Cassetta XVII

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Il mio gruppo, se così si può chiamare quell'ammasso di armadilli più Clarissa che é un animale a parte, si era riunito nel mio minuscolo appartamento. Spoiler nessuno di noi era in una posizione comoda vista la mia minuscola abitazione. Federico e Serena stavano intrattenendo un'interessante conversazione sull'uso del miglior fondotinta per coprire i brufoli sulle tette.

Serena aveva brufoli sulle tette?

Federico aveva le tette?

Non mi è dato sapere.

Mentre lanciavo palline di carta contro Clarissa che nel frattempo giocava a campana con Samuele sentii una strana musica.
"Alice spegni la tua suoneria spiritica é irritante."
"Ma il mio telefono non sta squillando."
"Ma che cazz"

Io e Clarissa ci scambiammo uno sguardo veloce.

"Il prete."

Sallimmo al piano di sopra per assicurarci che il prete non stesse conducendo la messa.
"Ricordami perchè si è trasferito"
"Devono distruggere il campanile e inevitabilmente quindi anche la sua casa".
"Non può andarsene in una di riposo?
A che gli serve un appartamento? Sopra il mio poi?"
"Sta zitta e bussa"
Bussai controvoglia fino a quando non sentimmo la musica cessare.
"Ragazze ma chi è Pietro?"
Leo non era pronto a sapere la verità.
"Quando sarai più grande. Per ora posso solo dirti che ci ho litigato ed è alto come un germoglio"
"Quindi come Clarissa"
Federico partì all' attacco dando inizio così a un battibecco che finì appena la porta si aprì.
"Buona sera care, avete bisogno?"
Eccolo Baby Yoda.
"Clarissa pensaci tu"
"Si scusi, salve, volevamo sapere perché l' Alleluia"
"Semplice, prima di venirci ad abitare devo purificarla dai peccati compiuti"
Scoppiai a ridergli in faccia pentendomene subito dopo.
"Signorina non si ride di cose così serie, è- Aspetta. Io vi conosco! Tu.."
Indicò me
"Sei la mangia uccelli"
"MANGIA CHE?"
Mi sbattei una mano in fronte. Ci mancava mio fratello
"NON QUEL TIPO DI UCCELLI"
"Beh, tu ne saresti capace"
"MA NON DAVANTI UN PRETE"
"Abbiamo doti nascoste di cui non sapevo l'esistenza quindi?"
Mi girai verso Gabriele.
"Non ti voglio sentire"

La mattina seguente Clarissa era venuta a casa mia e stavamo già discutendo.
"Non capisci andrà sicuramente così"
"Ma che stai a dire, riprenditi"
"C'è un motivo se sei così cinica"
"Clarissa. Solo perché l'anagramma del mio nome è "Veleni" non significa che avveleneró qualcuno"
"Si invece. Fammi pensare..Serena? Banale. Che ne dici di-"
"Demente. Secondo il tuo ragionamento, unaltro anagramma è "Veline". Mi stai dicendo che mi vedrai a striscia la notizia a sculettare davanti a una telecamera?"
Mi guardò ovvia.
"Fai quella bruna, quella bionda sembra scema"
"Tu lo sei"
"Quel pupazzo fa paura"
Ci rinuncio.

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Ero andata a prendere Clarissa all'università.
Avrebbe cucinato lei a pranzo e volevo assicurarmi che non andasse a comprare niente spacciandolo per suo.

Ero nello stesso punto dove avevo incontrato per la prima volta Gabriele e Serena. Dio ti prego non farmela incontrare. Ti offro la mia collezione di graffette, o quella di puntine se vuoi. No quella è troppo speciale, quella di tappi di bottiglia.

Mi ronzavano attorno troppe api, così alzai il capo rivelando un fottuto alveare sopra la mia testa. Oddio è lo sciame del cartomante.
No aspetta, io l'avevo pensato, QUINDI SONO IO LA CARTOMANTE.
"Stai aspettando ti cada addosso?"
No. No, ti prego.
Che ci faceva qua il ragazzo saccente della biblioteca.
"Tornatene in biblioteca e rimanici"
I ragazzi simpatici come una talpa nella vasca da bagno li incontravo sempre io.
" Sempre così cara?"
"Ti intaressa?"
"Touchè"
1 a 0 per me.
"Come mai sei qui?"
Fatti gli affari tuoi.
"Stavo andando dal macellaio ma mi sono persa, tu?"
"Ma sei sempre così?"
"Affabile, gentile e simpatica? Non sempre. Ti è andanta buona"
"Se lo dice lei, piratessa"
Gli spuntó un sorissetto estremamente irritante.
Aspetta un'attimo.
"TU?!"
"Già"
"COME?VIGLIO DIRE- EH?"
"Il mio corso ha costruito lo stand per la festa e abbiamo partecipato come inservienti"
"Fammi capire, fai il cartomante?"
"Mi hanno chiesto il cambio, la mia compagna aveva cose più importanti da fare. Come limonarsi il tipo probabilmente"
Fermi.
"Quindi sai il mio nome?"
"Può darsi"
"Dimmi il tuo"
"Secondo quale logica"
"Non vale, tu sai il mio, dimmelo"
"Sputi troppe sentenze"
"Ti sputo in un occhio"
"Ci si vede, Evelin!"
Disse scandendo bene il mio nome, mentre si allontanava sparendo poi dietro una colonna dell'Università.
E io ero per la seconda volta li, ferma e impalata come un cartello della strada.
Mancava solo una scritta sulla fronte per completare l'opera.
Decisi di fare un passo avanti, quando qualcuno mi cadde dietro, dando una facciata al terreno.
"Clar, hai dimenticato come camminare o..?"
"Oggi è una giornata di merda, PIÙ DELLE ALTRE."
Eccola.
"Sono tutta orecchie"
"Ero in classe, rotolo giù dalla sedia. Vado a buttare una cartaccia, scivolo e do una testata al muro, nella pausa un gabbiano mi ha cagato in testa e adesso sono caduta dando una facciata. E la vuoi sapere la cosa peggiore?"
La volevo sapere? Mi bastava.
"In verità-"
"Il professore Crisostomo ha messo un eseme tra una settimana! E NON SO NIENTE"
Si incamminò verso il cancello urlando.
"DIO QUALCOS'ALTRO?"
Ma io ero troppo impegnata su quel nome orribile per rendermi conto, che Clarissa era caduta su un formicaio.

Le Bozze di  DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora