XXXIX

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«Sono sempre più convinto che lasciarti venire qui sia stata una pessima idea.»

Dietro di lui si udì uno sbuffo scocciato. Pur essendo impegnato ad analizzare lo spazio circostante, Aaren non aveva bisogno di voltarsi per sapere che Victoria lo stesse incenerendo con lo sguardo.

«Come se avessi bisogno del tuo permesso!», borbottò la ragazza tra sé e sé, ma alzando la voce quel poco da permettergli di sentirla. Inspirò bruscamente, e Aaren capì che lei avesse appena gonfiato il petto e incrociato le braccia sotto il seno. Negli ultimi giorni aveva studiato così attentamente il modo in cui le sue emozioni si concretizzavano nei più piccoli movimenti del corpo, da averli stampati nella propria memoria. «In tutta onestà, se non avessi accettato di portarmi con te, ti avrei pedinato per tutto il tempo.»

Aaren lo sapeva, dannazione. Quella femmina era tanto testarda quanto irritante e, per sua sfortuna, lui era l'unico di cui Neal si fidava per tenerla al sicuro. Che il suo migliore amico avesse un debole per quel peperino dai capelli rossi era ormai palese, e il fatto che lei si fosse impuntata nel voler accompagnare Aaren durante i suoi sopralluoghi complicava tutta la situazione più di quanto fosse necessario. Non sapeva cosa fosse successo un paio di giorni prima, quando avevano avuto modo di presentarsi, ma con quel breve scontro di parole e, poi, la consapevolezza di poter condividere il peso della preoccupazione per Lilian, avevano instaurato tra di loro uno strano legame di fiducia. Forse, quella era una delle ragioni per cui lei si fosse così intestardita a voler seguire proprio lui. Un'altra era che, per un qualche motivo a lui sconosciuto, Victoria si stesse impegnando con tutta se stessa ad ignorare Neal e i suoi sguardi.
Aaren l'aveva capito, ma aveva deciso di non impicciarsi: non era compito suo far notare a Victoria il modo in cui brillassero gli occhi dell'Alpha quando si posavano su di lei, e non era suo dovere nemmeno rivelare a Neal che, nel momento in cui voltava il capo nella direzione opposta alla sua, lo sguardo della ragazza scivolava nuovamente verso di lui, veloce e furtivo sotto le lunghe ciglia ramate.

In ogni caso, Aaren aveva finito con il trascorrere gli ultimi due giorni con la voce di Victoria che gli rimbombava nelle orecchie, mentre lei lo tempestava di domande. Prima o poi, la sua testa sarebbe scoppiata insieme alla sua pazienza.

«Allora...» iniziò lei, avvicinandosi di un paio di passi, quel poco che le permise di camminargli accanto. Il tono con cui pronunciò quell'unica parola rendeva la sua voce più bassa del solito, come se stesse per fargli una confidenza o, molto più probabilmente, considerata la persona che aveva davanti, stesse cercando di convincerlo a rivelarle i suoi segreti. Ovviamente, Aaren sapeva cosa gli stesse per chiedere. Ad essere sincero, era piuttosto sorpreso che lei avesse aspettato ore intere, prima di provare a carpirgli le informazioni che desiderava. «Com'è andata la riunione di ieri?»

Aaren soffocò la risata divertita che stava cercando di fuoriuscire dalle sue labbra. «Non vuoi saperlo davvero.»

«Sì, invece. Perché te l'avrei chiesto, altrimenti?»

«Perché speri che io cada nella tua trappola e ti dica tutto il resto. Cosa che, mi sembra abbastanza ovvio, non farò.»

Victoria espirò pesantemente. «Mi credi davvero così manipolatrice?»

Si voltò nel momento esatto in cui lei si portò una mano al petto con aria eccessivamente teatrale, e lo guardò negli occhi. Aaren alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
«Sinceramente, sì.»

Victoria strinse le labbra, come se lui l'avesse appena ferita, ma dall'espressione corrucciata del suo viso, Aaren capì che in realtà stava riordinando i pensieri per lanciargli l'ennesima provocazione.
Decise di parlare prima ancora di sentirla.

Moon Mates - Luna NuovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora