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Rating: rosso
JACQUELINE

Questa sera esco con Fletcher. Apro le ante dell'armadio. Mi chiedo se sia meglio indossare un vestito e un semplice jeans e una maglietta. Estraggo dall'armadio un vestito nero, di cui non ricordavo neanche dell'esistenza, vado verso il grande specchio a figura intera e guardo come potrebbe starmi.
In un attimo vengo travolta dai pensieri, da immagini a luci rosse che coinvolgono un biondo professore. Faccio scorrere la mano dal mio seno alla mia coscia, accarezzando il tessuto morbido del vestito. Chiudo gli occhi e ritorno a quel giorno passato insieme, quando avevo consolato il suo pianto violento; lui sulle mie cosce, le mie dita fra i suoi capelli. Immagini delle notte: a dormire nello stesso letto, così tremendamente vicini. Il suo profumo dolce e pungente al tempo stesso, sembra di risentirlo in questo momento. Una strana sensazione mi avvolge il basso ventre. Appendo momentaneamente il vestito all'anta dell'armadio. Mi dirigo allo stereo nell'angolo della stanza: dopo averlo acceso, premo il tasto play, pronta a lasciar scorrere qualsiasi canzone avrebbe iniziato a suonare.
You don't know what's in store
But you know what you're here for...

Il tempo si dilata.
Inizio a giocare con il bordo della maglietta, sfiorandomi con la punta delle dita la pelle, diventata incandescente, sui fianchi. Inizio a dondolare il bacino a destra e a sinistra, iniziando a sfilare la maglietta.
Mi sdraio sul letto.
Brividi sulla mia pelle.
Poso le mani sul seno, stringendolo.
Inizio la discesa verso l'elastico dei leggings neri.
Con un movimento secco li sfilo, lanciandoli lontano nella stanza.
L'intimo fa la stessa fine, dopo un paio di carezze.
Open your hand, take a glass
Don't be scared, I'm right here...
Una mano raggiunge il mio punto intimo più sensibile.
Inarcò la schiena. Il respiro si fa pesante.
La musica copre i gemiti rochi che abbandonano la mia bocca.
Due occhi azzurri davanti i miei chiusi. Le sue mani mi sfiorano. Ancora. E ancora. Le dita di una mano disegnano cerchi immaginari sulla mia intimità. L'altra mano stringe un seno.
Immagino: le grandi mani di Lucas che sostituiscano le mie; i suoi ricci dorati solleticarmi il collo, o il viso, mentre mi bacia.
I gemiti si fanno più forti, più intensi.
Vengo travolta dal piacere.
Inarco di più la schiena.
Butto la testa indietro.
Stringo gli occhi.
Le mie gambe tremano.
Mi sento inondata, letteralmente, dalle emozioni forti di quell'orgasmo.
Prendo respiri profondi.
La musica si interrompe improvvisamente, venendo interrotta dalla suoneria del mio telefono, posizionato sul comodino. Giro la testa a guardare lo schermo.
Fletcher.
"Pronto?", mi accorgo che ho la voce roca e il respiro affannato.
"Hei, sono Fletcher - si interrompe un attimo - tutto bene?", cazzo, cazzo, cazzo.
"Hei, Fletcher. Sì, tutto bene. Stavo, ehm - inventati qualcosa stupida - ehm, stavo ballando. Sì, stavo ballando", ottimo!
"Oh, okay. Io tra dieci dovrei esser lì, a casa tua", come mai così presto?
"Come mai così presto?", gli chiedo, incuriosita del motivo per cui avesse anticipato il nostro appuntamento.
"Ehm, non avevamo detto alle 8?"
"Si, ma sono ancora... Cazzo, le sette e mezza!", l'ultima volta che avevo controllato l'orologio mancavano circa due ore alle otto. Cazzo, dovevo sbrigarmi se non volevo farmi trovare nuda.
"C'è qualche problema? Ci hai ripensato?", direi che di problemi ce ne sono parecchi in questo momento.
"No, nessun problema. Non mi ero accorta fosse già arrivata l'ora", cerco di fargli sentire l'ansia che sto provando in questo momento.
"Oh, va bene!", lo sento ridacchiare, all'oscuro di tutto.
Dopo dieci-quindici minuti, sento il campanello suonare. Per preparami, avevo fatto i salti mortali. Ho fatto doccia, trucco e parrucco e scelta di vestito e scarpe, in circa dieci minuti. Sistemo gli ultimi dettagli e mi avvio verso il mio appuntamento.

LUCAS

Non ho nessuna voglia di uscire con quella bionda finta con circa venti anni in più di me. Mi alzo controvoglia dal divano su cui mi ero seduto dopo aver fatto la doccia. Mi sono sempre chiesto se fosse strano stare nudo sul proprio divano. Mi dirigo verso la camera da letto per scegliere cosa indossare per quella sera. Apro la prima anta dell'armadio e mi salta subito all'occhio una maglietta grigia buttata a caso sulla prima mensola. La prendo e il profumo dolce e avvolgente della ragazza che la indossava qualche giorno fa mi pervade i sensi. Immergo il naso nel tessuto e respiro profondamente.
L'elettricità mi attraversa il corpo: il pensiero di Jacqueline con la mia maglietta in dosso sdraiata accanto a me mi offusca la mente. In un attimo vengo invaso dalle sensazione e dalle emozioni di un semplice ragazzo di ventiquattro anni.
Sento del calore partire dal centro del mio petto si sposta sempre più giù. Sento la tensione aumentare in mezzo alle gambe. Ho ancora la maglietta premuta sul viso, mi avvio verso il letto ancora disfatto e mi ci sdraio prono. Il contatto del lenzuolo contro il mio membro eretto mi provoca un brivido. Un gemito strozzato lascia la mia bocca.
Inizio ad muovere i fianchi contro il materasso. Chiudo gli occhi e stringo il cuscino tra le mani. Questo non mi basta. Mi metto supino e afferro il membro iniziando a darmi piacere. Sento la tensione aumentare, un gemito roco e profondo lascia la mia bocca quando arrivo al culmine. Cerco di regolare il respiro. Aspetto un paio di minuti prima di rialzarmi e andare di nuovo sotto la doccia.
Apro il getto d'acqua e mi ci tuffo. L'acqua lava l'appiccicume dal mio petto, ma non lava la tensione in mezzo alle mie gambe, che resta dritta e rigida. Non ci sarà più dopo un po' di acqua fredda.
Finita la doccia, vado per scegliere qualcosa di carino da mettere. Dopo varie prove e accostamenti strani, non soddisfacenti, opto per una semplice camicia bianca che indosso mettendola all'interno di pantaloni aderenti neri, semplici. Per completare il tutto, prendo dall'armadio una giacca nera di velluto e gli stivaletti di pelle nera.
Appena pronto, recupero portafogli, chiavi di casa e della macchina ed esco di casa.
Leggo l'indirizzo di Juliette sul messaggio che mi aveva mandato qualche ora prima. Aveva riempito il messaggio di bacetti e cuoricini rosa. Mi aveva fatto venire la nausea. 
Sarei arrivato a casa sua nel giro di un paio di minuti e poi diretti alla pizzeria italiana più famosa di Charleston: Charlie's Pizza.

Tra i banchi di scuola - Althea PataniaWhere stories live. Discover now