1. Vita sulla luna

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Sono comodamente sdraiata sul divano a pancia in su, intenta a leggere Anna Karenina di Tolstoj. Il libro che stringo fra le mani è piuttosto datato, l'ho preso in prestito dalla biblioteca qualche giorno fa ed è un'edizione del 2020. Alcune pagine si sono ingiallite con il tempo, purtroppo. Ma io amo i vecchi libri. 

Mia zia Altea non comprende mai il motivo per cui non legga i libri digitali come qualsiasi persona normale. Quando mi ha visto tornare con l'ennesimo libro cartaceo – mucchio di fogli ammuffiti e preistorici come li definisce lei – ha sbuffato, dicendo "ma quanto sei retrò!" strascicando la vocale accentata, mentre alzava i decibel della voce senza alcun senso.

La mia risposta è stata semplice: innanzitutto la normalità è un concetto relativo, no? Possibile che non sia ancora un dato di fatto nel 2099? Anche Albert Einstein lo aveva detto. No, forse lui aveva parlato di relatività generale – che, onestamente, non so nemmeno cosa sia – e che l'energia faceva qualcosa con la massa, e quest'ultima con la velocità della luce e comunque ora chi se ne frega.

In secondo luogo, i libri sono la mia vita. Il mio futuro. E i classici del passato sono i migliori. Soprattutto quando si ha la fortuna di poterli leggere attraverso un libro cartaceo. Ormai si è espanso l'impero delle biblioteche digitali da alcuni anni ed è un lusso poter sfogliare delle vere pagine con le proprie mani anziché mediante il touchscreen di uno schermo.

Lo smartwatch che ho sfilato dal polso e che ho appoggiato sul tavolino di vetro accanto al divano inizia a emettere un sonoro bip. Allungo il braccio per afferrarlo, senza staccare lo sguardo dalle parole del testo. Riesco a prenderlo, ma quando cerco di portarlo verso di me, urto la tazza di caffè che sta lì vicino.

Il contenuto bagna tutto il pavimento sotto le gambe del tavolino. Merda. Se non pulisco il disastro prima che torni mia zia, dovrò sorbirmi un'altra delle sue ramanzine sul fatto che sono maldestra e bla bla bla.

Ma il mio orologio non ha smesso di riprodurre il continuo bip perciò la prima cosa che faccio è capire chi mi stia chiamando. Schiaccio l'icona della cornetta sul piccolo display e all'esterno del mio smartwatch si materializza una schermata virtuale dalla forma quadrata, dentro la quale riconosco il volto accigliato di Roxane.

«Quanto devo aspettare prima che tu ti degni di rispondermi?»

«Mi è caduto il caffè sul pavimento, cazzo.»

«Immagino che non sia colpa mia, giusto?»

«Oh, certo che no.» Le lancio una frecciatina che lei ha già recepito.

«Uh, dai, dovresti ringraziarmi per avere interrotto qualsiasi cosa tu stia facendo. Perché di sicuro, indubitabilmente, ovviamente e prevedibilmente, stavi leggendo uno di quei tuoi noiosi libri...» Imita uno sbadiglio.

«Che vuoi, Rox?»

«Vieni all'amministrazione. Ho bisogno che tu mi sostituisca per dieci minuti. Sai, oggi è il giorno delle consegne e ho già intravisto Lucas entrare nella centrale, aveva almeno una ventina di pacchi da scaricare. Vorrei dargli una mano, insomma.»

«E indossa la divisa super aderente dell'ultima volta, immagino.»

Il sorriso malizioso di Roxane è sempre più evidente. Come se non la conoscessi, quella matta. Mi sta chiedendo di sostituirla per correre dietro al futuro padre dei suoi figli – come lo definisce lei – e le concedo questo favore da un mese, ormai. Benché il bellimbusto dai muscoli spaziali la consideri soltanto una triste e umile impiegata e Rox lo sa

Casomai ve lo stiate domandando: sì, sono vietati questo tipo di giochetti sul posto di lavoro. Ma io e Roxane, oltre ad essere migliori amiche, siamo una squadra e nutriamo un amore profondo per il rischio. E poi, Lucas è un vero schianto, cavolo.

Your Galaxy Bodyguard (since 2099)Where stories live. Discover now