per poi cadere a terra.

< C'è sempre qualcuno pronto a difenderla? Chi sei tu ora? > protesta l'essere ripugnante.

< Se non la smetti di infastidire questa ragazza, sarò costretto a chiamare la polizia! > gli intima duramente, mentre io, impaurita e tremante, mi aggrappo a lui. Le lacrime sgorgano, incontrollate, sul mio viso. Non mi importa più di quello stupido, facesse quel che vuole, da quando lo conosco, mi ha stravolto la vita e mi caccio solo nei guai.

-Lo odio!-

POV Eric:

Questo divano impolverato non mi è mai risultato così scomodo come adesso, probabilmente perché non vedo l'ora di alzarmi. Le pareti bianche di questa casa mi riportano alla mente tanti momenti, tanti ricordi di quando, da bambino, le sporcavo con i pennarelli, nonostante le urla di mia madre. Ero una peste, anche alle medie lo ero, perché molte volte marinavo la scuola per attirare l'attenzione dei miei genitori. Solo mia madre se ne interessava e seppur facessi marachelle, me la cavavo sempre, perché, modestamente, riuscivo molto bene negli studi. Studiare non mi ha mai creato problemi, perché mi piaceva. Mi dilettavo nella lettura, non so neanche io il motivo, forse per estraniarmi dalla situazione conflittuale della mia famiglia. Da ragazzino mi piaceva credere che potesse esistere quell'amore puro, ideale, felice che supera ogni ostacolo e che ti completa. Mi piaceva credere che un giorno anche i miei genitori lo sarebbero diventati. La speranza mi dava la forza di accettare la situazione e di prendermi cura della mia sorellina, Rossella. L'uscita di un ragazzo alto quanto me, dai capelli biondi e ricci, gli occhi verdi, i lineamenti docili da bambino e il fisico ben piazzato, mi fa alzare di colpo.

< Samuel! Allora? > incalzo, sforzandomi di mostrarmi calmo.

< Prima le ho dato un calmante, ma ora sta bene, è sveglia > mi informa.

< Bene, grazie Samuel > lo ringrazio sinceramente, lasciandogli un'affettuosa pacca sulla spalla. Apro la porta e il rosa delle pareti mi investe, la luce proveniente dal balcone mi acceca. La tenda bianca ondeggia a causa del vento. Al centro della stanza c'è un letto a due piazze in ferro battuto. Su di esso, con le ginocchia al petto, in una lunga camicia da notte bianca ricamata, raggomitolata su se stessa, si trova Rossella. Ha lo sguardo rivolto al materasso che si abbassa a causa del mio peso. Le mie mani si poggiano delicatamente sulla sua lunga chioma scura, sui suoi boccoli corvini. Al mio tocco delicato lei alza lo sguardo, mostrandomi i suoi grandi occhi verde smeraldo, vitrei a causa del pianto.

La sua pelle è nivea come sempre, i suoi lineamenti sono raffinati, le sue labbra sono sottili.

< Sei venuto > mi dice con voce trattenuta e stanca, quasi priva di vita.

< Come stai? > le chiedo.

< Sto meglio, ora. È orribile vedere quelle persone e non sapere chi siano. Chiedersi continuamente la stessa domanda e non sapere mai la risposta > inizia, le sue mani si muovono freneticamente sul suo grembo, ma vengono bloccate dalle mie.

< Lo so, ma vedrai, Samuel ti aiuterà >

< Tu non capisci. Non so chi tu sia, non so chi sia quella signora che si occupa di me, non so neanche quale sia il mio nome. Non so se-se ero u-una pe-rsona so-cievole o se e-ero intro-versa. No-non so se a-mavo fa-re pas-seggia-te al pa-rco o col-tivare al-ltri inte-ressi. No-non so se ho u-una fami-glia o se so-no orfa-na. No-non so chi fossi e no-non so chi io sia. Sono un nessuno da quel giorno. Da quel giorno la mia vita è finita! > mi urla, ansimante, con tono affannoso e sofferente, mentre le lacrime inondano il suo viso.

< È come se non avessi un'identità. Non ho un passato e non ho neanche un presente. Tra queste quattro mura non so più come sia fatto il mondo. Ho il nulla dentro. Di quella che ero non è rimasto nulla > continua il suo monologo con un timbro di voce basso, accennato, quasi impercettibile.

< Voi fate di tutto per me, anche se non so il motivo per cui voi lo facciate, perché non so quale posto abbiate occupato nella mia vita. Fate di tutto per pagare le mie terapie, io mi illudo, mi sforzo, ma la mia testa non ci arriva, que-lla ma... > pronuncia velocemente e poi scoppia a piangere dando a pugni sul letto, le sue lacrime lo bagnano.

< Que-lla ma-ledetta mente no-non ci arri-va no-non rie-sce a ricorda-re > singhiozza. Io le afferro i palmi, precedentemente chiusi a pugno, la sollevo e la avvolgo nel mio abbraccio caldo. Lei stringe la mia camicia azzurra.

< Ho visto quell'uomo terrificante, mi fa tanta paura i-io ho ta-nta pa-ura. Provo una paura terribile da quando l'ho visto. Credevo che vedendolo avrei ricordato, e invece... > mi confessa debolmente, respira affannosamente contro il mio petto.

< Ricorderai, io ti aiuterò > la rassicuro dolcemente.

< Gra-zie, sei il mio angelo custode. Io non so chi tu sia, ma-ma... ti ringra-zio > mi sorride e io le deposito un bacio sulla fronte e lei si fionda, di nuovo, nel mio abbraccio. Da quando è successo quel maledetto incidente e ha perso la memoria, è come se avesse smarrito sé stessa e avesse bisogno di qualcuno che le infonda coraggio. Io non ho intenzione di abbandonarla, come quando era piccola. La proteggevo allora dalla paura del buio, la proteggo ora e la proteggerò sempre.

POV Sara:

Mi dondolo sulla maca, situata fuori dal resort, lasciando che il soffio del vento mi culli. Socchiudo gli occhi, sperando di scacciare i mille pensieri che mi torturano. Tutto d'un tratto... il movimento viene interrotto e un peso sulla maca fa in modo che essa si inclini, leggermente, verso il basso. Spalanco velocemente gli occhi e la persona, che è seduta di fianco a me, mi fa sospirare. Riconosco la sua barbetta in una linea sottile, la mascella squadrata e i capelli ricci.

< I nostri genitori mi hanno detto dei brutti incontri che hai fatto >

< Già. Ti interessa? > gli rispondo apaticamente.

< Perché me lo chiedi? > mi domanda a sua volta con disappunto.

Io non riesco a trattenere una risata isterica, alzandomi di fretta.

< Forse, perché, sono una ficcanaso e per seguire te, sono finita nei guai? > gli pongo quella che è una domanda retorica.

Lui intrappola il mio polso in una presa ferrea che mi crea non poco dolore.

< Tu hai fatto, cosa? Mi spieghi perché ficchi il naso nelle faccende che non ti riguardano? >, il suo tono è duro, la sua espressione è furiosa mentre digrigna i denti. I suoi muscoli sono tesi. Io mi divincolo per allontanarmi, ma lui mi agguanta dalle spalle.

< Sara, dimmi cosa hai visto? >

In quella che mi sembra un'imposizione, sento una sfumatura di paura.

< Cosa ti importa? Adesso perché fai cos... >, il rumore del suo pugno sul muro, adiacente a me, mi fa sussultare.

< Mi spieghi perché, diavolo, devi intrometterti nella mia vita? Io non c'entro niente con te! > mi ribadisce con rabbia. I suoi polpastrelli si articolano intorno alla mie braccia e io sobbalzo per paura che possa farmi del male. Stranamente non stringe. I suoi occhi così gelidi sono sempre più vicini al mio viso, schiude le labbra e io mi perdo ad osservare ogni sua singola mossa.

< Ricordati che... non. sei. nessuno. > rimarca su ogni singola parola con una calma innaturale che pare racchiuda rancore. Ogni sua singola sillaba grava sulle mie spalle come un macigno e mi toglie , quasi, il respiro. I miei occhi ormai vitrei osservano i suoi di ghiaccio, di solito inespressivi, che, in questo momento, esprimono ira. Qualcosa si rompe dentro di me. Le sue parole dure e taglienti hanno l'effetto della lama di una spada che seguita ad insinuarsi nella mia pelle in modo continuo e lacerante. Una lacrima di consapevolezza, scende sul mio viso, sbavando interamente il mio trucco e arrossando le mie pupille dal colore nocciola. Lui si perde ad osservare il mio volto e la sua espressione vacilla. Una luce di malinconia e sorpresa oscura ancora di più il suo sguardo.

< Scusate, interrompo qualcosa? >

Una voce ci distoglie dall'accesa discussione, la riconosco: appartiene a Kevin che procede nella nostra direzione. Eric mi molla e si rilassa stranamente, rincontrando proprio qui l'amico che ci osserva, preoccupato, ma cerca di non darlo a vedere.

< Sono venuto proprio qui in villeggiatura e, guardate chi ho portato con me? > ci indica con entusiasmo una ragazza dietro di lui dalla lunga e riccia chioma rossa, lo sguardo glaciale, le labbra carnose che sono accentuate dal rossetto bordeaux, il naso alla francese. Il suo corpo slanciato e formoso è fasciato da un paio di pantaloni neri a righe bianche ad alta vita e un top bianco in pizzo che lascia scoperti il ventre perfetto e il seno prosperoso. Marina risalterebbe anche in mezzo ad un gruppo di top model. Alzo gli occhi al cielo e trattengo uno sbuffo.

< Che piacere ritrovarci tutti qui, che coincidenza! > esclama, melliflua.

< Gli animatori, prima dei balli di gruppo di questa sera, vogliono organizzare una caccia al tesoro, dai affrettiamoci! Io sono uno di loro > ci propone e io vorrei accettare, ma l'idea di dover passare del tempo con Eric non mi alletta. Kevin sembra intuire i miei pensieri.

< Dai Sara, sarà divertente! > insiste con voce bambinesca e io non posso far altro che accettare.

< Ci avrei giurato > sento sussurrare tra se e se proprio da Eric. Per tutto il tragitto sino allo spiazzale lo evito. Ci fanno prendere dei numeri, quelli a cui capita lo stesso numero devono stare nella stessa squadra. Il mio è il 4.

< Ci avrei giurato che ci capitava lo stesso numero. Cos'è? Hai qualche potere speciale? > mi provoca sprezzante, quando ci siamo incamminati alla ricerca di una coppa d'argento, perchè, ovviamente, siamo capitati insieme. Era da tanto tempo che non era così antipatico. Mi odia, ormai l'ho capito.

< Mi spieghi perché mi odi tanto? Hai ragione, sono una ficcanaso, ma a volte lo sono, perché mi preoccupo per te > gli confesso flebilmente.

Qualcosa cambia nei suoi occhi: pare che mi sorridano, mentre si dilatano. Corruga fronte, mentre tenta mettere a fuoco sulla mia figura. Il suo labbro superiore si solleva leggermente e, sorprendentemente, lui si incanta a fissarmi, come se ci fossimo incontrati adesso, per la prima volta.

< Tu, anche se la situazione e il modo in cui ti tratto non sono ottimali, ti preoccupi per me? > sibilla lentamente a se stesso, chiaramente incredulo.

Io cerco di porre distanza, ma lui mi cinge la vita abbracciandomi da dietro. Io mi dimeno e non tardo a manifestare il mio dissenso verbalmente: < Sì, nonostante tutto io mi preoccupo, come una stupida! Prendimi in giro pure! Anche se non dovrei, anche se... >.

< Anche se sono freddo, chiuso, brusco, cinico, sprezzante, ignobile, calcolatore e sinistro > continua al mio posto.

-Si sta insultando da solo?-

< A volte lo sei > mi sento in dovere di specificare.

< A volte lo sono, perché mi fai infuriare, sei inopportuna, ficcanaso e hai sempre quell'aria da ingenua, mi vuoi far credere che lo fai ingenuamente! Odio che tu faccia l'ingenua, perché mi attrai in quei momenti! > si sfoga e il mio cuore prende a battere velocemente.

< Io lo faccio ingenuamente! Sei tu quello che pensa sempre male di me! Non ho nessun tornaconto personale! > ribatto, piccata e, allo stesso tempo, disorientata, ignorando l'ultima frase.

Lui fa aderire il mio volto al suo petto, o almeno ci prova, ma io oppongo resistenza, facendo pressione proprio lì con le braccia. Mi inchioda al ghiaccio dei suoi occhi che ora sono fissi nei miei alla ricerca di qualcosa, quasi a volermi leggere dentro. Non mi ha mai guardata così, mi scruta così intensamente da farmi tremare le gambe. Tutto ciò mi mette a disagio; infatti tento di interrompere il contatto visivo con lui che, però, non sembra essere del mio stesso avviso e mi trattiene il mento.

< Inizialmente odiavo le tue intromissioni. Negli ultimi tempi le odio, ma... allo stesso tempo mi elettrizzano, mi elettrizza vedere e capire cosa muove la tua "apparente" preoccupazione. Mi intriga vedere cosa si cela dietro la tua aria da ingenua, timida e impulsiva, anche se in quel momento mi irrita, perché potresti scoprire tutto e dirlo ai nostri genitori; allora passerei guai seri > parla tutto d'un fiato.

< No-non capisco se il tuo sia un complimento o un insulto... > pronuncio, accigliata.

Lui mi molla, per poi ridacchiare e scuotere il capo.

< La nostra forzata convivenza negli ultimi tempi ha assunto i toni di un film tragi-comico. Mi fai arrabbiare, ma allo stesso tempo mi diverti, il che è un bene, perché mi fai uscire dal grigiore della vita di tutti i giorni. Negli ultimi tempi capita che io faccia il freddo per vedere in che modo reagisci e capire chi ho di fronte, capire se posso fidarmi di te. >, in seguito prosegue il suo monologo < A volte mi chiedo chi tu sia realmente... a volte mi capita di pensare di potermi fidare di te! A volte mi capita di pensare che tu sia, maledettamente, diversa! A volte mi chiedo se sei autentica o se la tua è tutta una farsa >.

< A volte mi chiedo se tu ti prenda gioco di me, Eric. Mi chiedo il motivo per cui... prima ti comporti in un modo e dopo ti comporti in un altro > metto in discussione, esasperata.

Lui si avvicina a me, a tal punto da sentire il suo respiro caldo sulla mia fronte.

< Ti piaccio? >

< No-non lo so. Tu? > sussurro a lui, sempre più, pericolosamente, vicino.

< Sì che lo sai. Lo so anche io, lo sappiamo entrambi, ormai. L'ho capito solo ora > conclude per poi spingermi velocemente contro il tronco dell'albero. Le sue labbra si buttano a capofitto sulle mie, chiudendo definitivamente la conversazione. I polpastrelli della sua mano sono intorno al mio polso e rendono impossibili i miei movimenti. Si muovono vorticosamente sulle mie in modo rude e impetuoso. Le mie pare riprendano vita, lasciandosi travolgere da questo vortice di passione iniziato da lui. Imitano i loro movimenti cercando di mantenersi al loro ritmo così incalzante, veloce e ardente. La sua lingua si insinua lentamente nella mia bocca e il suo contatto con la mia è surreale: mi manda in estasi con un semplice tocco. La sua si sofferma ad assaporare la mia. Si muovono in sincronia, dando inizio ad una danza che aumenta di intensità fino a farmi mancare il respiro. Il suo sapore di menta è inconfondibile e, ormai, è parte di me. Il loro movimento è vorticoso e si impone con impeto: sembra vogliano divorarmi, piegarmi a sé, seppur io non mi risparmi. Il braccio sulle mie spalle mi spinge, ancora di più, rudemente a sé, portando le nostre labbra ad aderire sempre di più. L'altra mano accarezza velocemente il mio braccio , per poi fermarsi sul mio fianco. L'atmosfera è pregna dei nostri intensi scocchi, dovuti a questo scontro che ha luogo tra le nostre bocche. Il suo capo si incurva leggermente , per permettere alla sua bocca di lambire ogni singolo centimetro della mia. Le mie mani affondano nei suoi capelli, tirandoli leggermente. Lui non riesce a trattenere un gemito e mi spintona velocemente all'indietro.

La superficie liscia dell'albero mi fa trasalire, ma non mi importa.

Non riesco ad oppormi, non riesco a fermare questo bacio che mi travolge, ogni minuto, ogni secondo, sempre di più. Potrebbe cascare il mondo, mi importerebbe solo di quello che sta accadendo ora tra noi. Il suo labbro superiore gioca con il mio, prendendo a mordicchiarlo ed eccole, delle piccole scosse mi attraversano. I miei palmi a fatica stringono la sua camicia, vorrebbero ma non possono respingerlo. La sua bocca si china sul mio collo

Il mio corpo è percosso da brividi più intensi dei precedenti.

La sua bocca sale sino al mio orecchio sottoponendolo ad una dolce e sensuale tortura, per poi mordicchiarne il lobo. Questa nuova sensazione è così paradisiaca che iniziano a tremarmi le gambe. Sento il fiato ormai corto quando riscende sul mio collo, prendendo a mordicchiarlo. Rabbrividisco mentre lavora sulla mia pelle e stringe sempre di più i miei fianchi per avvicinarmi ancora di più a sé. I nostri respiri irregolari si confondono.

Non riesco a fermarlo, mi sembra di stare in trance. Chiudo gli occhi e i miei polpastrelli stringono sempre di più i suoi capelli, lui geme per la seconda volta. I suoi denti alternano colpi di lingua sullo stesso punto, provocandomi una sensazione di dolore mista a piacere. Tutto quello che sto provando è così inverosimile e meraviglioso che mi tremano le gambe.

Inizio ad ansimare ancora più intensamente, ancorandomi alla sua schiena con un'intensità tale da avere il timore di lasciargli dei segni.

Ha ragione, anche se il nostro rapporto è indefinito, conflittuale e difficile, c'è una forza sconosciuta, travolgente e magnetica che ci induce ora ad avvinghiarci l'uno all'altra, a scontrarci per tentare di scavare l'uno nell'anima dall'altra. Non so quanto ci sia di giusto in tutto questo caos... so solo che non riesco a farne a meno.

ANGOLO AUTRICE:
Il rapporto tra Eric e Sara è sempre più caotico, difficile e isterico, ma in alcuni momenti si addolcisce, per poi lasciare spazio ad una passione impetuosa. Eric le ha confessato di avere paura che lei possa rivelare i suoi segreti; motivo per cui è infastidito dalle intromissioni di Sara, ma allo stesso tempo ne sembra attratto. Al contempo si è scoperto il problema che ha Rossella, ma... è definitivamente solo il desiderio di proteggerla a muovere i comportamenti, apparentemente, contrastanti di questo ragazzo e dei suoi sbalzi di umore? E le foto? Qual'è il suo obbiettivo? Se vi è piaciuto, lasciate pure una recensione :)!

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