20. Tanti auguri a me - pt. 2

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«Mostro, eccoci qui» esclamo, entrando nell'alloggio di Dominic.

Vanessa è dietro di me, ma esce subito allo scoperto. I suoi occhi brillano da quando mi sono presentata a casa sua per riferirle la buona notizia. Adesso, però, l'insicurezza la sta aggredendo: dovrà affrontare Dominic e sa che, probabilmente, questa è l'unica occasione che le rimane per cercare di aggiustare il loro rapporto.

Lui è in piedi, al centro del salotto. Braccia incrociate al petto e il suo, ormai, immancabile volto corrucciato. Spero che le permetterà realmente di poter parlare.

«Piantala di chiamarmi in quel modo» mi dice. Me ne frego.

«Allora io vi lascio da soli!» Avverto una fitta lancinante alla pancia. Credo che dovrò correre in bagno. «Dominic, intanto potrei... utilizzare il tuo bagno? Scusatemi, ma stamattina a colazione ho bevuto del latte fresco e una tazza di camomilla. Penso che il mio intestino non riesca a reggere certi miscugli...»

Vanessa scrolla la testa. «Oh, succede spesso anche a me. Ho uno stomaco molto delicato e non posso permettermi di mangiare qualsiasi cosa, specie fare combinazioni strane.»

«Che schifo, eh?» mi lamento.

«Dobbiamo discutere di intestini?» Dominic ci interrompe scocciato. «Conosci la strada, muoviti.»

Tiro uno sbuffo rumoroso, il suo tono mi urta il sistema nervoso. Comunque mi dirigo velocemente in bagno, non senza prima avergli lanciato uno sguardo di avvertimento. Voglio che mantenga la sua parola.

Esco dal bagno dei Martinez circa dieci minuti dopo o qualcuno in più. Ora sto veramente meglio. Non so se sia opportuno tornare nel mio alloggio per farli restare completamente soli o fermarmi e controllare che non scoppi una lite tremenda. Ma la prima ipotesi sarebbe la più corretta, quei due potrebbero trattenersi se avessero la consapevolezza della mia presenza che li ascolta in un angolo della casa.

Nel frattempo mi avvicino cauta per vedere a che punto sono, mentre ero seduta sul gabinetto non riuscivo a sentire praticamente nulla. Mi incollo contro il muro e sbircio curiosa dal corridoio il salotto alla mia destra, dove Dominic e Vanessa stanno ancora parlando. Hanno già iniziato a discutere.

«Hai fatto tutto tu, Vanessa» dice lo scarto umano. Si è spostato di mezzo centimetro dal centro.

«Sto rimediando.» Lei è avvilita. «Ho raggiunto mio padre fin qui perché volevo assolutamente incontrarti e chiederti scusa. Perché non comprendi il mio gesto?»

«Pensi sempre che ogni cosa si possa risolvere in questa maniera. Non basta dire che ti dispiace, non è così che sistemerai la situazione!»

«Come posso farlo, allora? Come posso farmi perdonare da te se non fai che allontanarmi? Hai eretto una barriera che non posso abbattere da sola se non muovi un passo anche tu!»

«Non hai capito.» Percepisco che Dominic sta perdendo la pazienza. Sono pronta a intervenire se dovesse alzare la voce. «Non m'interessa dell'impegno che ci stai mettendo: io non ho intenzione di recuperare nessun tipo di rapporto con te.»

Questa affermazione punge più dolorosamente di un ago sulla pelle. Vanessa, infatti, si sta sforzando di reprimere il dolore delle sue parole per perseguire il suo obiettivo.

«Io non ti credo» risponde con un filo di voce. Accorcia lo spazio che li separa che non è tantissimo. «Non credo che tu non provi più niente per me.»

«E' così» ripete lui.

Vanessa annulla la loro distanza. Appoggia le braccia sulle spalle di Dominic e si sporge verso le sue labbra per baciarlo.

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