OTTO

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Filippo

Oggi...

«Questi sono i risultati delle tue ultime verifiche», dice Susanna passandomi un foglio.

I miei occhi scorrono sui voti che sono decisamente sotto rispetto alla media.

«Credevo avessimo un patto», mi ricorda unendo le mani sul banco.

«Sono le verifiche che ho fatto prima di chiederti aiuto», sostengo lasciando cadere il foglio sul banco.

«Non sei stato tu a chiederlo, ma tua sorella!», protesta. Faccio vagare lo sguardo per l'aula, prima di riportarlo su di lei. «Comunque è chiaro che devi iniziare ad impegnarti, sul serio», sostiene e io annuisco disinteressato. «Non so quali problemi tu stia passando in questo momento e francamente non m'interessano nemmeno. Devi solo escludere il tutto altrimenti non andiamo da nessuna parte. Sono disposta ad aiutarti perché me l'ha chiesto la mia migliore amica, nulla di più. Ma se non vedo un miglioramento allora...»

«Okay, ho capito», mormoro fissandomi le scarpe.


«Hai preso 4? Ma dico, sei stupido?», mi rimprovera Camilla. Non ho la più pallida idea di come abbia fatto a sapere il mio voto nella verifica di Letteratura inglese, ma francamente non m'importa. Ammetto che svegliarmi in questo modo non è proprio quello che preferisco. Siamo soli cucina intenti a fare colazione mentre Alessandro sta riparando la moto in giardino e Cesare è fuori con Duchessa.

«Senti Cami ne ho pieni i coglioni delle tue cazzate scolastiche. Lo vuoi capire che non me ne frega niente di quanti uomini si sia portata a letto Moll Flanders o di come ci si sente a svegliarsi una mattina ed essere un insetto? Sono tutte stronzate!», esclamo perché sono incazzato con tutti. Con lei che mi ha costretto a stare a stretto contatto con Susanna e a quest'ultima perché non vuole avere nulla a che fare con me.

Camilla mi fulmina con lo sguardo. «Non sono stronzate, non se possono precludere il tuo futuro. Insomma ma non sei stanco di tutto questo? Non vorresti altro dalla vita?»

«Sì, c'è qualcosa che vorrei», mormoro con voce carica di passione. Vorrei mettere fine a questa conversazione, vorrei non sentirmi una merda come invece mi sento, vorrei che per la prima volta mi considerasse più di un fratello perché sono mesi ormai che sono pazzo di lei. Non so il motivo, forse è perché mi ricorda terribilmente Susanna o forse perché da molto tempo è la prima persona a considerarmi di più di un bel faccino. Fatto sta che provo qualcosa per Camilla e questo ormai è un dato di fatto

«E cosa?»

«Te», rivelo fissandola dritta negli occhi.

Sbatte le palpebre lentamente. «Fili che diavolo stai dicendo?»

«Lo sai benissimo quello che sto dicendo. Io provo qualcosa per te, ma ti prego non mentirmi dicendo che per te non significo nulla», le dico avvicinandomi a lei.

«Fili, lo sai che ti voglio bene, un bene devastante, ma il solo per cui abbia mai provato qualcosa è lui. Ti prego, questa cotta che credi di avere per me, fattela passare perché io non potrò mai essere di più di una sorella o di un'amica per te», chiarisce.

Stringo forte la mascella e poi, voltandomi, me ne vado nella mia stanza sbattendo la porta. Afferro il cellulare e come prima cosa sono tentato a chiamare Susanna ma poi mi blocco, ricordandomi che non vuole avere nulla a che fare con me ad eccezione della scuola. Vado sulla Rubrica e cerco il nome di Michael. Dopo tre squilli risponde. «Ciao, sono Filippo. Tuo fratello spaccia ancora?»


A cena la situazione è decisamente imbarazzante. L'unico a migliorare la serata è mio fratello.

«Allora, Ale, come vanno le lezioni di piano? Procedono bene?», chiede papà. Certo, come se gliene fregasse qualcosa! Anche io suono il piano e la chitarra, o meglio suonavo, ma poi all'età di quattordici anni avevo scelto la batteria.

«Wow, non sapevo sapessi suonare», dice Camilla impressionata. Già, non sa un cazzo!

«Non solo il piano. Suono anche la chitarra e il basso, mentre Fili la batteria e Cece...»
Lei si volta verso quest'ultimo. «Tu suoni?»
 
Mi schiarisco la voce. «Oh, non lo sapevi? Il tuo "amato fratello" maggiore non ti aveva detto nulla?», la prendo per il culo ricavando così un'occhiataccia da parte sua.

Papà e Francesca si guardano preoccupati. «Ragazzi, che succede? Andavate così d'accordo qualche mese fa», constata quest'ultima.

«Nulla, mamma non ti preoccupare.»

Venerdì sera non riesco più a stare tra quelle mura. Non parlo con Camilla da giorni, mi manca ma non ho nessuna voglia di affrontare di nuovo l'argomento. Esco e vedo Alessandro che sta per salire in sella. «Dove vai?», gli chiedo con le mani in tasca.
«Da Regina, vuoi venire?»
Scuoto la testa. «Posso chiederti uno strappo?»«Certo, dove devi andare?», domanda poi quando nota il mio sguardo sospira. «Fili...»
«Tanto ci vado lo stesso, con o senza di te», ribatto. «Quindi me lo dai questo passaggio o no?»
Ale mi allunga un casco. «Tieni, Sali.»
Mi alaccio il casco rosso e monto dietro a lui.

Non so cosa fare, non so se salire oppure tornarmene a casa. La mia vita sta andando a rotoli, lo so bene e in questo momento ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a venirne fuori. Espiro l'aria dai polmoni e citofono. Mi dondolo sui talloni, nervoso. Magari non è in casa, penso.
«Chi è?», chiede una voce delicata. Non è la sua, appartiene a qualcuno di più piccolo.
«C'è Susanna? Sono un suo amico», dico schiarendomi la voce.
«E' andata a casa della vicina a fare delle ripetizioni», mi spiega la bimba.
«Oh», sussurro. «Posso salire?»
«La mamma mi ha detto che non posso far salire gli sconosciuti in casa», dice e io sorrido.
«Melania», le dico. «Non sono uno sconosciuto. Sono Filippo. Ti ricordi di me?»
«Sei l'uomo dei palloncini?», domanda e un dolore al petto si espande.
Mi passo le mani sul volto. «Sì, sono io. Mi apri?»«Hai portato un palloncino?», chiede speranzosa.
Mi tocco le tasche e trovo solo una bustina del preservativo.«No, non ce l'ho ma la prossima volta te ne porto due», le prometto.
«Okay», risponde aprendomi il cancello. Espiro l'aria che ho trattenuto nei polmoni e percorro a due a due le scale fino alla sua porta. Quando busso, vengo accolto da una bimba dagli occhi verdi e i capelli lunghi. È vestita con una camicia da notte di Frozen e ha in mano la Barbie di Elsa. Quando mi vede si sposta di lato facendomi accomodare. Ora ha dieci anni eppure non è cambiata molto dall'ultima volta che l'ho vista. «Dov'è la tua mamma?», le chiedo.
«E'andata a trovare la nonna a Genova», mi dice. «Susanna è nella casa affianco, così è vicina a me. Ma tranquillo, ha chiesto il permesso alla mamma altrimenti non mi avrebbe mai lasciata sola», mi spiega.
Gli occhi leggermente allungati mi ricordano la sindrome che ha fin da piccola. Susanna una volta mi ha raccontato di come sua madre si è fatta forza per crescere una figlia Down da sola. Suo padre era morto pochi giorni prima che lei scoprisse di essere incinta. Quando le dissero che la bambina aveva un'alta probabilità di non essere sana la madre aveva combattuto contro tutti per tenerla, perché era l'ultima cosa che la legava al marito defunto.
Mi tolgo la giacca e l'appoggio sul divano. «Be' ora non sei più sola, cosa vuoi fare?», le chiedo sedendomi sui cuscini morbidi. Lei mi da la Barbie in mano e sparisce in cameretta. Torna dopo pochi minuti con quella di Anna e un pupazzo dei Troll. Li fa accomodare sul divano accanto a noi, prende il telecomando e fa partire il film. Mi  ritrovo costretto a guardare Frozen assieme a lei. Osservo il suo viso riempirsi di gioia quando Elsa crea il palazzo di ghiaccio. «Anche io vorrei vivere lì», mi confida.
«Io preferisco il caldo se devo essere sincero», le confesso. «Perché vuoi stare lì?»
Melania si torce le dita delle mani. «Perché sarei da sola.»
«Perché dovresti voler stare da sola? Non è una bella cosa, sai?»
Il suo volto si rattrista. «Lo so, ma almeno non ci sarebbe nessuno che mi prende in giro perché sono diversa.»
«Oh...», mormoro.

«È vero che sua sorella è down? Oddio, non posso crederci!», ridono alcuni ragazzi alla festa di Ottavio.
«Cosa volevi aspettarti da una come lei? Che avesse una famiglia normale?», rincara la dose un altro. Fisso Susanna farsi sempre più piccola mentre una lacrima le scivola sulla guancia.

Sono stato un bastardo in passato non solo non sono stato in grado di difendere Susanna. Non sono riuscito nemmeno a farlo con Melania. «Piccola, non c'è nulla che non va in te. Non importa se sei diversa, vuol dire che sei speciale. E credimi, non c'è nulla di più bello che essere speciali», le dico.
I suoi occhi incontrano i miei. «Susanna è speciale per te?»
«Certo», realizzo ad alta voce.
«Allora perché te ne sei andato? Perché sei sparito? Non ci vuoi più bene?», chiede stringendosi il pupazzo al petto.
«Perché a volte bisogna allontanarsi per capire l'importanza delle cose.»

TUTTO PER UNA RAGIONE (THE ROSSI'S SERIES 3)Where stories live. Discover now