Alle prime luci dell'alba è tutto diverso, ed il sogno che stavo vivendo finisce e mi riporta alla realtà.
È passato tantissimo tempo dall'ultima volta che ho dormito una notte interna con Damon.
Mi è sempre piaciuto farlo, ed ho sempre considero questa cosa come qualcosa di molto più intimo del sesso.
Quando dormi ti lasci andare, ti abbandoni completamente alla presenza di una persona di cui necessariamente devi fidarti molto.
"Devo andare", sussurro dandogli un bacio sulla fronte. Non abbiamo dormito molto, abbiamo parlato tanto fino ad addormentarci per pochissime ore prima che arrivasse il momento di dover andare via.
"Non ancora", mi afferra dai fianchi e mi fa stendere sul suo corpo.
"Piccolo", mugugno contro il suo petto. Non immagina quanto mi costi lasciarlo qui, non immagina quanto io mi senta incompleta senza di lui.
"Tu sei piccola, non io", mi stringe forte, ma la verità è che Damon Cooper è una specie di orsacchiotto gigante, ma sono sicura che non sia il caso di dirglielo.
"Devo andare sul serio", dico ma non riesco a staccarmi da lui. Ogni volta è sempre peggio, ho sempre paura della quantità di tempo che dovrà passare.
"Da sola non vai da nessuna parte", si alza sollevandomi con lui, non prima di avermi lasciato un bacio sulle guancia.
"Mi accompagni tu?" Mi allarmo. Mi piacerebbe passare altro tempo con lui, mi piacerebbe da impazzire ma non voglio che si esponga ad altri pericoli, sopratutto al mattino.
So che è stupido dopo quello che ho fatto io, ma spero non prendi in considerazione questa ipotesi.
"Esattamente", risponde risoluto, ma è molto lento in tutto quello che fa, come la sottoscritta.
"Damon, credo sia meglio se...",
"Cosa?" Mi avvolge fra le sue braccia facendomi dondolare con le gambe nel vuoto.
"Lo sai", nascondo il viso nell'incavo del suo collo. "So che ho fatto una cosa pericolosa ma..."
"Shhh", soffia, "non hai voglia di fare un giro su quella moto?"
"Tu sei pazzo", ridacchio scuotendo il capo. "Completamente".
"Non è una novità", torno con i piedi per terra, anzi entrambi torniamo con i piedi per terra in tutti i sensi.
"Dobbiamo proprio andare", sussurro, e lui mi guarda negli occhi per qualche minuto senza dire nulla.
Questi momenti resteranno sempre impressi nella mia mente, e ne avrò bisogno nei prossimi giorni.
"Andiamo, piccola", calca quest'ultima parola, e a me viene da sorridere.
I suoi modi mi faranno sempre sorridere.
Raggiungiamo il salone, tutti dormono oppure vogliono lasciarci questo momento tutto per noi.
Mi prende per mano e non la lascia fin quando non raggiungiamo la sua moto, ed è come tornare indietro nel tempo.
"Bella eh?"
"Come la ricordavo", lo abbraccio da dietro, lui mi sorride ancora prima di sfrecciare per le strade di Manchester all'alba di un nuovo giorno.Rodrigo's pov
"Sono andati via?"
Annuisco guardando fuori dalla finestra.
"Vuoi parlarne?"
"Dovresti essere tu quello preoccupato, tuo figlio scorrazza in giro per la città come se nulla fosse".
"Damon sa quello che fa", con la coda dell'occhio lo vedo avvicinarsi a me.
"Se lo dici tu", aspiro il fumo dalla mia sigaretta. Da quando ho sentito Piper non ho fatto nulla, mi sento di nuovo quel ragazzino di vent'anni che ha paura di qualcosa che non potrebbe fargli alcun male.
"Cosa vuoi fare con Piper?" Poi c'è Stefan che mi ricorda quanto faccia schifo come padre, ma infondo lo so già.
"Non lo so", le prime luci dell'alba ci abbandono, e mi chiedo cosa stia facendo. Se sta bene, se ha paura e se è stata felice di sentirmi.
"Invece lo sai, altrimenti non avresti fatto quella telefonata tenendomelo nascosto", mi rimprovera. Non l'ha digerito, ma non è un mio problema.
"Una telefonata è qualcosa di molto diverso da quello per cui pensavo di essere pronto", oramai anche il fumo non serve a nulla. Non mi calma come un tempo, e mi chiedo se esista ancora qualcosa che possa cancellare questo peso che mi opprime il petto.
"Non ho ancora capito se vuoi salvarla da sua madre oppure no", chiudo la finestra, e lo guardo.
"Certo che lo voglio", sbotto, "ma non è così semplice, e non so come fare".
"Dovresti richiamarla", ci guardiamo, ed è come se velatamente mi stesse dando un permesso che gli è più che dovuto.
Stefan ha cresciuto Piper, e nonostante i suoi errori, non le ha mai fatto mancare nulla.
"Si, dovrei farlo", sospiro pesantemente. "Anzi, dovrei farlo in questo preciso istante". Lo sorpasso sotto il suo sguardo perplesso, forse un po' impaurato per quelle che potrebbe essere le conseguenze di questa nuova parentesi di vita.
In pochi mesi è successo di tutto, è come se avessi vissuto più vite senza neppure rendermene conto.
"Non qui, Rodrigo. Non qui", mi ricorda ed io lascio cadere quel telefono sul divano come se scottasse.
"Hai ragione", scuoto il capo, "non ci sto con la testa". Non sono solito mostrare le mie emozioni, ben che meno con Stefan. In questo siamo molto simili, ma anch'io, come ogni essere umano, ho un limite e penso di averlo appena raggiunto.
"Andiamo", prende la sua giacca. "Ti accompagno dove sei stato la scorsa volta".
Non dovrei accettare, dovrei affrontare da solo questa cosa, ma non ci riesco.
Lo guardo, e spero sia abbastanza per trasmettergli quanto gli sia grato per questo gesto.
Io e Stefan siamo stati amici, poi nemici. Oggi non so cosa siamo, ma la è cosa più vicina ad un fratello.
Qualcosa che non ho mai avuto.
Stiamo per uscire di casa, quando per la seconda volta, ci troviamo di fronte un'altra persona: Jacky, e dalla sua faccia, i prossimi dieci minuti non promettono nulla di buono.
"Jacky", dall'espressione di Stefan comprendo che, come me, non si aspettava questa visita. "Cosa ci fai qui?"
Ha il viso rosso, sconvolto e sembra parecchio incazzata.
"Miss Morris", sputa quel nome in un modo che a me fa ridere, ma la smetto quando mi trucida con lo sguardo. "Prima o poi finirò in carcere a causa di quella stronza", urla e ci sorpassa entrando in casa.
Alzo gli occhi al cielo, ma Stefan mi fa cenno di aspettare.
Sbuffo ancora, sembra che questo appuntamento con Piper debba essere ancora rimandato.
"Raccontami cosa è successo", mi poggio con le spalle al muro, osservando una delle coppie, o ex coppia, più strana e problematica che abbia mai visto.
Si sono amati da morire, e penso che ancora oggi abbiano voglia di scopare.
"Si è presentata a casa mia, a casa mia", urla passandosi le mani fra i capelli.
Stefan non la interrompe durante il suo imbarazzante sclero. "E si sbaglia di grosso se pensa di avere il diritto di presentarsi da me a parlare mal di mio figlio".
"In che senso?" Le chiede.
La cosa si fa interessante, infondo sono sempre stato un amante del gossip.
"Mi ha chiesto di convincere Damon a lasciare Krystal, ti rendi conto?" Lei urla, e a me viene da ridere.
"Questa signora è davvero un'illusa", mi intrometto e mi avvicino a loro. "E che faccia tosta".
"Già", sbuffa, ed è davvero buffa. Per un attimo mi ha ricordato la ragazza cazzuta e forte che era un tempo.
Forte lo è ancora, ma su alcune cose si è rammollita proprio come il suo fidanzatino.
"Restiamo calmi", alzo gli occhi al cielo.
Non avevo nessun dubbio che Stefan avrebbe detto una frase simile. "Quella donna è eccessivamente apprensiva nei confronti di Krystal, e questa non è una novità, ma non è un nostro problema".
"Invece si, dal momento che mi ha sbattuto in faccia il fatto che Krystal non potrà mai adottare figli con Damon".
Inarco un sopracciglio. Questo discorso non ha alcun senso.
"Scusate, ma questi non sono problemi di quella vecchia". Stefan mi guarda male, credo che quella tipa gli piaccia, e rabbrividisco al sol pensiero.
"Se vorranno avere o meno figli, non spetta a lei deciderlo".
"Krystal ha un problema", continua Jacky. È un fiume in piena. "Un problema che riduce le possibilità di avere un bambino".
"Ah", non so che dire. Mi dispiace, quella ragazza non lo meritava.
"E l'adozione sarebbe una possibilità di diventare madre. Comprendo il senso di protezione verso il suo futuro, ma non proverei mai a convincere Damon su una cosa simile".
"Noi non faremo nulla", Stefan le posa una mano sulla spalla. "È la loro vita, Krystal è in grado di scegliere cosa e chi vuole".
"Le ho tirato uno schiaffo", confessa ed io d'istinto le faccio un applauso.
"Ha fatto bene", guardo Stefan. "Quella tipa è un'impicciona. Quella ragazza vuole Damon, i figli non sono indispensabili in una coppia, ma resto dell'idea che siano cazzi loro".
"Concordo", replica Jacky, ma i problemi non sono ancora finiti, quando si rende conto, che uno dei soggetti della nostra conversazione, non è qui dove dovrebbe essere.
"Damon?"
Io e Stefan ci guardiamo, ma trovo questo momento adatto per filarmela.
"A dopo", scappo letteralmente chiudendomi la porta di casa alle spalle.
Posso tollerare tutto, tranne un litigio familiare.
Allora mi rendo conto, ancora una volta, di dover affrontare mia figlia da solo.

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DESTINY (Sweet Vl.2)
RomanceIl passato è qualcosa a cui inevitabilmente l'uomo continuerà ad aggrapparsi, il presente riusciamo a viverlo solo se rappresenta quello che più desideriamo. Damon e Krystal continuano a desiderare e vivere la loro perfetta, magica e segreta esisten...