capitolo 4: faccio a pugni con un fantasma

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[28- Agust D ft. NiiHWA,
nei media]

 NiiHWA, nei media]

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Min Yoongi.

[...]


Kim Taehyung era morto.

Se l'era inghiottito il mare di Pohang e Min Yoongi ne era più che sicuro.
L'aveva sentito lui stesso il pomeriggio del 28 giugno, al cinéma, quando un tonfo aveva trafitto impetuosamente la cornetta del telefono e gli aveva otturato il timpano destro. Quella fu la goccia che fece trabboccare gli straripanti vasi che aveva al posto degli occhi; dopo tutti quegli anni, le lacrime se le sentiva tatuate ancora lí, sulle gote, e continuavano a bruciare.
Bruciavano da morire, ma Yoongi non urlava. Si lasciava ustionare e restava in silenzio.

Se ne era andato da Seoul quella stessa notte ed era scappato, da solo, verso il sud-est, nel disperato tentativo di ritrovare quel ragazzo problematico, barcollare tra le strade della periferia. Il malridotto furgone di Seokjin era arrivato fino al porto della lontana città, dopo ben tre ore di viaggio; aveva guidato più veloce che poteva, ma qualsiasi sforzo compiuto, sembrava essere inutile: lo scorrere frenetico del tempo continuava a stare sempre un passo in avanti, era irraggiungibile.
Yoongi s'era poi precipitato in direzione del cantiere abbandonato. Era andato lí per controllare con i suoi occhi, perché delle sue orecchie non si fidava poi granché e perché in realtà pregava di essere stato ingannato dalla sua debole e condizionabile mente.
Ma ad aspettarlo non c'era nessuno.

[...]

Era una giornata nuvolosa nella piccola provincia di Daegu. Il sole aveva deciso di non spuntare in cielo quella mattina e di far innervosire ancor di più il ventisettenne che rileggeva in continuazione gli spartiti sul tavolo. L'agitazione trasudava dai movimenti nervosi compiuti dalle sue dita sulla lucida superficie lignea.

«Hai ancora il muso su quei fogli? Dovresti smetterla e preoccuparti di meno.» la voce dietro di sé lo fece balzare dalla propria sedia.

«E tu dovresti smetterla di piombare nei miei dintorni in questo modo, moccioso.» sospirò, raccogliendo i fascicoli e posandoli nel suo zaino.

« Ehi! Per la cronaca, ti ricordo che ho compiuto ben venticinque anni lo scorso mese!» protestò l'altro.

«Ma per il sottoscritto sarai sempre un moccioso» disse con il suo pungente tono di voce, indossando la giacca di jeans dopo averla presa dall'attaccapanni posto all'ingresso del suo piccolo monolocale.

Sapeva di mandarlo su tutte le furie, forse era per questo che continuava a chiamarlo con quel nomignolo. Lo divertiva dopotutto, era sempre stato così.
Cercò poi le chiavi dell'auto nelle tasche dei suoi pantaloni e alzò gli occhi al cielo, appena vide il sorriso beffardo dell'altro ragazzo cambiare la propria espressione corrucciata.

«Non dirmi che le hai nascoste? Ti ha dato di volta il cervello?!» ringhiò Yoongi. Era insopportabile, riusciva a farlo esasperare anche in quelle condizioni. Era un continuo tormento.

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