Infanzia. Adolescenza. Giovinezza.

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LE ESTATI CHE NON DOVREBBERO FINIRE MAI

Il caldo sembra lo stesso. Il sole scurisce la pelle. La sete aumenta al ritmo della temperatura. La luna ritorna, puntuale e immensa, nelle calde notti estive. Tutto è immobile. Ed è come se il tempo si fosse fermato, e autunni, inverni e primavere non fossero altro che nomi di stagione scritti sul calendario. Stagioni immaginarie.

La luce del giorno stancamente lascia spazio alla notte.
Ed è ancora estate, e sembra sempre la stessa. Fotogrammi impressi nella memoria. Sfuocati dalla luce violenta del sole.

- Bambini prendetevi per mano che entriamo in acqua

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- Bambini prendetevi per mano che entriamo in acqua. Forzaaa... una corsa e tutti dentrooo.

Tutto attorno, l'ambiente, non era stato ancora snaturato, violato dalla mano dell'uomo. Le morbide curve delle dune non avevano subito lo scempio delle ruspe, e l'odore di salsedine dava un senso alle vacanze.
Scrutavo l'orizzonte pensando, nell'innocenza dei miei primi dieci anni, che alla fine di tutto quel mare non ci fosse niente altro e che il cielo lo toccasse lì, in fondo, dove ogni tanto si scorgeva una vela bianca passare, come sospesa. Un sogno che ho potuto vivere realmente, inconsapevole che un giorno avrei ricordato quei momenti come un dipinto.
Dio, come sembrava tutto bello, a quel tempo.
Io che avevo dieci anni e ancora non capivo perché tornava sempre quel sole.
Io che dentro a quegli occhi grandi, e le estati sembravano lunghissime.

Io, che quel mare così limpido non lo avrei più rivisto.

Poi la sera, prima del "Silenzio" si cantava, si parlava, si rideva seduti sulla grande scalinata della colonia.

"Carmen Frova" Jesolo Lido.

Fausto Leali cantava "A chi". Adriano Celentano "Azzurro" .
Noi bambini pensavamo che i nostri genitori non sarebbero più venuti a prenderci,  e saremmo per sempre rimasti lì, dove non c'erano i genitori ma solo le "signorine". Un mese ci sembrava un tempo infinito e le giornate lunghissime.

 Quell'estate sembrava non volesse finire mai.

- Non penserai di uscire vestita come una... una...
- Mamma! Ma siamo in estate, fa caldo! E poi devo andare al mare, non a sciare!
- Mettiti un paio di pantaloni decenti sennò non vai da nessuna parte, chiaro?
Io, che a quindici anni mettevo la gonna corta nella sacca. E indossavo i jeans di fronte a mia madre.
Io nell'attesa di crescere.
Io che le estati sembravano non finissero mai e credevo che mai sarei diventata donna.
Io, con quella maglietta fina...
- Devi arrivare all'altare pura.

E mia madre che mi vedeva già con l'abito immacolato.

La strada verso il mare alle due del pomeriggio di un luglio assolato era deserta. Daniele guidava la sua cinquecento buttando, dopo ogni curva, lo sguardo sulle mie gambe nude.
- Ti va se ci fermiamo un attimo?
Sesso era una parola. Amore era un'altra parola. Sconosciute.
Poco più che bambini affrontavamo quell'inizio di vita senza un perché. Io non avevo mai visto un uomo nudo. Al massimo in costume. Lui, le donne nude, forse, le vedeva solo nei giornali per adulti. C'erano tante cose da scoprire in quella giornata piena di sole e di attese. Di baci senza passione.

Passione. Un'altra parola. Non conoscevo ancora la passione, quella vera. Avrei dovuto attendere qualche anno prima di incontrarla. Conoscevo Daniele. Il primo innocente amore.

Un campo di granoturco poteva essere il posto perfetto per le prime effusioni. I primi assaggi di un qualche cosa che doveva ancora venire.
- Sono quasi le quattro, arriveremo tardi, ho voglia di fare un bagno, dai Daniele stai fermo con queste mani...
- Le giornate sono lunghe, fatti toccare, fatti baciare...

Sdraiati tra inconsapevoli piante di grano turco lasciai che la ragazzina con la maglietta fina diventasse donna. Arrivammo in spiaggia nell'ora del tramonto. L'acqua del mare era ferma. Come il mio respiro. Lacrime salate come l'acqua bruciavano le guance, e l'anima.

 Lacrime salate come l'acqua bruciavano le guance, e l'anima

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Avevo deluso mia madre. Non ero più una bambina e il ragazzo che non mi aveva reso felice sarebbe diventato mio marito. Il primo.

Baglioni cantava "Questo piccolo grande amore" .

"Quella sua maglietta fina tanto stretta al punto che immaginavo tutto e quell'aria da bambina..."
Estate 1975. Ed era un'altra estate che voleva non finire mai. ​

  Il mare della Sicilia era una tavola argentea sotto una luna immensa

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Il mare della Sicilia era una tavola argentea sotto una luna immensa.

Io con la pelle calda di giornate di sole.

Io che la passione non era più una parola. Lui che voleva essere l'uomo della mia vita. L'unico.

Io che la mia libertà dilaniava ogni mio concetto di fedeltà. Di continuità. Ma l'amore era entrato nel mio cuore. Un sentimento che per un tempo è riuscito a fermarmi. Per una notte intera. Per un'estate che ha saputo farmi vibrare di piacere, di sudore.
Ero consapevolmente donna.

 Quell'estate con il frinire delle cicale, che ora sono qui, a ricordarmi carezze intime e un piacere mai provato. Adesso, che solo il caldo è sempre uguale.

 Quella vacanza sensuale permeava ogni mio desiderio. Sublimava ogni mio sospiro.
Anelava un futuro immaginato nelle lunghe sere d'estate ancora sola nel mio letto.
E per un attimo, un solo lunghissimo attimo, sperai che quell'estate non finisse mai.

Neil Diamond cantava "September morn".

"Resta ancora un po' e lascia che io ti guardi...perché ora sei diventata una donna..."
Eccole le mie estati, che sembrano tutte uguali.

Le metto in fila, sono ordinate nei miei ricordi. Il sole è sempre lo stesso, anche il caldo.

No, adesso fa più caldo sarà che non metto più quella maglietta fina, sarà che ​ogni estate non dovrebbe mai finire.

No, adesso fa più caldo sarà che non metto più quella maglietta fina, sarà che ​ogni estate non dovrebbe mai finire

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