86. Cotone

6 2 0
                                    

Jungkook's pov

Avevo imparato a vivere appieno ogni ora, ogni minuto, ogni istante, in un modo che fino a quel momento non ebbi mai la capacità di fare, forse per mancanza di coraggio, o forse per la stupida idea che tutto potesse seguire una linea più o meno tranquilla, nonostante i momenti in cui lo era “meno” erano decisamente di più.

Per rendermene realmente conto, però, dovetti rischiare di perdere mia moglie, l'amore della mia vita, di vederla soffrire e non poterla aiutare, di toccarla ed aver paura di farle del male, di guardarla negli occhi e non sapere se dopo qualche ora li avrebbe avuti ancora aperti.

“Spostati più-” mi mordicchiai il labbro, decidendo la posizione più comoda per iniziare quello che ormai era diventato un lavoro a tutti gli effetti, a cadenza di ore “più a destra”

“Così?”

“E girati un po'”

“E' deformazione professionale la tua – dato che sembra che mi stia per dipingere – o la mia che lo penso?” ridacchiò, prendendo la posizione che le dissi di prendere, perfettamente, nonostante non fossi stato per niente chiaro.

“Oh, tu sei arte anche quando non ti dipingo” dissi sinceramente, con un tono melodrammatico che fece sogghignare anche me, perché mi sentii un pittore ottocentesco che corteggia la propria dama “Chissà quante altre sfaccettature di te conoscerò negli anni...”

“Spero che questa sia la peggiore” si spostò i capelli con una mano, spostando poi il braccio per permettermi libero accesso al suo fianco.

“Stanno migliorando...” sussurrai tra me e me, sfiorando la pelle che ricopriva le sue costole con una delicatezza tale da non sentirla nemmeno, quasi, al tatto “Comunque, abbiamo decisamente un'idea diversa di «peggiore»... questa potrebbe anche essere la migliore: dipende dalla prospettiva con la quale guardi” spiegai, imbevendo una spugna in una ciotola di acqua calda, per passarla sui lividi e sulle ferite sul suo addome “Fa male?” domandai a bassa voce, e lei scosse la testa delicatamente, permettendomi così di continuare “Ad esempio, secondo la mia prospettiva, ogni tua sfaccettatura è la più bella con cui io possa avere a che fare... certo,” la mia lingua finì tra le mie labbra per concentrarmi, prima di ricordarmi di dover proseguire con il mio discorso, prima di dimenticarlo “è normale che io ti preferisca come sempre, ma solamente perché so che stai bene... non è un fattore estetico”

“Credo che solo tu possa pensarla così” si leccò le labbra e sorrise tranquillamente, poggiando la testa al muro dietro di sé, per permettermi di proseguire con il mio lavoro “Hai una strana fissazione per il mio pallore, i lividi, e altre cose poco convenzionali”

Alzai lo sguardo su di lei, fermando il lavoro delle mie mani, e la scrutai attentamente, constatando che, forse, non avesse poi tanto torto. Amavo quel tono stanco che potevano dare la pelle chiara o le occhiaie, la rendevano umana, meno riconducibile ad una qualsiasi divinità greca, ma non era quello il momento in cui la sua apparente debolezza la rendeva più desiderabile ai miei occhi, non potevo permettermelo.

“I lividi solo quando escono fuori per colpa mia” risposi solamente, con una punta di ironia sulla lingua ed un sorriso sghembo sulle labbra, mentre con del cotone inumidito nel disinfettante, cominciai ad accarezzare delicatamente le sue ferite, sperando di non farle male, per quanto fosse possibile. Alzai poi lo sguardo sul suo, pensando che forse le mie parole fossero state fraintese, che non fossero state adatte ad un contesto come quello, ma ridacchiai nel vederla sorridere complice come sempre, “Sono più piccoli e non ti fanno male...” aggiunsi poi, con tono quasi innocente, alzando immediatamente lo sguardo sul suo, quando gemette per il dolore, a causa di una goccia di disinfettante su una ferita ancora non del tutto chiusa, pensando che distrarla fosse il modo perfetto per non farla focalizzare sul dolore.

 𝘏𝘖𝘛𝘌𝘓 𝘉𝘓𝘈𝘊𝘒 𝘔𝘖𝘛𝘏 // 𝔧𝔢𝔬𝔫 𝔧𝔲𝔫𝔤𝔨𝔬𝔬𝔨 ✔️Where stories live. Discover now