Parte 13

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- signor Kunikida, lei che ci fa qui? - chiesi respirando faticosamente.
- sono qui per portarti a casa, Atsushi.
- non ora! Dobbiamo salvare Akutagawa! Lui è ancora lì, dobbiamo andare a salvare Akutagawa!
- no Atsushi, andiamo a casa - mi disse trascinandomi via.
- no! Signor Kunikida la prego! Morirà se non andiamo lì subito!
- Dazai mi ha detto di riportarti a casa.
- devo salvare Akutagawa! Lui mi ha spinto via, lui mi ha salvato, mi sarei ammalato! - dissi tossendo per la fatica.
- mi dispiace Atsushi, vorrei aiutarti, ma dobbiamo fare come ci ha detto Dazai.
Le mia gambe cedettero per la stanchezza, ma piansi implorandoli di lasciarmi andare. Il signor Ango mi disse di salire in macchina ed io provai a fuggire verso il centro della città, ma il demone Biancaneve mi obbligò ad arretrare.
- perché mi impedite di salvarlo? - chiesi mentre andavamo via in macchina.
- non sappiamo come funziona questa malattia, potresti ancora contrarre il virus.
Mentre mi rattristavo, vidi correre le donna che era con noi nella sala giochi, si inginocchiò ed abbracciò suo figlio. Non ne fui felice e mi sentii una perosna orribile, ma poi compresi perché. Se lei era viva, aveva usato la siringa. Akutagawa invece, non c'era più.
Aprii lo sportello per correre verso quella direzione, ma mi implorarono di non fare cose stupide.
- mi dispiace Atsushi, ma se vai ora non servirà a niente, lui è già morto.
- no! Non è vero! Io posso salvarlo!
La fatica ebbe la meglio e mentre piangevo sentii i muscoli cedere e qualche ora dopo aprii gli occhi nell'infermeria della dottoressa. Mi alzai di scatto e strisciai fuori dal letto cadendo a terra.
- Atushi! Sei ancora debole, avanti, siedi.
- signor Dazai - chiesi tremando.
- allora, hai distrutto il vaso?
- signor Dazai, mi dica che Akutagawa sta bene ed è vivo.
- questo non lo so, Ango ha fatto controllare la zona, ma non ci si può avvicinare ancora alla sala giochi. C'è un'energia troppo potente. Mori però mi ha detto che non ha fatto ritorno.
- io ho sentito quello che gli ha chiesto.
- a cosa ti riferisci?
- signor Dazai, lei ha ucciso Akutagawa, lei non è affatto una brava persona.
Quelle furono delle parole forti, ma non mi pentii di averle dette. Uscii dall'agenzia e mi diressi al piccolo bar che eravamo soliti frequentare. Lì incontrai il signor Kunikida e il signor Ranpo.
- ciao Atushi!
- signor Ranpo, lei sapeva tutto?
- beh, mi fa piacere sapere che non sei affogato. - certo, dovevo immaginare che alla fine sarei finito in acqua.
- dov'è Dazai?
- non mi interessa - risposi arrabbiato.
- Atushi, lui sapeva che lo stavi ascoltando quella notte. Ha chiesto ad Akutagawa di morire perché sapeva che così facendo vi sareste protetti a vicenda.
- sapeva che ero li?
- si.
- non mi importa! Akutagawa non c'è più! - dissi piangendo.
- pronto, salve dottoressa - disse Kunikida rispondendo al telefono. - Atushi, vuole parlare con te.
Ascoltai quello che la dottoressa mi disse, mi presi un attimo per cercare di capire cosa stessi vivendo. Lasciai cadere il telefono a terra e mi alzai correndo, inciampando ben due volte prima di uscire dal bar. Il signor Kunikida si tirò su gli occhiali e disse qualcosa al signor Ranpo ma non riuscii ad udirlo, non mi interessava più niente. Avevo calpestato una cartaccia che mi portavo dietro e avevo ribaltato anche il piatto di qualcuno. Corsi veloce rischiando di farmi investire e tornai all'ingresso dell'agenzia.
Ruzzolai sul marciapiede e raccolsi quel poco di fiato che mi era rimasto, poi scattai verso la dottoressa Yosano.
- Atsushi, calmo, respira.
- dottoressa... - dissi quasi piangendo.
- Ti diverte lasciarmi morire, vero?
La mia faccia si girò quasi involontariamente, vidi quell'espressione indecifrabile che avevo deciso di impegnarmi a comprendere. Era lì, era veramente li.
Feci tre passi e mi arrampicai tra le sue braccia. - sei vivo! Sei davvero vivo!
- non grazie a te, tigre.
- perdonami Aku! Perdonami! Ho provato a raggiungerti in tutti i modi ma non mi è stato possibile. Dimmi, come hai fatto, come ti sei salvato?
- lei - disse indicando la dottoressa.
- Ranpo mi ha chiesto di andare lì con una maschera anti gas e ho fatto solo il mio lavoro - rispose estraendo un'ascia.
- quando gliel'ha detto?
- circa due settimane fa.
- il signor Ranpo è incredibile. Akutagawa, stai bene ora vero?
- si, però devo tornare dal boss.
- ti accompagno.
Lo seguii silenziosamente per un lungo tratto di strada, poi gli estrassi una mano dalla tasca e gliela strinsi.
- non mi dovevi scaraventare lontano.
- quella sgualdrina ti aveva tolto la siringa e tu non te ne saresti andato. il virus ti avrebbe preso.
- saresti morto però.
- si, perché tu sei troppo buono e non avresti scelto.
- in realtà, l'avrei fatto. Akutagawa, ti ricordi quando mi hai asciugato i capelli?
- non è passato tanto tempo.
- io avrei scelto la persona di cui più mi sono fidato e che è riuscita a farmi sentire bene con me stesso. Grazie a te, io sono riuscito ad amare questo inutile corpo. Grazie a te ho capito tante cose, ma devi promettermi che non farai più quello che ti chiederà il signor Dazai se significa rischiare la vita.
- il tuo corpo non è inutile Atsushi, il tuo corpo è bello.
- che hai detto?
- non farmelo ripetere!
- no, Akutagawa, mi hai chiamato per nome?
- e allora?
- ti amo.
- ma che dici?
- ti amo.
Lo vidi arrossire come la prima volta che gli feci un complimento, lo vidi diventare piccolo nel suo grande cappotto. Si riprese la mano e si distanziò un po'. Arrivammo al porto e visto che non mi era consentito sapere la posizione del loro covo, andai via.
- tigre.
- si? - chiesi avvicinandomi di nuovo.
- magari potremmo rivederci, intendo, non sul campo di battaglia.
- mi stai chiedendo di uscire con te?
- mettila come ti pare.
- beh allora accetto il tuo invito. Puoi farmi la promessa che ti ho chiesto?
- io ho già mantenuto questa promessa.
- non è vero! Mi hai salvato perché è stato il signor Dazai a chiedertelo.
- no Atushi, l'ho fatto perché volevo farlo.
- Potresti dirlo ancora?
Invece di parlare, mi abbracciò d'istinto, così forte che mi sarebbe bastato per tanto tempo.
- anche io - mi disse come se fosse arrabbiato.
- cosa?
Chiamò la sua bestia, mi guardò male e se la svignò. Rimasi un secondo in contemplazione del momento, ma poi compresi a cosa si stava riferendo e mi tremarono le gambe.
Tornai all'agenzia con un sorriso stampato sulla faccia e ringraziai di cuore sia la dottoressa Yosano, sia il signor Ranpo, sia il signor Kunikida. Andai dal presidente e gli chiesi quando sarei potuto tornare operativo. Incontrai nel suo ufficio un ospite inatteso.
- ah, caro Atushi, grazie per esserti preso cura del mio Akutagawa.
- signor Mori? - chiesi rimanendo sulla difensiva.
- stavo discutendo con un vecchio amico di affari interni, tu stai bene?
- si... signor presidente? - chiesi cercando di capire cosa stesse succedendo.
- vai pure a casa Atushi, oggi ci pensiamo noi qui.
Avrei voluto chiedere di più sulla presenza di quell'individuo, ma poi mi diressi a casa ed evitai di pensarci. Mentre camminavo, pensai al fatto che ero stato crudele con il signor Dazai e che il giorno seguente mi sarei sicuramente scusato. Non era presente al lavoro e mi augurai che non fu mia la colpa. Sinceramente, in un altro momento, pensando alle sue manie suicide, mi sarei spaventato a morte, ma ce l'avevo ancora con lui e mi rassicurai pensando che gli importava poco delle mie parole.
Mi addormentai nel mio letto e caddi preda di un altro incubo.

La luce è un'ombraWhere stories live. Discover now