Parte 7

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- signor Ango?
- ciao Atsushi - mi disse annotando chissà cosa su una grande cartella.
- lei può spiegarci più dettagliatamente l'accaduto?
- certamente, seguitemi.
Scendemmo dal treno alla nostra fermata e ci dirigemmo verso una specie di gigantesco cancello improvvisato. Il signor Dazai non scherzava, l'area era isolata per davvero. C'erano agenti del governo in ogni dove e l'unico ingresso era sorvegliato. Ci diedero delle buste sigillate e ci dissero che all'intento c'erano delle tute protettive, che però non lasciavano molto spazio ai movimenti, così io e Akutagawa decidemmo di non indossarle. Una volta consegnato il lasciapassare, il signor Ango decise di degnarci di una spiegazione migliore di quella ricevuta.
- sul treno avete assistito a quello che la malattia fa. Nella maggior parte dei casi, di manifesta immediatamente, senza dare nemmeno tempo a chi la contrae di rendersene conto. Ci sono stati dei casi però, come quello della donna e del bambino, in cui i sintomi si manifestano solo in seguito. Tra quelli che quasi tutti presentano abbiamo il mutamento di colore della pelle, che diventa cianotica; si avverte una sensazione di soffocamento e le pupille si dilatano o cambiano. Gli effetti sulla mente invece, non sono mai gli stessi. Dagli esperimenti rapidi che sono stati effettuati però, abbiamo capito un paio di cose. A quanto sembra, la malattia fa emergere dei lati intrinsechi e nascosti dell'inconscio.
- signor Ango, ci sta dicendo che la malattia toglie i freni agli esseri umani e li fa agire solo ed esclusivamente tramite impulso?
- è così, da quanto abbiamo registrato, se per esempio tu adesso pensassi di usare i tuoi artigli per trafiggere il tuo compagno, non avresti nemmeno tempo di valutare questa idea e la metteresti subito in atto. Ci sono persone che magari hanno sentimenti controversi per una singola persona e quindi vagano senza fare del male. Tuttavia, il risultato della malattia è lo stesso per tutti, la morte. Se non si muore per le proprie azioni, si muore qualche ora dopo per insufficienza respiratoria. Isolare l'area non è bastato, troppe persone sono uscite te prima di farlo e tante altre scappano per paura di contrarla. Non possiamo far uscire o entrare nessuno senza assicurarci determinate condizioni. Ora che conoscete meglio i fatti, al centro di questa città c'è una specie di sala giochi, il vado è stato avvistato lì e non sembra essersi spostato. Trovatelo, distruggetelo senza toccarlo e non sfiorate nessun contagiato. Buona fortuna.
Ci aprirono le porte ed entrammo di corsa, iniziammo a correre verso un punto della mappa che era evidenziato come sicuro. Era una specie di pensione che ospitava i poveri individui ancora salvi. Dopo diverse ore di corsa, mi dovetti fermare, ma Akutagawa non mi aspettò. Mi rannicchiai in un angolo a riprendere fiato, ma un bambino dal volto gentile mi si avvicinò. Aveva il volto quasi de tutto coperto con una sciarpa e si limitò a zoppicare verso di me chiedendomi qualcosa da mangiare. Gli diedi un panino che avevo conservato e tese la mano per ringraziarmi, ma la bestiaccia famelica del mio compagno, mi trascinò a se.
- che fai! Era solo un bambino affamato.
- hai dimenticato la cosa più importante per caso? Non devi toccare nessuno, ti avevo detto di non fare l'eroe.
- hai ragione, grazie, Akutagawa.
- ho trovato il posto, sbrigati.
Pagammo per una notte di alloggio, ma a malincuore dovemmo condividere la stanza. Akutagawa si prese il letto più comodo e passò la serata a rovistare tra i bagagli in cerca di qualche cosa che potesse distrarci. I proprietari della pensione erano stati gentili, ma un po' invadenti, forse erano spaventati. Mi sedetti su una poltroncina davanti al letto del mio interlocutore e mi tolsi le scarpe.
- avevi detto che mi avresti lasciato indietro.
- se ti lascio morire ora, poi non potrò sacrificarti al momento giusto.
Mi ricordai del discorso che avevo udito nel vicolo e mi venne un brivido. Le sue parole non corrispondevano alle sue azioni, Akutagawa mi aveva tratto di nuovo in salvo, ma non voleva ammettere cosa stava facendo. Non avevo nessuna intenzione di rivelargli che l'avevo udito, ma questo creava vari problemi. Non potevo mettermi nei guai, perché avrei rischiato anche la sua vita oltre alla mia.
- perché non dormi un po'?
- dormi tu, i gatti non fanno altro che dormire. - non sono un gatto - risposi infastidito.
- dico davvero, vai a dormire, hai già riposato con me, non devi avere timore - continuai.
- timore? E di cosa, di te? Non farmi ridere tigre.
- tu non ridi mai.
Akutagawa mi ignorò quasi come se avessi detto qualcosa di tremendamente stupido, poi si rannicchiò nel suo cappotto e si scoprì mentre dormiva, di nuovo. Dopo tutte quelle volte che gli avevo rimboccato le coperte iniziai a pensare che il suo sonno fosse perseguitato da terribili incubi, altrimenti non mi spiegavo il perché di tutto quel movimento. Decisi di riposare anche io e mi addormentai in fretta. Nel cuore della notte però, mi sveglia all'improvviso, mi passò completamente la voglia di dormire. La cittadina di notte era caotica e un brivido di terrore mi attraversò il corpo quando mi affacciai e vidi donne e uomini che si rincorrevano gridando.
- tigre, allontanati dalla finestra - mi disse chiudendola.
- che fai, ti preoccupi per me?
Un sasso che sembrava troppo pesante per essere lanciato, si scagliò contro la finestra, ma non la ruppe. Trasalii e mi avvicinai istintivamente al mio compagno di stanza. Delle grida si udirono sulla strada, così forti da mettermi i brividi.
- non credo che dormirò stanotte, non più.
- gatto fifone - disse sdraiandosi.
- hai sonno?
- se ti dico di sì smetti di parlarmi?
- Akutagawa, perché mi hai portato all'agenzia dopo che mi hanno sparato?
- dormi e non mi parlare.
- posso diventare fastidioso quando non ottengo una risposta - dissi a braccia incrociate.
- ti ho portato lì perché ti sei preso un protettile per me, nemmeno io sono così crudele da lasciar morire chi mi salva. Adesso lasciami in pace.
- potresti usare Rashomon per avvolgermi mentre dormo? Mi farebbe sentire al sicuro.
- scordatelo.
- ci ho provato, dormi bene.
Mi coprii fino al naso e cercai di ignorare le grida e i forti rumori. Mi assalì il pensiero che quella terribile sorte potesse capitare a noi, probabilmente un forte brivido mi fece muovere. Mentre cercavo di tenere gli occhi chiusi e pensare a una qualsiasi cosa che mi distraesse dai rumori, sentii qualcosa di strano avvolgermi. Akutagawa non mi stava nemmeno guardando, ma Rashomon mi avvolse come fosse una coperta.
- grazie, ora riuscirò a dormire.
Non mi rispose, non che mi aspettassi una risposta. Strinsi forte la sua bestiaccia che ormai stava cominciando a starmi simpatica, senza rendermi conto che Akutagawa poteva percepite quell'abbraccio, così, senza accorgermene, quello fu il primo sentimento che ci dimostrammo, ma non fu affatto l'ultimo.

La luce è un'ombraWhere stories live. Discover now