The pain..

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The pain..


La ragazza si aggirava intorno al tavolo dove jongin stava immobile legato.
Aveva sempre quel bastone di metallo in mano, sempre più rosso.
Camminava lentamente.
E ogni volta che si avvicinava un pò di più al tavolo jongin aveva un sussulto.
Aveva iniziato a tremare dalla paura.
Ma la sua non era paura mentale, paura della situazione, la sua era paura del dolore fisico.
Aveva paura delle cicatrici.
Aveva paura di rimanere deturpato.
Quel suo corpo statuario.
Quella sua pelle ambrata.
Adesso era ricoperto da bruciature,tagli e lividi.
E non riusciva più a sopportare di rimanere legato, impotente.

"Stavo pensando.."

Iniziò la ragazza..

"Che in questi anni ho pianto molto, ho urlato e pianto molto si...invece tu Jongin quante volte hai pianto nella tua vita? Due ? Tre?
Bhè dovremo rimediare no?"

Il tempo di finire la frase , la ragazza si avvicinò al tavolo
Strappò la maglia del ragazzo
E appoggiò la parte incandescente sul petto del ragazzo.

L'urlo sovrumano del ragazzo riempì il silenzio.
Jongin urlava come mai aveva urlato nella sua vita.
Non aveva mai provato un dolore così forte.
Il bruciore si propagava in tutto il petto.
E gli sembrava di avere il fuoco dentro il corpo.

"Mmh...non vedo nessuna lacrima..peccato.."

E di nuovo
Incise la pelle col fuoco
Il ragazzo si dimenava.
Voleva sottrarsi a tutto quel dolore.

Ma non voleva piangere.
Aveva gia pianto abbastanza.
Non voleva farla felice.

Così lei continuò
E continuò.
Il corpo di Jongin era ricoperto da bruciature.
Stringeva talmente forte il labbro tra i denti, che iniziò a sanguinare.

E contro la sua volontà ..
Gli occhi iniziarono a lacrimare.
Poi pianse tutto quel dolore.

"Oh ma guarda guarda, il piccolo e impotente Kim Jongin sta piangendo! Questo è un giorno da segnare sul calendario a lettere rosse"

Quel sarcasmo stava uccidendo il ragazzo dall'interno.

Le ore seguenti furono strazianti.
La ragazza aveva posato il bastone incandescente in secchio pieno d'acqua, e aveva creato una coltre di vapole caldo che aveva fatto sudare il ragazzo.
Invece lei sembrava esser fatta di puro ghiaccio.
Con i suoi capelli neri sopra l'occhio destro.
Il viso pallido con delle occhiaie bluastre.
Le labbra sempre in una rigida espressione.
In quegli occhi si leggeva la pazzia più totale.
Si vedeva quanto godeva.
Quanto tutto questo la faceva star bene.

Jongin pensò se anche lui era così mentre le faceva quelle cose.
Si chiedeva a se stesso:
"No..no io non sono così malato..non sono così giusto?"
E non riusciva a trovare la risposta.
Ripercorreva i suoi ricordi ma non riusciva a vedere la sua faccia, era come se lui fosse oscurato e vedeva solo ciò che le sue mani o i suoi piedi facevano.

La ragazza era passata al coltello , di nuovo.
Jongin aveva capito che era la sua arma preferita forse proprio grazie a quel giorno...forse proprio grazie a lui.
Il ragazzo adesso si trovava a pensare che loro due fossero molto più simili di quanto credeva, solo che lei c'era diventata lui...era nato così.

Dopo ore ed ore di incisioni sul corpo di Jongin finalmente la ragazza si fermò
"Beh mi hai stancato pet oggi Kim Jongin, a domani"

Posò il coltello.
Ma...
Non si accorse che..
Lo aveva posato..
Un pò troppo vicino..
Alla mano di Jongin.

Autrice: ciao a tutti! Mi scuso con chi segue la storia perchè ho aggiornato davvero tardi ma avevo la febbre * beh ho ancora la febbre btw*, perdonatemiii pls :) beh che dire spero vi sia piaciuto bye!!

Kill the bully.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora