La settimana scorre lenta.
Ogni turno in ospedale sembra più pesante del precedente, ogni passo tra le corsie più faticoso. Ogni volta che incrocio uno sguardo carico di aspettative o sento un monitor emettere un segnale d'allarme, qualcosa dentro di me si stringe. Sento la stanchezza insinuarsi nelle ossa, come se fossi fatta di sabbia che si sgretola un granello alla volta.
Forse saranno i ricordi?
Per quanto io cerchi di non pensarci, loro tornano a galla. È come se fossero lì, in agguato, pronti a riaffiorare appena abbasso la guardia. Scene, volti, emozioni: tutto ritorna, e io mi ritrovo intrappolata in un passato che non voglio rivivere. Cercare di ignorarli è una battaglia persa. A volte mi sembra di combattere contro una corrente che mi trascina sempre nello stesso punto.
E poi c'è quel pensiero che ogni tanto si fa strada nella mente.
Quando si è giovani, si intraprendono percorsi senza sapere davvero dove porteranno. Si seguono sogni, ambizioni o magari solo un'idea di quello che dovrebbe essere il futuro. Ma nessuno ti dice quanto peseranno quelle decisioni con il passare del tempo. Ti ritrovi a chiederti, come faccio io adesso, se c'era un'altra strada, una che avrebbe portato a qualcosa di diverso, di più leggero. Ma è una domanda senza risposta, e più ci penso, più mi sembra inutile cercarla.
Poi ritorno al motivo per cui ho deciso di intraprendere il percorso da infermiera, e fa ancora più male sapere che, in un modo o nell'altro, è stato tutto forzato. Non l'ho scelto davvero. È stato come se le circostanze avessero scelto per me, come se fossi stata spinta lungo una strada che non ero pronta a percorrere. E ora, mentre cammino tra queste corsie, mi chiedo se è questo che volevo davvero, o se mi sono solo adattata a una vita che non mi appartiene. E quel pensiero, più di tutto, è ciò che fa più male.
Venerdì sera, rientro a casa più distrutta del solito. Non ho nemmeno la forza di preparare cena, così mi lascio cadere sul divano con il telefono in mano e mando un messaggio a Perla: "Non ce la faccio più, sono stremata."
"Te l'ho detto che hai bisogno di una pausa. Chiamami." Lei risponde subito, come sempre.
Compongo il suo numero, e non appena sento la sua voce, è come se un peso si alleggerisse.
"Perla, non so come sto andando avanti. Sono esausta, e poi c'è Chase, il lavoro, tutto. Non ce la faccio più."
"Te l'ho detto," dice lei con il tono leggero ma fermo che le viene naturale.
"Prima cosa: basta nominare Chase, perché ogni volta che lo fai mi fai pensare che ti piace."
Sbuffo. "Non mi piace."
"Certo, certo," dice con una risata. "Ma a parte lui, hai bisogno di una pausa. Seriamente, Leila. Da quanto non prendi qualche giorno per te stessa?"
Ci penso per un attimo, ma la risposta è ovvia: troppo tempo. "Non ricordo nemmeno."
"Allora è ora. Vai dal tuo capo lunedì e chiedi una settimana. Hai ferie accumulate, giusto?"
"Suppongo di sì..."
"Allora usale! Fidati di me, Leila. Ti farà bene."
Le sue parole mi accompagnano per tutto il weekend. Provo a ignorarle, ma ogni volta che mi fermo, la stanchezza mi ricorda che Perla ha ragione.
Lunedì mattina, dopo un turno particolarmente duro, mi ritrovo davanti alla porta del mio capo. Esito, con la mano a mezz'aria. Non mi piace l'idea di chiedere qualcosa, di ammettere che sono al limite. Ma poi penso a come mi sono sentita l'ultima settimana, al peso che non riesco più a sopportare, e busso.
"Posso disturbarti un momento?" chiedo, entrando.
Il mio capo solleva lo sguardo dalla scrivania, osservandomi attentamente. "Dimmi, Leila."
Respiro a fondo. "Vorrei chiedere qualche giorno di ferie. Mi sento... esausta, e credo che prendermi una pausa potrebbe farmi bene."
Lui mi studia per un attimo, poi annuisce lentamente. "Te lo stavo per suggerire io. Hai lavorato senza sosta, Leila, e si vede. Sei una delle migliori, ma anche i migliori hanno bisogno di riposo. Prenditi tutto il tempo che ti serve."
Annuisco, sentendo un misto di sollievo e imbarazzo. Mentre esco dall'ufficio, sento finalmente un peso sollevarsi dal petto. Ho ottenuto i giorni di cui avevo bisogno, ma ora devo decidere come usarli.
Forse mi dedicherò a lunghe passeggiate, a dormire finalmente fino a tardi, o semplicemente al silenzio. Ma una cosa è certa: voglio capire perché Chase continua a occupare così tanto spazio nella mia mente. Perchè si, lui è diventato uno dei tanti pensieri fissi.
Spazio Autrice:
Leila e le indecisioni e tra i pensieri c'è Chase.
Aiutooo

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SOSPESA NEL TEMPO
ChickLitNON È FANTASY! ⚠️ Ho lasciato i commenti inerenti alla vecchia versione perchè mi piace ricordare da dove sono partita. ✯✯✯✯✯✯ Una giovane donna, segnata da un dolore profondo e...