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Fatico a non fare dei versi di rabbia, mentre resto seduta sul sedile. Pensavo che Aiden avrebbe lasciato da parte il suo ego invece è ugualmente maleducato e rude a prima.

Non sono arrabbiata per il fatto che abbia letto i miei messaggi, d'altronde non ho nulla da nascondere, ma è la sua reazione esagerata che mi ha spiazzata.

«Pensi di venire quindi domani sera?», mi domanda Nate senza distogliere lo sguardo dalla strada.

Lo guardo confusa, mi sono persa gli ultimi cinque minuti in cui stava parlando. «Cosa?»

«In discoteca. Ci vieni?»

«Ah. Dipende.»

«Da cosa?», insiste.

Non so cosa rispondergli, veramente ho risposto in quel modo solo perché il mio cervello ha voluto automaticamente inventarsi una scusa per non andare.

Smettila. Non devo interrompere i miei propositi di questo semestre solo perché sono tornata insieme ad Aiden. E poi sono curiosa di vedere una discoteca da dentro. «Lascia stare. Penso di venire», dico in conclusione.

«Perfetto. Abbiamo tutti bisogno di farci una bella bevuta.»

Sorride soddisfatto. Adesso che ci penso venerdì non ho lezioni, quindi se domani dovessi uscire non dovrebbe essere un problema così grande.

«Viene pure Aiden?», mi domanda Nate.

Non voglio parlare di Aiden adesso, non dal modo in cui ha parlato di lui prima. Sa essere così scortese a volte...

Faccio spallucce. «Non lo so. Forse.»

«Ah. Ok.»

Voglio prendere il telefono per vedere se Aiden ha deciso di cedere e scusarsi per il suo comportamento, ma mi accorgo di aver dimenticato il telefono in stanza. «Dannazione...»

«Tutto bene?»

«No, ho dimenticato il telefono al dormitorio.»

«Devo tornare indietro?»

«No. Non ti preoccupare», lo assicuro. «Lo prenderò dopo la lezione.»

Non voglio rischiare di arrivare in ritardo a lezione, e poi quanto sarò difficile stare senza telefono per questa mattina?

E se Aiden dovesse cercarmi? Zitta, dovrà trovare un altro modo per farsi perdonare.

Nate parcheggia a un isolato dall'università, così in due minuti entriamo dall'ingresso. Lui deve andare alla classe di ingegneria dall'altra parte dell'edificio, così ci salutiamo all'ingresso.

Sento ancora un pizzico di rancore nei confronti di Aiden; per lui la gentilezza è solo un metodo per portarsi le persone a letto. Non che lui ne fosse la prova...

Quando entro in classe ormai già metà degli studenti sono seduti sui loro posti, così mi affretto a sedermi sul mio. Tiro fuori il necessario per seguire la lezione e aspetto l'arrivo del professore.

Entra in aula cinque minuti dopo per iniziare la lezione senza indulgenze. Cerco di seguire il più possibile fino alla fine della lezione. Ammiro con soddisfazione gli appunti che mi sono fatta per poi metterli in borsa e prendere questa in spalla.

Ho intenzione di passare per la mia stanza prima di andare a prendermi qualcosa da mangiare.

«Buona giornata, professore», lo saluto prima di uscire.

Lui mi guarda col solito fare severo, ma ricambia con un: «Altrettanto.»

È pauroso quanto assomiglia a mia madre. A proposito di mia madre; stasera devo ricordarmi di chiamarla o impazzirà. Non so se sono pronta a parlarle di Aiden però, anche se so che a un certo punto dovrò farlo.

Esco dall'aula con la borsa in groppa, ma rallento il passo quando vedo Aiden appoggiato al muro.

Mi viene incontro, sono contenta che la sua espressione non è tesa come stamattina.

«Ti sei dimenticata il telefono a casa- così ho pensato di portartelo», mormora.

«Ah. Grazie.»

Mi porge il mio telefono e lo prendo. Non capisco se questo sia un modo di scusarsi o cercare di evitare di farlo.

Abbassa lo sguardo in cerca di parole. «Ju, scusami per stamattina», dice, lo vedo che è davvero dispiaciuto.

Sono sollevata, perciò gli sorrido. «È tutto apposto.»

«Non voglio più litigare.»

«Neanche io. Però devi fidarti di me se ti dico che è un semplice passaggio», lo raccomando. Mi prende il viso tra le sue mani, ma non si rilassa.

«Mi fido di te, Ju. È degli altri che non mi fido.»

So che si riferisce a Nate, ma non ne capisco il motivo. Forse dovrei lasciare perdere, in fondo lui conosce il nuovo Nate meglio di me.

Mi allungo per posare le mani sul suo petto e baciarlo con delicatezza. Le sue labbra affondano nelle mie, ma ci allontaniamo subito, essendo nell'università.

«Smettila di preoccuparti così tanto, Aiden.»

«Ci proverò, Ju. Te lo prometto. Andiamo?»

Mi lascia un casto bacio sulla fronte e mi fa cenno di uscire. Mi prende sotto braccio e usciamo dall'ingresso.

Posso vedere il modo ambiguo con cui la gente ci guarda, ma né ad Aiden e né a me interessa davvero. So che dobbiamo sembrare una coppia ambigua, ma non è un problema mio.

Ci avviamo verso il prato, quando si schiarisce la voce: «Non posso dormire da te stanotte, Ju.»

«Perché?», gli domando dispiaciuta. Ci sedemmo sull'erba, accanto ad altri gruppi di studenti.

«Perché ho promesso a Joe di accompagnarlo in un posto.»

«Ah. Dove andate?»

«Non lo so, deve decidere lui.»

«Sei quasi carino», lo prendo in giro.

Mi fulmina con lo sguardo.

Non mi piace l'idea che non dorma con me stanotte, ma d'altronde sono giorni che non dormo da sola nel mio letto singolo. Mi avvicino a lui per regalargli un sorriso comprensivo.

«E va bene. Dovrò vedermi un film da sola.»

«No, dai, aspettami per farlo. Dobbiamo ancora iniziare Die Hard», mi scongiura e ride allo stesso tempo. Chi glielo dice che odio quella serie?

«Hmm. Allora dovrò trovare qualcun altro... forse qualche vicino disponibile», lo provoco divertita.

La sua espressione è impagabile, è diventato serissimo. «Non dirlo neanche per scherzo.»

«Guarda come ti sei offeso», lo canzono divertita, lui alza gli occhi al cielo. È adorabile quando arrossisce, sembra un'altra persona.

«Scusa se ti voglio solo per me, piccola.»

«Sei scusato.»

Si avvicina e strofina il naso con il mio per baciarmi. La sua mano si posa sulla mia mascella per avvicinarmi delicatamente a lui e io affondo la mia nei suoi ricci delicati.

Anarchia 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora