Poesia di Primo Levi
La poesia, scritta da Primo Levi nel 1983, parla della reazione del poeta quando, finito di scrivere un testo, avverte che non deve fare più alcun intervento su quanto scritto: né una parola in più, n'è una in meno. Il testo risulta come una sfera liscia e compatta, sulla cui superficie non c'è niente di stonato o fuori posto. La penna stessa, che prima guidava la mano dell'autore, adesso è diventata pesante. Tuttavia il poeta non sa come separarsi da quella poesia che considera una sua "creatura", anzi sente che, staccandosene, una parte di sé muore.
𝙴𝚌𝚌𝚘 è 𝚏𝚒𝚗𝚒𝚝𝚘: 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚒 𝚝𝚘𝚌𝚌𝚊 𝚙𝚒ù.
𝚀𝚞𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚖𝚒 𝚙𝚎𝚜𝚊 𝚕𝚊 𝚙𝚎𝚗𝚗𝚊 𝚒𝚗 𝚖𝚊𝚗𝚘!
𝙴𝚛𝚊 𝚌𝚘𝚜ì 𝚕𝚎𝚐𝚐𝚎𝚛𝚊 𝚙𝚘𝚌𝚘 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚊,
𝚟𝚒𝚟𝚊 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚕'𝚊𝚛𝚐𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚟𝚒𝚟𝚘:
𝚗𝚘𝚗 𝚊𝚟𝚎𝚟𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚍𝚊 𝚜𝚎𝚐𝚞𝚒𝚛𝚕𝚊,
𝚕𝚎𝚒 𝚖𝚒 𝚐𝚞𝚒𝚍𝚊𝚟𝚊 𝚕𝚊 𝚖𝚊𝚗𝚘
𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚞𝚗 𝚟𝚎𝚐𝚐𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝙶𝚞𝚒𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚌𝚒𝚎𝚌𝚘,
𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚍𝚊𝚖𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚝𝚒 𝚐𝚞𝚒𝚍𝚒 𝚊 𝚍𝚊𝚗𝚣𝚊.
𝙾𝚛𝚊 𝚋𝚊𝚜𝚝𝚊, 𝚒𝚘 𝚕𝚊𝚟𝚘𝚛𝚘 è 𝚏𝚒𝚗𝚒𝚝𝚘,
𝚛𝚒𝚏𝚒𝚗𝚒𝚝𝚘, 𝚜𝚏𝚎𝚛𝚒𝚌𝚘.
𝚂𝚎 𝚐𝚕𝚒 𝚝𝚘𝚐𝚕𝚒𝚎𝚛𝚜𝚒 𝚊𝚗𝚌𝚘𝚛𝚊 𝚞𝚗𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚘𝚕𝚊
𝚜𝚊𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎 𝚞𝚗 𝚋𝚞𝚌𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚝𝚛𝚊𝚜𝚞𝚍𝚊 𝚜𝚒𝚎𝚛𝚘.
𝚂𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚗𝚎 𝚊𝚐𝚐𝚒𝚞𝚗𝚐𝚎𝚜𝚜𝚒
𝚜𝚙𝚘𝚛𝚐𝚎 𝚁𝚎𝚋𝚋𝚎 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚋𝚛𝚞𝚝𝚝𝚊 𝚟𝚎𝚛𝚛𝚞𝚌𝚊.
𝚂𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚗𝚎 𝚌𝚊𝚖𝚋𝚒𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚜𝚝𝚘𝚗𝚎𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎
𝙲𝚘𝚖𝚎 𝚞𝚗 𝚌𝚊𝚗𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚒 𝚒𝚗 𝚞𝚗 𝚌𝚘𝚗𝚌𝚎𝚛𝚝𝚘.
𝙲𝚑𝚎 𝚏𝚊𝚛𝚎 𝚊𝚍𝚎𝚜𝚜𝚘? 𝙲𝚘𝚖𝚎 𝚜𝚝𝚊𝚌𝚌𝚊𝚛𝚜𝚎𝚗𝚎?
𝙰𝚍 𝚘𝚐𝚗𝚒 𝚘𝚙𝚎𝚛𝚊 𝚗𝚊𝚝𝚊 𝚖𝚞𝚘𝚛𝚒 𝚞𝚗 𝚙𝚘𝚌𝚘.
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POESIE
PoetryUna raccolta di poesie diverse prese dal mio libro di antologia, ma che ho voluto condividere con voi 😅😂 Spero vi piacciano, buona lettura 🫶🏼❤️
