4. Lacrime

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Che è il sonno, se non l'immagine della gelida morte. 

Publio Ovidio Nasone

Sammarchi assiste alla scena che più spesso ha segnato la sua carriera.

Sedute sul bordo del divano, sistemato al centro di una sala ammobiliata secondo canoni che lui stesso non esiterebbe a definire bizzarri, le due donne piangono lacrime di disperazione.

– Comprendo il momento e la situazione ma dovrei farle alcune domande di rito, signora...

– Nori. – singhiozza la donna – Lucia Ferri, in Nori – mormora prima di ricominciare a piangere convulsamente.

L’ispettore Capasso le porge un Kleenex.

– Coraggio, più precise e esaurienti saranno le risposte che darà al commissario prima rintracceremo i colpevoli.

– Ma io non so, Andrea non aveva nemici, non...

– Andiamo con ordine, – interviene Sammarchi – siamo stati allertati circa la scomparsa del dottor Nori dalla clinica Villa Serena: aveva in programma un intervento al cuore.

Le due donne restano sbigottite.

– Andrea non esercitava più da tempo. – mormora quella con i capelli più scuri.

– Lei è la sorella, ha detto.

– Sì, commissario, sono Mara Nori.

– Il professore era un famoso cardiochirurgo, vero?

– Sì.

Sammarchi annuisce pensoso.

– In effetti non si tratta di un operazione che avrebbe dovuto eseguire, ma subire.

Lo stupore sul viso delle donne diventa ancora più intenso.

– Non ne sapevate nulla?

– No, commissario.

– Questo corrisponde con quanto ci hanno detto alla clinica.

– Non capisco. Hanno contattato prima la polizia? Perché non noi, che siamo la sua famiglia? – chiede Mara.

– Il professore ha voluto che nessuno, famigliari inclusi, sapesse nulla della sua malattia: nella sua scheda anagrafica alla clinica, non sono citati coniugi, sorelle o altro.

Quando suo marito non si è presentato all’appuntamento hanno potuto solo denunciare la sua scomparsa.

– Ma Andrea era un chirurgo di fama, tutti sanno che sono sua moglie.

– Non so quali fossero i vostri rapporti, signora, e in tutta sincerità poco m’interessano, ma il professor Nori risultava a tutt’oggi celibe.

Non svegliarmiWhere stories live. Discover now