That Day

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And then I can tell myself

Il silenzio regnò sovrano per qualche secondo. Nessuno dei due osava disturbare le riaffioranti memorie dei loro primi giorni insieme. "Il nostro secondo incontro non andò molto meglio, eh?" Kuroo decise di rompere il momento di pace. "E neanche il terzo, o il quarto, o il quinto..." (Nome) scosse la testa con un sorriso, per rimuovere tutti i momenti imbarazzanti che avevano vissuto inizialmente.

"Ed è tutta colpa tua." Ridacchiò lui, provocando una risposta brusca da parte della donna. "Oh, mi dispiace tanto se la mia personalità può risultare scontrosa e distante all'inizio. Dopotutto, ho deciso io di nascere con l'ansia sociale, vero?" Il sarcasmo nelle parole di lei era palese e non offese l'altro.

Anzi, a Kuroo erano davvero mancate le risposte secche ed ironiche di lei. Infatti, riuscivano sempre a far comparire un sorrisetto divertito sulle sue labbra, quando non erano abbastanza stronze da farlo arrabbiare. "Okay, okay, hai ragione tu." Scherzò poi. "Come sempre." Sussurrò l'ultima parte, ma non abbastanza da non farsi udire, solo per dare più fastidio alla donna.

Kuroo aveva sempre amato prendere un po' in giro (Nome).

"Solo dopo quel giorno ho capito che forse non eri così terribile come pensavo, e abbiamo cominciato a diventare amici." La giovane aggiunse. Entrambi sapevano benissimo a cosa si stava riferendo.

~×~

Kenma non era a scuola quel giorno, quindi (Nome) si era ritrovata a dover sopportare la lunga giornata da sola. Ciò non la infastidiva troppo. Era abituata a stare senza nessuna compagnia, avendo passato la maggior parte dell'infanzia in isolamento.

Ma, solo ora capiva cosa significasse davvero la solitudine. Le lezioni sembravano più noiose del solito. Sembrarono passare giorni prima che arrivasse la pausa pranzo, durante la quale si diresse, per la prima volta dopo così tanto tempo, sul tetto della scuola, il posto che preferiva per stare in tranquillità. Infatti, esso era completamente vuoto, dato che l'accesso era vietato agli studenti.

Una volta scavalcata la recinzione intorno alla porta, la ragazza si sedette sulla ringhiera che delimitava il bordo e tirò fuori il bento pieno di cibo. Lasciò dondolare le gambe avanti e indietro nel vuoto, assaporando il vento fresco. Guardando a terra, una improvvisa voglia di saltare le pervase la mente.

"L'appel du vide." Una voce familiare la raggiunse dalle sue spalle. "La chiamata del vuoto, è così che si chiama l'istinto naturale di ogni persona di saltare da un posto alto, come un ponte, uno scoglio o un tetto." Kuroo spiegò lo strano fenomeno appena menzionato. Fu la prima, ma non l'ultima volta, che aprì la conversazione con un singolare fatto, conosciuto forse solo a lui. Ciò portava la ragazza a scoprire cose nuove ogni volta che parlavano.

"Come facevi a sapere che volevo saltare?" Chiese (Nome), guardando con attenzione il suolo sottostante. Non aveva nessuna intenzione di girarsi verso il giovane. La sua voce era sempre fredda e distaccata, ma non secca come le altre volte.

"Ho tirato ad indovinare." Ammise Kuroo. Per poi scavalcare la ringhiera e sedersi accanto alla piccola donna. Il vuoto sotto i due chiamò anche lui a sé per un secondo.

"Perché sei qui?" La nuova presenza non stava davvero disturbando la (colore capelli), anzi, si potrebbe addirittura dire che la stava mettendo a suo agio. Ma (Nome) non poteva ammetterlo al ragazzo, dopo averlo maltrattato ed evitato per giorni.

The Night We Met Again || Kuroo TetsuroWhere stories live. Discover now