Parte 2

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Una mattina, andai ad aiutare Tanizaki e Naomi con le compere di scorte alimentari che il signor Ranpo aveva finito, ma il signor Dazai sbucò dal nulla e mi trascinò a compiere una qualche ingrata missione. Mi ritrovai in uno dei vicoli poco raccomandabili di Yokohama e mi accorsi che non ero il solo ad essere stato portato lì controvoglia. Akutagawa se ne stava appoggiato al muro, coprendosi la bocca con la mano per l'odore forte del lugubre posto che avevamo dovuto raggiungere. Appena mi vide accennò un'espressione disgustata e infastidita, poi però fissò il signor Dazai e abbassò lo sguardo. Non mi era stato ancora detto perché ero lì, tantomeno lo sapeva akutagawa.
- oggi farete una cosa per me!
- la port mafia non sarà sicuramente d'accordo a farmi collaborare di nuovo con la tigre mannara.
- ho già contattato il tuo capo, gli sta bene.
- non è possibile! - disse akutagawa infuriato e sbigottito.
- ciò che dovete fare è negli interessi comuni di entrambe le nostre organizzazioni, Mori non si è potuto rifiutare.
- il boss non lo farebbe, sa che voi non siete disposti a fare ciò che serve.
- per ciò che serve intendi uccidere, vero? - chiesi più che arrabbiato.
Il signor Dazai mise fine alla lite sul nascere, poi ci spiegò dilungandosi meno del solito cosa dovevamo fare: era un piano semplice in realtà, dovevamo pedinare un uomo, o una donna, non conoscevano ancora la sua identità, il signor Dazai ci disse che ci stava lavorando lui stesso. Ci liquidò dicendoci che ci avrebbe contattati entro la fine della settimana.
Scomparve salutando con il suo solito sorrisetto divertito e poi mi rivolsi ad akutagawa, ormai di spalle.
- senti, se le nostre organizzazione vogliono che collaboriamo, lo farò, ma tu devi promettere che finché lavorerai con me, non si uccide nessuno.
- pensi di darmi ordini, tigre?
- no, voglio solo che tu capisca che non starò alle tue regole crudeli.
Akutagawa mi ignorò completamente, sentii il suono della sua tosse soffocata allontanarsi e mi sedetti a terra un secondo. Perché affidare a me e a quell'incosciente una missione che chiunque avrebbe potuto svolgere? Tanizaki sarebbe stato più adatto ad un pedinamento, addirittura un membro della mafia poteva cavarsela meglio di noi due... saremmo stati anche bravi nel combattimento, ma non eravamo affatto in grado di seguire silenziosamente per chissà quanto tempo un obiettivo non identificato. Anche se mi costa ammetterlo, io ed Akutagawa funzioniamo come accoppiata vincente, ma non quando non c'è da usare i pugni.
Riflettendo sulla richiesta particolare del signor Dazai, mi avviai verso l'agenzia, per dare una mano a Ranpo. Lo aiutai a risolvere un crimine classico da quartiere malfamato, come l'aveva definito lui. Il mio aiuto in realtà fu inutile, portai le scorte di cibo che a quanto diceva lo aiutavano a pensare. In serata, io, il signor Ranpo e la dottoressa Yosano, portammo le prove raccolte al signore Poe, che ultimamente era molto più avvezzo alla collaborazione. Io tonrnai a casa e lasciai i tre a scolarsi una bottiglia di sake, rammaricandomi per il povero procione affamato che sarebbe rimasto senza cena.
Mi soffermai a guardare la luna mentre passeggiavo, tirai fuori un artiglio della bestia e mi lasciai fare compagnia da lei. Da quando sono entrato all'agenzia, mi capitava spesso di sentirmi in quel modo, proprio perché avevo delle persone care, mi sentivo solo quando non c'erano, probabilmente ero terrorizzato dall'idea che potesse capitargli qualcosa.
Il mattino seguente aiutai il signor Kunikida a mettere in ordine l'agenzia, di notte sembrava esserci stato un furto innocuo. Il presidente però si preoccupò ugualmente e ci convocò per una riunione, ma ne uscì fuori tutt'altro, ovvero che il signor Dazai non rispondeva alle telefonate da un po' è che l'ultimo ad averlo visto ero io.
Quest'ultimo non rispose per altri due giorni e la nostra preoccupazione aumentò esponenzialmente, ma poi, un ombra demoniaca che conoscevo fin troppo bene si introdusse nell'agenzia.
- tigre mannara, seguimi - disse scaraventandomi giù dal palazzo.
Gridai ai membri di non preoccuparsi e che probabilmente era nei piani del signor Dazai, non mi sbagliavo, mi aspettava al porto.
- atushi! Ho contattato un mio vecchio amico al governo, ci ho messo un po' ma ho recuperato le informazioni. Vi sarete certamente preoccupati, ma lavoro meglio senza cellulare così l'ho gettato via. Ho incontrato Akutagawa al porto e gli ho detto di portati qui, sarebbe stato più veloce di me con la sua bestiolina! - disse ridendosela come al solito.
- signor Dazai, il presidente si è preoccupato e il signor Kunikida non vede l'ora di picchiarla, o così ha detto.
- quasi invidio la vostra missione. la persona che dovete seguire è lei, si chiama Jane Austen - disse porgendoci una fotografia.
- per quanto dobbiamo seguirla? - chiesi io.
- finché non scoprite qualcosa.
- credo di non aver chiaro l'obiettivo della missione - dissi imbarazzato e confuso.
- ma certo mio caro Atushi, non ve l'ho spiegato! Seguite questa donna fino a quando non vi dirò di smetterla e non fatevi mai vedere, mai! Giorno e notte, senza sosta, chiaro?
Guardai per un attimo il viso del mio capo, ma non vidi cenni che stavano a indicare la speranza di poter avere altre informazioni, Akutagawa annuì e si avviò lontano.
- beh Atushi? Seguilo avanti!
- signor Dazai, che ha fatto questa donna?
- se perdi di vista Akutagawa non lo saprai mai.
Mi sbrigai a seguire quello che per chissà quanti giorni avrei dovuto chiamare collega, poi provai a chiedere a lui se aveva delle informazioni in più, ma il suo silenzio mi fece capire che ne sapeva quanto me. L'unica cosa che aveva più di me, era il luogo dove l'avremmo trovata. Alloggiava in un hotel di lusso su una strada principale della città, prendemmo un auto che provai a insistere per non rubare e vi ci mettemmo dentro.
Lui al posto del guidatore, io accanto. Era uscito un paio di volte e aveva perlustrato la zona grazie a rashōmon. Ormai sapevamo in che stanza fosse, così con un l'aiuto della vista acuta della mia tigre, la tenevamo d'occhio. Non ci eravamo scambiati nemmeno una parola, mentre combattevamo era più semplice parlare, incredibile ma vero. Durante la notte, mi venne una fame tremenda, così lasciai Akutagawa a controllare mentre cercavo qualcosa da mangiare, chiesi più volte se aveva fame, ma ottenni solo altri silenzi.
Mentre mi allontanavo alla ricerca di qualcosa che potesse saziarmi, una rabbia irrefrenabile mi pervase e diedi un calcio ad un cassonetto, rompendo un pezzo di marciapiede. Ringraziai l'oscurità della notte e mi domandai come faceva quel ragazzo a far crescere in me una tale rabbia. Trovai un distributore automatico e presi tante schifezze da mettere da parte, per mangiare qualcosa di sostanzioso mi presi un panino farcito abbondantemente. Tornai in macchina e mi sedetti mentre mangiavo, poi tirai fuori il panino in più che avevo preso per Akutagawa.
- tieni, ti verrà fame se non mangi nulla.
- l'hai avvelenato?
- non lo farei mai, anche se si tratta di te.
Mangiò quel panino con una tale fame che avevo quasi paura mi staccasse un dito per saziare anche la sua bestia. Avevo percepito stupore quando tirai fuori il panino per lui, non si aspettava che gliel'avessi comprato.
- secondo te perché dobbiamo seguirla?
- e che ne so? Non mi interessa.
- davvero? Non sei curioso?
- sono abituato alla mafia, li non sai quasi mai perché fai una determinata cosa, li le cose si fanno e basta, senza mai fare domande.
- capisco, hai sete?
- dammi qua!
Il cibo ci mise sonno, ma non potevamo dormire. Anche se il mio compagno non lo diceva, sapevo che era abituato a non dormire, le sue occhiaie parlavano al suo posto.
- dormi, tigre mannara, la smetterai di farmi domande ed io potrò fare questo lavoro in pace. - no! Non ti lascerò fare tutto da solo.
- dormi ho detto! Sarai più produttivo se mi lasci in pace.
Feci come mi aveva detto, non perché volessi dargli retta, ma avevo sonno, tanto sonno.
Mi svegliai dall'altra parte della città, senza capire con certezza cosa fosse successo, con un demone che guidava.
- stai facendo guidare rashōmon?
- io non ho la patente.
- come?
- senti tigre, mentre dormivi la donna si è spostata, che dovevo fare?
- no, hai fatto bene. Grazie per avermi lasciato risposare. - ma taci!
Ignorai la sua sgradevole risposta e fissammo la donna fare compere tutto il giorno, tenendoci a debita distanza nel centro commerciale. Ad un tratto però entro in una spa, l'unico modo per tenerla d'occhio era farsi fare un trattamento completo, così lo facemmo. Era imbarazzante andarsene in giro con quel tipo arrabbiato e che al posto dell'accappatoio si era tenuto il cappotto.
- con il cappotto qui dentro attirerai l'attenzione!
- non lo lascio rashōmon nell'area giacchetti!
Ripercorremmo tutti i passi della donna, vide le sue amiche, frequentò il suo ragazzo che sembrava non essere lì da molto e poi se ne andò lasciandoci liberi di tornare in auto. Durante il viaggio ci accorgemmo che aveva le guardie del corpo, questo ci fece pensare che forse era una donna importante o comunque il bersaglio di qualcuno.
Tornò in hotel e si mise a dormire come un angioletto. Akutagawa era stanco, si vedeva, bevve una tazza di caffè per restare sveglio, ma la sua espressione assente e arrabbiata stava lasciando spazio al sonno.
- perché non provi a dormire? Posso tenerla d'occhio io stanotte.
- te la faresti sfuggire.
- no! Avanti, riposati!
- lasciami in pace!
- non lo dirò al signor Dazai se ti addormenti!
Akutagawa mi guardò quasi impaurito, ogni volta che nominavo quell'uomo, lui rimaneva completamente spiazzato e passava dalla furia ad un sentimento che non riuscivo a comprendere. Mise le mani sul volante e lo strinse tanto forte da rovinarlo.
Decisi che non poteva continuare, così gli diedi una botta in testa e lo lasciai svenire, poteva chiudere gli occhi solo in quel modo.
Non avevo nessuna voglia di fissare una donna addormentata per tutta la notte, qualcosa mi spinse a guardare Akutagawa. Mentre dormiva, nei meandri di quei pensieri che tanto avrei voluto scoprire, sembrava quasi carino. Il suo viso, in realtà, era delicato e gentile, il problema era il suo atteggiamento. Si era rannicchiato nel suo cappotto e poi si voltò nel sonno, dandomi le spalle. Girandosi, si scoprì la schiena dalla coperta che avevo portato, così provvidi ad aggiustargliela, poiché sembrava soffrire il freddo. Non mi resi conto però, che si era svegliato e si era accorto di quello che avevo fatto. Akutagawa non mi disse niente, me lo lasciò fare per chissà quale motivo.

La luce è un'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora