Jungkook attaccò maggiormente il suo telefono all'orecchio, mentre continuava a parlare con la compagnia viaggi.
Era il penultimo giorno della nostra piccola fuga, Kook voleva cambiare meta, voleva viaggiare verso la Grecia, a Santorini.
Quindi decidemmo di goderci un mini-viaggio verso quel paese lì;
-È possibile avere i biglietti entro sta sera?-
Domandò il moro, mentre si avvicinava al letto.
Io mi infilai le mutandine di cui il ragazzo mi aveva privata, mentre ci godevamo uno dei nostri momenti magici.
Volete sapere cos'era successo la sera in cui Kook mi rivelò i suoi sentimenti?
Abbiamo fatto l'amore in tutti i punti della stanza dell'hotel, non era mai abbastanza per noi, gli orgasmi non appena passavano richiamavano una voglia carnale che ci portava a raggiungere altre dozzine di piaceri di ogni tipo di livello.
Mi ha fatta sua per tutta la notte, all' arrivo del grande piacere, dalle labbra del mio ragazzo usciva un dolce 'ti amo' ed io ricambiavo con le stesse parole.
Spostai il mio sguardo verso il quadro fatto da Kook, poggiato accanto alla porta d' entrata, cavolo se era fatto bene, era una meraviglia; mi avvicinai all' opera d' arte e accarezzai i bordi mentre continuavo a seguire la conversazione tra il mio uomo e l' operatore dei voli.
-Ottimo, davvero, grazie mille-
Pronunciò il moro mentre la sua mano si avvicinò ai miei capelli, accarezzandoli con dolcezza.
-Metta Jeon come nome; Più tardi scriverò al vostro sito online e vi fornirò tramite email il mio numero di telefono e quello di mia moglie in caso d'emergenza-
Accorciò il discorso il ragazzo, mentre io alzai lo sguardo attento, sul suo viso serio.
-Arrivederci-
Concluse l'uomo, attaccando la chiamata.
Mi alzai in piedi e allineai i nostri visi, più o meno alla stessa altezza, Jungkook ridacchiò e fece spallucce.
-Cosa c'è?-
Domandò notando la mia aria sorpresa.
-Moglie?-
Ripetei ciò che il moro aveva pronunciato pochi istanti prima.
-Fino a qualche giorno fa dicevi che non eravamo altro che scopamici ed ora siamo sposati?-
Kook sospirò e corrugò le sopracciglia.
-Lo dicevo solo perché non volevo convincermi di amarti...Sono troppo testardo, lo sai-
Finii freddo il moro voltandosi.
-S-sei arrabbiato per averti ricordato ciò...?-
Sussurrai timidamente, mentre mi facevo piccola piccola sul posto: non volevo si arrabbiasse con me, stava andando tutto bene, forse troppo bene.
Il castano si girò verso di me e intenerito dal mio comportamento bambinesco, camminò verso la mia figura immobile seminuda, per poi avvolgermi tra le sue braccia per la medesima volta nella giornata.
-Aish...Sei così tenera baby...-
Parlò lui, lasciando cadere il suo sguardo dal mio viso posizionato in un'espressione dolce, al mio seno nudo.
Baciò la base di esso, poi scosse velocemente la testa e mi lasciò libera.
-Uh...non possiamo permetterci un'altro momento di realx...Dobbiamo fare in modo di sistemare i nostri bagagli entro sta sera. In più vorrei salutare tuo padre, se sei d'accordo.-
Puntualizzò il maggiore, tenendo lo sguardo fisso su di me.
Acconsentii la sua idea, mi coprii il fisico con la maglia di Kook lasciata a se stessa sul bordo del letto incasinato, assieme cominciammo a riporre i nostri effetti personali nelle valige, entro la mattina successiva saremmo partiti.
-•-•-•-•-•-•-•-
Era domenica, il sole lanciava i suoi raggi ardenti sulla bellissima Milano.
La sera prima, verso le sette, io e Guk ci siamo presentati a casa di papà che ci ha offerto una cena a casa sua, per sprecare gli ultimi istanti con noi due, ma prima siamo corsi da un negozio di intimo il quale esponeva anche dei costumi da bagno che ci sarebbero serviti per il nostro viaggio in Grecia.
Ne prendemmo solo un paio a testa.
Abbiamo preparato i bagagli e ci siamo sistemati per la partenza.
In quel momento erano le otto di mattina, io e Guk, eravamo in auto per giungere in aeroporto da un' ora abbondante. Saremmo partiti dall'Italia alle nove e mezza, poi il jet sarebbe atterrato a mezzo giorno circa, alla fine la Grecia dal mio paese natale è distante solo 1000 kilometri.
Poi ci saremmo dovuti rincasare verso Seoul la mattina successiva.
-E' seduta accanto a me. Ora ti ci faccio parlare, non avere fretta-
Mormorò Kook mentre cercava di tenere una conversazione stabile con il suo proprio figlio.
Sventolò dinanzi il mio viso il suo cellulare, il quale accolsi tra le mani ed avvicinai all' orecchio.
-Aid-
Pronunciai prima di venire sommersa dalle urla di gioia di mio figlio.
-Mamy!Mamy!-
Ridacchiai e presi parola.
-Amore mio, tutto bene?-
Domandai leggermente preoccupata.
Il bambino mi spiegò che era stato portato a pranzo con BangPD, o come lo chiama lui 'Zio Bang', era stato nell' appartamento di Taehyung ed aveva giocato assieme al proprietario di casa, Hoseok e Jimin con Tannie fino a crollare per terra esausti.
Mi si alleggerii il cuore sentendo che il piccolo stava bene, poi arrivò il momento di chiudere poichè eravamo giunti a destinazione.
Kook mi aiutò a scendere dalla vettura, le centinaia di fan che correvano verso di noi, furono fermate dalle guardie dell'aeroporto,
noi due accompagnate dai nostri bodyguard portammo i nostri bagagli verso il check-in e raggiungemmo velocemente la via di rullaggio.
I paparazzi erano già sulle loro postazioni, puntualmente ci riprendevano con i loro macchinari costosi, i nostri aiutanti portarono le valige nel portabagagli del Jet, il quadro fatto da Kook, coperto da pluriball invece fu portato a bordo del gigantesco veicolo e venne poggiato accanto la porta d'uscita, per evitare che si sarebbe rovinato nell'aria bagagli.
Io e Kook salimmo a bordo dell'areo, la porta venne chiusa, mi sedetti sul mio rispettivo sedile e come mio solito, mi liberai dai tacchi vertiginosi.
-Vado a salutare il pilota-
Avvertii il mio ragazzo mentre lui mi squadrava deluso.
-Salve signorina Jeon; la vedo più raggiante del solito! È contenta di volare verso la Grecia?-
Domandò il signore alla guida.
Annuii stringendo la mano del signore.
-Vado di là, buon lavoro!-
Augurai all'uomo che sorrise.
Poggiai la busta da lettera coi biglietti del volo sul tavolino difronte al sedile di Jungkook, lui mi prese per il polso e mi fece attaccare a lui col viso.
Guardai i suoi occhi penetranti, poi le nostre bocche si collegarono, ma il nostro momento magico fu rovinato dal rumore dell'accensione dell'aereo.
Mi sedetti accanto il moro, posizionammo le nostre rispettive cinture al disopra dei nostri busti e immediatamente ci preparammo per il volo.
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PUZZLE //Jeon Jungkook
FanfictionGli occhi da cerbiatto di mio figlio si alzarono dall'opera che stavamo creando. Fermò le sue piccole falangi, dall'incastrare i vari pezzi del puzzle fra di loro.Poi mi guardò e io ricambiai lo sguardo,spostandolo successivamente lungo l'altra part...