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JACQUELINE

Mi avvicino al grande finestrone in vetro della piccola stanza di ospedale. Lui è lì, pieno di tubicini. Ha ancora un occhio nero e il viso un po' gonfio. Lacrime amare iniziano a pizzicarmi gli occhi. Mi copro la bocca con una mano. È colpa mia. Tutta colpa mia.
"Posso entrare?", le chiedo, con appena un sussurro. Lei mi fa cenno di sì con la testa guardandosi intorno, per evitare di essere viste da qualche dottore o infermiere.
"Puoi stare solo pochi minuti", mi comunica aprendomi la porta della stanza e, letteralmente, lanciandomici dentro.
La stanza, una volta chiusa la porta, piomba nel silenzio. Un silenzio irreale interrotto solo dai piccoli rumori continui delle macchine che lo aiutano a guarire. Ha gli occhi chiusi e il viso scavato. È immobile, steso a pancia in su sul lettino, forse troppo piccolo per le sue dimensioni. I suoi ricci dorati sono arruffati sparsi sul cuscino. Il suo colorito è diventato quasi grigiastro. Mi avvicino lentamente: in questo momento sembra così piccolo e fragile che quasi ho paura che possa smaterializzarsi se mi avvicinassi troppo. Avvicino al letto una sedia posizionata all'angolo della stanza e mi siedo accanto a lui.

LUCAS

Sento qualcuno aprire la porta della stanza. Questo qualcuno ha il respiro pesante come se piangesse. Non riesco a capire chi sia. Potrebbe essere Maëlie, ma ho come la sensazione che non lo sia. La sento prendere la sedia che di solito sta all'angolo della stanza e metterla accanto al mio letto. La sento prendere un respiro profondo. Ha il respiro che trema.
"Lucas...", la voce dapprima mi arriva ovattata, ma la riconosco ugualmente. Jacqueline. Jacqueline. Lei è qui. È tornata.
"Ciao Lucas, sono io", amore mio.
"Non se riesci a sentirmi", sì che ti sento, piccola mia.
"Mi dispiace, mi dispiace così tanto", la sento singhiozzare. Mi si stringe il cuore. Prende un respiro profondo e continua a parlare.
"È tutta colpa mia...", non è colpa tua, amore mio.
"Io non sarei dovuta venire da te. Non avrei dovuto metterti in pericolo", i singhiozzi aumentano.
"E ti ho mentito", su cosa mi hai mentito?
"Non è vero che mi sono divertita con te - fa una pausa - in realtà, sì mi sono anche divertita", ma cosa sta dicendo?
"Ma non è vero che non ti amo", perdo un battito.
"Ti amo da morire Lucas", dice accompagnando tutto con un grande singhiozzo.
"So che tu adesso mi odi, e hai tantissimi motivi per farlo, e che mi avevi detto di non farmi più vedere, ma ho bisogno di dirtelo, un'ultima volta: ti amo Lucas. Ti amo davvero tanto", ti amo anche io, amore mio.
La sua mano si posa sulla mia. Il mio battito aumenta. La sento muoversi e poi qualcosa di morbido e caldo sfiora la mie labbra con dolce bacio. Dura poco. Troppo poco.
"Addio, Lu", ed è come se mi avessero defibrillato il cuore.
"Ti amo anche io", volevo che la mia voce fosse più sicura e profonda, ma esce più simile ad uno squittio afono. Apro piano gli occhi e la trovo lì. Con gli occhi sgranati per la sorpresa. Si rimette a sedere e mi guarda con gli occhi bene aperti e le bocca semi-aperta.
"Vieni più vicina", la invito ad avvicinarsi. Da quella distanza, con un occhio chiuso, non riesco a vederla bene. Si avvicina, e per un'altra volta vengo invaso dal suo profumo di liquirizia.
"Eccomi - mi sussurra con un filo di voce - mi dispiace così tanto, Lu", mi sfiora piano il viso con la punta delle dita.
"Sshh, va tutto bene"
"Come ti senti?", mi chiede.
"Ho un paio di costole rotte e non riesco a respirare bene, ma sto bene"
"Posso fare qualcosa?"
"Amami. - parlo lentamente - Resta con me", voglio solo questo: stare con lei.
"Non posso Lucas", ha lo sguardo triste e affranto.
"Perché no?", chiedo con troppa enfasi che inizio a tossire per la mancanza di fiato. Line si allarma, ma la rassicuro con un gesto della mano.
"Perché c'è Fletcher. Io non voglio che lui se la prenda ancora con te. Oggi non ero con lui, ero con Matt e grazie a Maëlie sono arrivata a te. Non so cosa farebbe se sapesse che io sono stata qua da te", mi ama davvero. "Ho provato a chiamarti, ti ho mandato dei messaggi. Non pensavo fossi in coma".
"Dicono che il mio corpo all'inizio non voleva reagire alle cure. Poi penso si sia arreso, nel senso contrario: ha iniziato a lottare. Mi sono ripreso in pochi giorni", ripeto quello che mi aveva detto il dottor Smith poche ore fa. "Fletcher non ti aveva fatto cancellare il mio numero?", le chiedo.
"Sì", risponde semplicemente.
"E come hai fatto a mandarmi i messaggi e a chiamarmi senza il numero di cellulare?"
"Con il tuo numero di cellulare - sono confuso - ricordi quando mi dicevi che ero brava in matematica?"
"Sì, ma cosa c'entra?", sembra che mi venga sempre più facile parlare adesso che lo sto facendo con lei.
"Ha uno buona memoria Lu. Lo so a memoria. Non ho bisogno di averlo salvato", adesso ha uno sguardo fiero e un sorriso beffardo.
"Resta con me, principessa", le sussurro ancora una volta.
"Sai mantenere un segreto?", mi chiede.
"Sì, credo"
"Sì, questo è il nostro piccolo segreto", sussurra piano, baciandomi sulle labbra. Il mio cuore batte, batte d'amore per lei.

Tra i banchi di scuola - Althea PataniaWhere stories live. Discover now