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«Co- come?», balbetto a mezza voce. Spero con tutta me stessa di aver capito male.

Jane si ricompone per guardarmi confusa. «Aiden? Non te l'ha detto?»

Scuoto il capo allarmata. Sento un ammasso nel mio petto, mentre ripenso alle sue parole. Jane abbassa lo sguardo sul suo bicchiere.

«È stato Aiden a trovarla. Pensavo lo sapessi.»

«N- no», riesco solo a balbettare, mi porto una mano davanti alle labbra.

Aiden ha trovato sua madre dopo che questa si è uccisa e io non ne sapevo nulla. Realizzo che ciò che Aiden mi ha raccontato su di sé è solo la punta dell'ice Berg. Mi sento insignificante, inutile, so che è egoista da dire, ma vorrei me ne avesse parlato.

«Non ne ha parlato con nessuno. Lo hanno trovato immobile davanti a Margaret», Jane scoppia a piangere e io vorrei solo fare lo stesso. «A quanto fare era paralizzato per la paura- non te ne ha parlato?»

«No.»

La stringo in un abbraccio e lei risponde con forza. Questa famiglia è distrutta. Aiden è distrutto.

Quando scegliamo l'abbraccia resto in silenzio a ragionare su quello che Jane mi ha appena detto, non so se riuscirò a non parlarne con Aiden.

«Vuoi andare da lui?», mi domanda comprensiva, mentre si asciuga le lacrime. Pensandoci, è tutto ciò che voglio adesso.

«Forse dovrei aspettare domani.»

«Cara, lo vedo che sei sconvolta. Non ti biasimo se hai bisogno di parlare con mio nipote adesso.»

Jane è così comprensiva... Non ho idea di come faccia a sopportare la perdita di una sorella e l'abbandono di un marito.

Si alza in piedi e mi fa cenno di fare lo stesso. Mi accompagna all'uscita.

«Non so neanche dove siano», le spiego a mezza voce, ma lei mi rassicura con una mano sulla spalla.

«La palestra è alla fine di questa strada sulla destra. Non ti ci vorrà molto per raggiungerla.»

Indosso le mie scarpe e lei mi apre la porta, come se volesse più lei che io vada a parlare con Aiden.

Non so cosa dire, ma lei mi precede. «Ci vediamo presto, Juliet. Organizzeremo qualche altra cena, d'accordo?», propone, un filo di tristezza nella sua voce.

«Cer-certo. Quando vuoi», l'assicuro e ci scambiamo un ultimo abbraccio. Non pensavo una cena di famiglia potesse degenerare così velocemente.

Quando Jane chiude la porta d'ingresso mi volto verso le scale per uscire sulla strada. Nel momento in cui svolto a destra i miei pensieri si intrecciano l'uno con l'altro. Non posso forzare una persona ad aprirsi con me, tanto meno a proposito della madre morta, ma forse ciò che voglio da Aiden adesso è solo sapere che non è ancora tormentato.

Come non potrebbe esserlo? Penso alle parole di Jane: non molti riescono a trovare il corpo morto della madre e superare il trauma. Aiden ha superato il trauma? Per quanto mi voglia rispondere di sì non posso farlo, non con certezza.

Quando arrivo alla fine della strada alzo lo sguardo per notare un magazzino che dà l'aria di essere una palestra. Quando spingo sulla porta d'ingresso questa si apre e così entro in silenzio. Come previsto il magazzino è molto spazioso e c'è un ring apposto nel mezzo, altri attrezzi collocati intorno.

È vuoto, ma sento in lontananza dei tonfi e decido di seguirli in speranza di trovare Aiden. Spero che Joe ci voglia lasciare da soli per parlare.

Parlare di cosa? Sai pure te che nominando la madre Aiden probabilmente perderà le staffe.

Quando svolto l'angolo lo trovo come previsto; ha il torso nudo sudato e con le nocche bendate sta prendendo con forza a pugni un sacco. Con troppa forza... Non trovo Joe nei paraggi, il ché mi tranquillizza.

Fortunatamente non devo dire nulla, che Aiden mi nota con la coda degli occhi. Si blocca confuso per voltarsi col fiato pesante. «Ju. Che ci fai qui?»

Vorrei partire subito con la domanda cruciale, ma sono a conoscenza che sarebbe un passo falso. «Volevo-volevo solo sapere coma sta andando», balbetto, ma non so mentire.

Aiden si massaggia le nocche bendate e inclina il capo. «È successo qualcosa con mia zia? Perché non stai più con lei?»

«Non è successo niente. Mi ha solo mandata da voi per chiamare Joe», mento.

Non so perché sto girando talmente tanto intorno a questa cosa, ma sto vedendo Aiden in un altro modo adesso.

«Invece è successo qualcosa», contraddice.

Devo dire qualcosa, ma senza arrivare dritta al punto. «Mi ha detto di suo marito. Perché non me ne hai parlato?» Non ha senso che glielo chieda.

Aiden si irrigidisce, poi si volta verso il sacco. «Avrei dovuto dirtelo?»

«No-cioè sì.»

«Perché? È così importante?», mi domanda irritato. So che probabilmente sta pensando che sto nominando lo zio per criticare Jane.

Scuoto la testa, confusa. «No. Non capisco però perché tu non me ne abbia voluto parlare.»

«Perché non ne ho visto un motivo. Perché ne stai facendo un dramma?», mi domanda seccato, prima di lasciare due pugni sul sacco. Dovrei continuare?

Mi avvicino a lui per affiancarlo e lui si ferma sospirando. Riporta lo sguardo sul mio viso.

«Non voglio drammatizzare. Voglio solo che tu ti apra con me», gli confesso dispiaciuta, ma lui non si scuote. Tiene la mascella serrata.

«Mi sono aperto con te.»

«Non è vero, Aiden.» Non voglio costringerlo ad aprirsi, ma ho bisogno di ricevere una reazione da parte sua.

Lui socchiude le labbra. «Quando non mi sono aperto con te?», chiede a denti stretti.

Riconosco dal suo sguardo freddo che riconosce a cosa voglio arrivare.

«Sai cosa.»

«No. Voglio sentirtelo dire.»

«Perché?»

«Ju. Dimmi cosa vuoi sapere, porcaputtana.»

«Non mi hai raccontato tutto... di tua madre», sussurro, tentando di mostrargli la mia comprensione. Ma tutto ciò che fa è voltarsi verso il sacco per riprenderlo a pugni.

Stavolta con più forza, abbastanza perché il sudore gli goccioli dalla fronte. «Te ne ha parlato mia zia?»

«Sì.»

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