Capitolo 28 - De'Asil

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La Capitale di Asil era la città più importante di tutto il regno, ospitante la dimora del sovrano

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La Capitale di Asil era la città più importante di tutto il regno, ospitante la dimora del sovrano.
Durante il loro viaggio, Buster aveva potuto assistere a diverse città ricche e prospere, e De'Asil non era da meno. Aveva pensato che la fantasia per quel nome non era molta, probabilmente chi lo aveva scelto voleva mettere in chiaro che quella fosse l'unica e sola Capitale dell'intero regno.
Si trovava al centro delle terre neutre, a qualche chilometro più a sud della Catena del Sole. La città era attraversata da un fiume proveniente proprio da questi monti, che scorreva fino a sfociare nel mare a sud.
Il pomeriggio del 25 di Aprile era afoso e caldo. Il cielo era pulito anche dalla più piccola delle nuvole, preparandosi ad accogliere le stagioni più calde dell'anno.
In una situazione diversa, era il periodo perfetto per poter dire addio agli abiti invernali, fare il cambio dell'armadio e modificare la propria routine quotidiana per poter uscire più ore all'esterno.
Nei ricordi che Buster aveva della sua vita precedente, durate il corso della sua adolescenza raramente aveva potuto condividere questo momento con degli amici. La possibilità di potersi godere le sua ultima primavera gli era stata strappata via dalla malattia.
Tuttavia, al momento non gli rimaneva altro da fare se non immaginare di potersi godere in pace le prime giornate di caldo.
Buster era in fila da almeno una mezz'ora piena, attendendo il proprio turno per potersi finalmente iscrivere a quel dannato Torneo. Ogni volta che una persona davanti a lui terminava l'iscrizione, il suo desiderio di scappare aumentava notevolmente.
Dietro di lui, attendeva in piedi il Mezz-Elfo.
Completata la loro missione al Picco della Luna, i due ragazzi avevano per primo comprato dei nuovi abiti. Le vesti che avevano a disposizione erano ormai solo quelle che da giorni avevano addosso, qualora strappate e sporche di sangue in vari punti. Lavati e messi a nuovo nelle acque del fiume ai piedi del Picco, furono pronti per dirigersi alla città di De'Asil.
Il viaggio di ritorno durò solo una manciata di secondi. Quella semplice perla era davvero in grado di teletrasportarli.
-Avrei voluto che fossero meno rare e più economiche.- commentò il corvino. -Avremmo raggiunto il Picco in solo un'ora così.-
Questo era un pensiero che Buster aveva in testa già da diverso tempo. I ragazzi si erano separati dai loro amici da più di un mese ormai, dovendo utilizzare più tempo del dovuto solamente per non farsi trovare.
Non che avesse funzionato a pieno, alla fine.
-Ah, che caldo. Perché non vendete anche delle bottigliette d'acqua mentre siete qui?-
A lamentarsi fu la ragazza che stava in fila davanti al corvino. Egli non l'aveva vista bene in faccia, potendo solamente osservare per tutto quel tempo i suoi lunghi e lisci capelli, tinti di viola scuro.
Da quel che Buster poteva vedere, le mancava poco per terminare la sua iscrizione.
Si trovavano all'esterno di una Casa delle Offerte, così come quella che Buster aveva visto a Graylake.
Era stato allestito un piccolo capannino di legno accanto all'entrata, dal quale era possibile effettuare l'iscrizione ufficiale per il Torneo.
Prima che arrivasse il suo turno, Buster aveva sbirciato oltre alle spalle della ragazza, in modo da non arrivare completamente impreparato.
Vi erano alcuni moduli da compilare e diverse firme da fare.
-Questo è per le armi magiche.- aveva detto la donna seduta dietro al bancone, indicando uno dei fogli. -Ricordo che l'utilizzo di armi che non verranno registrate durante l'iscrizione è considerata infrazione e verrete espulsi. Puoi sempre tornare in un secondo momento per aggiornare la lista, hai tempo fino a domani.-
Buster avrebbe passato volentieri più tempo ad osservare un volto tanto bello. L'ultima a parlare era una ragazza dai lunghi capelli lisci, color cenere. Un fermaglio con una finta rosa blu era incastonato fra di essi, ad un lato della sua nuca. Il suo portamento era educato e raffinato, ma vi era qualcosa nella sua immagine capace di dare l'idea di una donna forte, verso la quale era bene non mettersi contro.
La giovane che si stava iscrivendo aveva invece un comportamento goffo. Più di una volta le era caduta la penna di mano, confuso i fogli e aveva addirittura dovuto richiedere un nuovo foglio da compilare per aver sbagliato a scrivere il proprio nome.
-Ahah!- si era giustificata, quando dal fondo della fila erano giunte delle grida. -Scusate, è la dislessia...-
L'ultimo step per completare l'iscrizione era accompagnare la firma con una goccia di sangue. La donna dal fermaglio blu scartava da una confezione pulita un singolo ago per ogni persona, facendo pungere con esso un dito così da permettere al futuro concorrente di macchiare il foglio col proprio sangue.
Buster era immerso nei propri pensieri quando la ragazza davanti a sé si voltò per andarsene. Evidentemente la fretta di allontanarsi per non fare altre figuracce aveva limitato la sua capacità di controllare il proprio corpo a dovere. Nel voltarsi, infatti, era andata a sbattere con forza contro il povero Umano che stava aspettando dietro di lei.
Buster non ebbe nemmeno il tempo per dirle qualcosa, presa dall'imbarazzo questa se n'era già andata.
Mardic aveva già contattato in precedenza i loro amici, appena giunti alla città. Se anch'essi si trovavano nelle vicinanze, la Koshao avrebbe impiegato pochissimo tempo a consegnare loro il messaggio.
-Dove hai detto che è il punto di incontro?- domandò Buster, dopo che entrambi ebbero terminato le proprie iscrizioni.
-Non ho idea di come sia fatta la città. Ma una Casa delle Offerte ha normalmente diverse indicazioni sparse per le vie, non dev'essere difficile trovarla.-
Il corvino pensò che stabilire come punto d'incontro il luogo nel quale i due giovani si trovavano al momento fosse l'idea più sensata. Se entrambi i gruppi avessero iniziato a girare senza una meta per una città che nessuno conosceva, non si sarebbero mai trovati.
Buster si guardò attorno. Osservando il piazzale davanti alla Casa delle Offerte, si poggiò con la schiena contro una parete di questo edificio. -Siamo sicuri che siano già qui?-
-Suppongo di sì...- Mardic volle mostrarsi convinto. -Ormai manca solo un giorno prima dell'inizio del Torneo.-
Nessuno dei due aveva ancora speso alcuna parola a riguardo, ma Buster aveva ben notato il tentativo del Mezz-Elfo di mostrarsi più energico dopo la loro discussione al Picco.
-Pare che ora abbiamo un po' di tempo a disposizione per aspettarli.-
Mardic annuì. Il corvino non aveva alcuna motivazione precisa per trascinare all'interno del discorso un argomento simile proprio in quel momento, ma non vide alcun male nel farlo. -Riguardo quello che mi hai confidato diversi giorni fa, pensi di volerne parlare con tuo fratello?-
Mardic parve non capire. -Riguardo cosa?-
-Riguardo ai gattini.- Buster rispose con chiara ironia. Ma vedendo che l'amico ancora non voleva capire, dovette specificare con un sospiro. -Parlo di quando mi hai detto che a piacerti sono i ragazzi. Avevi detto di voler chiarire con lui.-
-Oh.- Mardic avrebbe preferito continuare a non capire. -No, per ora no.-
L'Umano poteva in parte comprendere la paura dell'amico, ma non cosa provasse nel non avere un minimo di supporto dai propri familiari. Ricordava di Sara che, prima della sua morte, aveva scoperto quel suo segreto. Custodito come tale non per paura o vergogna, ma per semplice privacy.
Si domandò se fosse il caso di dirlo anche al Mezz-Elfo, ma per questo pensò che avrebbe potuto aspettare.
-Giuro che se non lo fai tu lo farò io.- concluse l'Umano, incrociando le braccia al petto.
Mardic iniziò ad allarmarsi. -No! Non farlo, non ce n'è bisogno. Prima o poi gli parlerò, ora non è il momento.-
-Preferisci aspettare di farti ammazzare al Torneo per dirlo?-
Il biondo scosse il capo, arrendendosi al silenzio. Buster era consapevole del fatto che egli non avrebbe mai parlato al posto suo, però iniziò a prepararsi bene a mente il discorso che, in privato, avrebbe fatto a suo fratello.
Quell'argomento, però, non aveva fatto altro che portargli a galla un secondo ricordo.
Il silenzio fu nuovamente interrotto dal corvino. -Prima che uscissimo dalle prigioni a Del-Hetim stavamo parlando.-
Mardic posò i suoi occhi dorati verso il volto dell'amico, posizionando le mani nelle tasche della felpa nera che stava indossando. -Sì. Non era esattamente un bel momento, credevo che non saremmo più usciti.-
Buster concordò con quel pensiero annuendo lievemente. -Sì. Però siamo stati interrotti. Ricordo che mi volevi dire qualcosa.-
L'Umano poté vedere quanto in fretta lo sguardo dell'amico si allontanava di nuovo dal proprio volto.
-Ah, sì.- per Mardic risultò difficile da dire. -Era riguardo a quel bacio.-
Buster aveva atteso giorni e giorni di silenzio, aspettando il momento giusto per poter chiedere altre spiegazioni. La verità che non voleva accettare, era quella di aver atteso così tanto per paura di sentire qualcosa che lo avrebbe solamente ferito.
Quando il corvino fece segno al ragazzo di continuare, questo raggruppò a forza delle parole. -Volevo chiederti scusa per averlo fatto senza prima dire nulla.-
Buster si trovò impreparato, non aveva ipotizzato di ricevere una frase simile.
"L'ho letteralmente ricambiato. Mi sembrava ovvio il mio consenso!"
Mentre si domandava se il ragazzo fosse stupido di natura o stesse solo fingendo, cercò di dirigere il discorso verso l'obiettivo che sin dal principio stava mirando. Mosse una mano, come per scacciare quel fatto così come si scaccia una mosca fastidiosa. -Lascia stare. Era solo questo che volevi dirmi?-
Mardic scosse il capo, senza però continuare. Buster si stava stancando di dovergli tirare a forza le parole fuori dalla bocca. Mardic aveva anche la faccia tosta di avere l'espressione di un animale maltrattato!
L'Umano si staccò dalla parete che fino a quel momento aveva sorretto la propria schiena. Ebbe solamente il tempo di pronunciare un "allora", quando vide una massa rossiccia colpire l'amico talmente forte da farlo rotolare a terra con sé.
Allo stesso momento, Buster si sentì stringere la mano. Non era una stretta forte e minacciosa, ma un tocco leggero e delicato.
Al suo fianco, Portia gli stava sorridendo.
-Ah! Ci avete fatto preoccupare un casino!- la massa rossiccia che aveva colpito il Mezz-Elfo parlò. Cora lo stava ancora abbracciando, entrambi sul pavimento di pietra. -Vi pare il caso di arrivare all'ultimo momento?!-
Entrambi i ragazzi poterono tirare un sospiro di sollievo nel vedere le loro due amiche sane e salve. Mentre Mardic e Cora erano intenzionati ad alzarsi, il corvino rivolse la propria attenzione alla giovane che lo stava ancora tenendo per mano.
Le sorrise. -Meno male che state bene. Mh? Come mai i tuoi capelli sono più corti?-
Buster ricordava che i capelli castani e ricci della ragazza le ricadevano oltre le spalle fino al termine della schiena. Ora, poteva chiaramente vedere come questi si fossero accorciati almeno di una trentina di centimetri. Le guance dalla carnagione scura di Portia si tinsero di un colore tendente al rosso.
-È una lunga storia.- Marrion fu l'ultimo a raggiungere il gruppo. Gli occhiali neri che portava sul volto erano stati riparati con dello scotch in vari punti. -Vedo che ci siamo quasi tutti.-
-Ah! Ho vinto io la sfida.- Cora guardò il maggiore dei due fratelli con aria di superiorità.
Buster spostò lo sguardo prima su uno, poi sull'altra. -Che sfida?-
-Marrion diceva che sareste arrivati in ritardo. Ovviamente avevo ragione io a dire il contrario.-
Sia Buster che Mardic scoppiarono a ridere dopo essersi guardati allo stesso esatto momento. In un modo o nell'altro, al corvino era mancato il carattere eccentrico ed iperattivo della rossa. Così come il perfezionismo di Marrion e il silenzio di Portia.
Da come quest'ultima ancora reggeva affettuosamente la mano al corvino, Buster poté ben comprendere quanto la preoccupazione provata fosse reciproca.
Ma come la maggior parte dei bei momenti di ritrovo, era destinato ad essere interrotto. A compiere involontariamente tale azione fu Marrion. -Dov'è Shato?-
-...-
Il silenzio cadde per diversi istanti come un velo scuro sopra il gruppo di amici. Buster si sentiva addosso gli occhi dei tre, sguardi curiosi e inconsapevoli della verità che attendevano una risposta.
-Perché non cerchiamo una locanda?- fece il corvino. -Comincio ad avere fame. Possiamo parlarne a cena.-
Stando a ciò che aveva raccontato Cora, i tre ragazzi erano arrivati a De'Asil già da diversi giorni e li avevano attesi con impazienza.
Essi avevano avuto il tempo di allenarsi, trovare un posto dove mangiare e dormire, e addirittura visitare la città.
Consumarono assieme la cena in un piccolo e umile ristorante. I piatti proposti non erano le pietanze più buone che i giovani avessero mai mangiato, eppure qualsiasi cosa andava loro bene per saziarsi.
Tranne il tonno, pensava Buster. Quello non lo sopportava.
Quello fu il momento perfetto per poter esporre gli eventi passati da ciascun gruppo.
Buster si prese la responsabilità di esporre ai suoi amici l'accaduto di Del-Hetim e l'esito del loro viaggio. Non fu semplice dire di come un amico che per anni aveva condiviso le loro stesse giornate con allegria avesse alfine voltato loro le spalle.
Quando il corvino aveva detto di come Shato avesse ferito a morte il bambino che avevano portato con loro, Cora mostrò la sua empatia con un paio di occhi lucidi. -Shato non l'avrebbe mai fatto. Non il ragazzo che conosciamo noi.-
Così come il fratello minore, che non aveva esposto alcuna parola fino a quel momento, Marrion era fra i più sconvolti. -Non è possibile. Perché?-
Buster poteva solamente compatirli. I due fratelli erano i più vicini allo Spirito dei Cristalli, questo l'Umano aveva potuto vederlo anche con i propri occhi nei pochi giorni di cui aveva memoria.
-Non lo sappiamo.- dopo diverso tempo di silenzio si udì nuovamente la voce del Mezz-Elfo. -Non ci ha dato alcuna spiegazione concreta. Ma ci ha lasciato ben intendere il fatto che sia passato dalla parte di Longfire. Credo che sia stato lui ad avvertire l'esercito degli Elfi per farci imprigionare, altrimenti non sarebbe stato in quella villa.-
Portia esprimeva bene le sue emozioni anche senza bisogno di alcuna parola. Il ticchettio delle sue dita contro il legno del tavolo era un chiaro segno dell'agitazione che teneva mutamente nascosta. Cora si era passata una mano fra i suoi capelli color carota, tagliati in un caschetto attorno al suo volto. -Cos'è successo dopo?-
-Lui e Mardic hanno combattuto.- Buster diede un'occhiata all'amico, comprendendo di non dover approfondire l'esito della battaglia. -Siamo dovuti scappare lasciandolo lì.-
Nessuno dei tre osò fare domande riguardanti la sorte che il piccolo Gilbert aveva incontrato. Stando a come l'Umano aveva esposto loro quei fatti, compresero subito quale fosse stato l'esito.
-Credete che lo rivedremo al Torneo?-
Buster osservò l'amica che aveva appena posto quella domanda. -Shato? Non ne sono sicuro. Se vede questa storia come un gioco è più probabile che si sieda a guardare quale delle due schiere vincerà.-
Da quando lo Spirito dei Cristalli aveva rivelato loro la sua vera natura, Buster aveva elaborato diverse ipotesi riguardanti ciò che gli frullava nella testa.
Che avesse scelto di stare dalla parte di Longfire per la paura di una sconfitta? Quello era un pensiero più che lecito, la paura di ciò che sarebbe seguito con quel Torneo viveva nell'animo di tutti quei giovani seduti al tavolo. Eppure nessuno di loro avrebbe avuto il cuore di abbandonare i propri amici.
Durante quella loro cena, fu un altro pensiero comune quello di tentare di alzare l'umore che alleggiava cupe nell'aria. I tre ragazzi che erano partiti in cerca di armi poterono esporre anche la loro parte di storia. Così come avevano raccontato nel messaggio, si erano diretti a sud-ovest di Asil, nelle terre dei Mannari. Raccontarono loro di come quelle terre fossero belle e spaventose allo stesso tempo.
Così come ci si aspettava, essi si erano imbattuti in dei mercanti che avrebbero venduto loro delle buone armi, ma ad un certo costo.
Il pagamento in questione non era in denaro, aveva spiegato Cora, ma consisteva in una serie di sfide che avrebbero dovuto vincere contro di loro.
Cora e Marrion erano i soli a narrare quel racconto, ma lasciarono sul vago la questione delle sfide anche quando Buster aveva insistito nel sapere in cosa consistessero.
L'Umano però ebbe l'impressione che gli occhiali rotti di Marrion e i capelli più corti di Portia fossero una derivante di tale accaduto.
E così, anch'essi avevano trovato ciò che aveva guidato la loro ricerca.
-Abbiamo già pensato a diverse strategie.- Parlò Marrion. -Ma non potevamo dare nulla per certo prima del vostro arrivo.-
-Abbiamo solo una boccetta a disposizione.- contestò Mardic. -La Dea ha dato la sua benedizione a me e a Buster. Potrebbe essere un problema il fatto che solo uno di noi due può usarla...-
-Meglio due che nessuno.- Cora sorrise raggiante al ragazzo.
Buster e Mardic si concessero un breve sguardo a vicenda. Quest'ultimo aveva pregato l'Umano di non dire una parola sul suo patto con la Dea, evitando di aggravare le spalle del fratello e degli amici con maggiori preoccupazioni.
E così Buster fece.
-Domani ci incontreremo con Saura e Alida. Ci aiuteranno anche loro e dovrebbero essere arrivati anche i nuovi alleati.-
Buster la guardò confusa. -Nuovi alleati?-
Il loro "gruppo" a quanto pare si era allargato. Buster sperava tanto che questi nuovi alleati fossero molto più abili di semplici ragazzi di campagna come loro.
La locanda dove alloggiavano era poco distante dal ristorante, meta da loro raggiunta una volta terminata la sera. La disposizione delle stanze prenotate consentiva il posto massimo di due persone, con due letti separati.
Buster aveva insistito affinché Mardic fosse il primo a poter usufruire della doccia. Ma il suo obiettivo andava oltre la semplice gentilezza.
Sapeva che sarebbero state poche le occasioni per poter parlare indisturbato a Marrion, quella sera avrebbe avuto almeno una decina di minuti liberi.
Il biondo era in una stanza da solo, precedentemente preparata per due ma con un letto vuoto, quello per Shato.
-Che c'è?- una volta aperta la porta al corvino, Marrion sembrava già essersi preparato per andare a dormire presto.
Buster pensò che in quel momento le azioni avrebbero contato più che le parole per iniziare il discorso. Con un calcio, colpì il maggiore in un punto terribilmente delicato per un ragazzo.
Mentre vedeva l'amico piegarsi in due per il dolore, pensò a quanto fosse stato soddisfacente.
Le buone maniere di Marrion lo costrinsero a non imprecare nemmeno in un momento simile. Guardò torvo l'Umano. -Mi spieghi che problemi hai?!-
-Che problemi hai tu, invece!- stando sull'uscio della porta, Buster incrociò le braccia al petto. -So tutto sul segreto che tu e Mardic condividete. Vorrei una spiegazione sul perché lo hai cresciuto spingendolo a doversi nascondere.-
Lentamente, il biondo aveva raddrizzato la schiena. Marrion fu abbastanza sveglio da comprendere subito dove fosse rivolta la conversazione. -Quindi te l'ha detto?-
"Anche senza le parole l'avrei capito con quello che è successo a Del-Hetim." commentò il corvino fra sé e sé.
Davanti al biondo, però, annuì soltanto. -Diciamo che gli ho dovuto tirare a forza le parole fuori da quella sua bocca. Ora però rispondi alla mia domanda.-
-Non fraintendere, non sono contrario. Tengo molto a mio fratello.-
-Allora perché dirgli quello?-
Si udì un sospiro provenire dal più grande. - È un ragazzo estremamente sensibile, dovresti saperlo anche tu. Se la sua omosessualità fosse saltata alla luce già in passato avrebbe sicuramente ricevuto molte critiche dalla gente. Mar è il mio ultimo familiare rimasto, tutto ciò che voglio è che non debba soffrire.-
Buster fu in parte sollevato di sentire quelle parole. Aveva il timore di dover litigare con Marrion pur di proteggere il suo amico. Una crepa all'interno del gruppo in quel momento avrebbe potuto costare la vita a tutti.
Il corvino fece ricadere le braccia lungo i fianchi. -Capisco la tua preoccupazione, ma questo non è stato un ottimo modo per agire. Non credo che tu ti sia reso conto di quanto stia soffrendo proprio per questa idea di "sbagliato" che tu per primo gli hai imposto. Dovresti parlargli.-
Così come il fratello minore sapeva fare, anche Marrion era in grado di assumere un'espressione da animale bastonato in breve tempo. -Lui non sa che sei qui a parlarmi, vero?-
-Esatto. Ho provato a dirgli di parlarti ma non c'è stato verso. Se davvero tieni a lui come dici, allora ti conviene rimediare.-
Il tono usato non era del tutto aspro, ma Buster voleva comunque tenere chiaro il proprio rimprovero. In quel momento, il più grande sembrava proprio l'Umano.
-Lo farò.- concluse il biondo.
-Bene.- Buster lo osservò da capo a piedi. -C'è altro che dovresti dirgli?-
In quel momento, il corvino colse un accenno di esitazione negli occhi di Marrion. -In realtà qualcosa ci sarebbe... Credevo di poter portare questo segreto con me nella tomba, ma ora che Mar conosce il nome di nostra madre so che non si darà pace prima di conoscere a fondo la verità. Ed è meglio che venga a saperla da noi.-
Il ragazzo continuò il suo discorso parlando dei ricordi che aveva dei propri genitori. Quando i due si erano separati dalla loro famiglia, Mardic aveva appena sette anni. Di due anni più grande, il fratello maggiore possedeva più ricordi e coscienza dell'accaduto.
-Mar dice di non ricordare nulla dei nostri genitori.- disse. -Nostra madre era un Elfo, nostro padre un Umano. Ricordo di quando ci portarono al porto, dicendo che avremmo dovuto fare una gita e che, non essendoci più posto sulla nave, ci avrebbero raggiunti in seguito. Per molti anni mio fratello non voleva accettare l'idea di essere stato abbandonato, o che addirittura fossero morti.-
Buster aveva raccontato durante la cena anche la conversazione avuta con Lennas Oakshade, informando anche Marrion riguardo le informazioni ricevute sulla loro madre.
-Ora lo sappiamo.- commentò il corvino. -Ma questo cosa c'entra?-
-Lennas vi ha detto il nome completo di nostra madre?-
Buster scosse il capo in segno di negazione. Marrion diede così la risposta che il ragazzo non avrebbe voluto sapere.
-Mayura Oakshade. Nostra madre era la sorella di Lennas.-
"Oakshade? OAKSHADE? Vuoi dirmi che Mardic è parente di quel verme?!"
Questo era ciò che Buster pensava mentre percorreva il corridoio per tornare nella propria stanza.
-Non sono certo del grado di parentela.- aveva detto Marrion. -Ma ricordo di aver origliato una discussione fra i miei genitori, un giorno. A distanza di anni sono ancora certo di aver sentito mia madre preoccupata che il proprio fratello la potesse trovare. Dopo quello che Lennas vi ha detto non mi stupirei nel scoprire che è lui la persona della quale mia madre parlava.-
Buster non sapeva il motivo per il quale Marrion avesse confidato quel segreto a lui e non al fratello. Si sentiva disagio, come se fosse stato usato come lo specchio davanti al quale si recita e si prepara un discorso per vedere se ci sono falle o parti da migliorare.
Appena varcò la porta della stanza, vide il Mezz-Elfo in mezzo alla camera. I capelli erano ancora umidi sulla testa, avvolti in un asciugamano. Si era già cambiato e lavato, indossando gli abiti nuovi da notte. -Dov'eri?-
Buster si inventò una scusa alzando un poco le spalle. -Cercavo un distributore di merendine ma non ho portato con me i soldi. Mi è già passata la fame.-
In un momento simile, per l'Umano risultò complicato guardare in faccia l'amico. Si domandava se avrebbe dovuto dire a lui in quel momento la verità.
Era davvero suo compito prendersi una responsabilità così grande? E quale bene gli avrebbe portato sapere in quel momento che era stato un suo parente uccidergli la madre e il padre?
Buster non voleva intromettersi in queste delicate situazioni familiari.
Mentre egli stava facendo i conti con i propri sensi di colpa, udì l'amico parlare. -Oggi in piazza non abbiamo avuto il tempo per parlare.-
Buster aveva già affrontato due argomenti importanti in soli due minuti, ma si riempì i polmoni con un bel sospiro. -Già. Quindi cos'è che non sei riuscito a dirmi?-
Gli occhi dorati del Mezz-Elfo esitarono diverse volte, trovando infine il coraggio di guardare in volto l'amico e di dire tutto ciò che aveva in mente in una volta sola. -Quando quella sera ti ho baciato è stato abbastanza impulsivo, non stavo pensando bene a ciò che facevo. Mi sentivo in colpa per ciò che ti ho risposto dopo, e quello che volevo dirti questa mattina è che... Non dicevo sul serio quando ho detto di averlo fatto solo per scherzo.-
Buster provò una strana sensazione di sollievo, come se avesse visto finalmente un buon voto ricevuto ad un esame che tanto lo aveva preoccupato. Sperava di sentire quelle parole da giorni. Il suo cuore era rimasto turbato per tutto quel tempo dalla paura di essere stato solamente preso in giro.
Ma in quel momento, in piedi davanti all'amico, si ritrovò ad affrontare una situazione che non aveva programmato. Ora che aveva sentito ciò che più lo gratificava, cosa avrebbe dovuto rispondere?
Il Mezz-Elfo lo stava guardando con un acciglio di preoccupazione sul volto, la stessa paura di chi teme di sentirsi ridicolizzare per i propri sentimenti.
Buster comprese di dover dare una risposta, ma non riuscì a produrre nulla di sensato che potesse mettere in chiaro quella situazione. Ora fu lui a lasciare l'amico sul filo del dubbio.
-Oh, forte.- esordì, facendo una pausa fra una frase e l'altra. -Io... Vado a fare la doccia ora. Okay?-

The King of AsilWhere stories live. Discover now