La Prima di Londra

93 11 19
                                    

Leave behind your narrow mind
You'll never be the same
(The Greatest Showman, Come Alive)

Raggiunto il tendone per assistere alla magia, lo spettatore si sarebbe accomodato su una lunga panca ammorbidita da un incantesimo che la rendeva più comoda di un cuscino. Avrebbe inoltre notato che ciascun posto era costantemente rifornito di caramelle e leccornie di ogni tipo, che apparivano per magia in un cestino fornito a ciascuno degli spettatori.
Una famiglia era pronta a sognare quella notte.
Erano in tre e sembravano circondati da una perfetta aura luminosa costantemente alimentata dalla loro gioia. Avevano visto la locandina che pubblicizzava il circo magico ed erano stati tutti e tre, madre, padre e ragazzina, assolutamente concordi sulla necessità di partecipare alla prima di Londra. Dal momento in cui avevano preso posto non avevano smesso neppure un secondo di ridere e parlare tra loro. La madre continuava a scattare foto, come se non volesse perdersi nemmeno il più piccolo dettaglio di quella serata speciale, il padre continuava a fare battute e giochi di parole, facendo ridere sia la madre che la figlia. La piccola cantava con voce squillante e cristallina un motivetto:

Mia mamma, tua mamma
gentile è la strega.
Mia mamma, tua mamma
al vento non si piega.
Mia mamma, tua mamma
i denti non digrigna.
Mia mamma, tua mamma
sempre è benigna!

Le luci erano spente, fatta eccezione per le fiammelle delle candele poste a delimitare il percorso dall'ingresso fino ai posti a sedere e le migliaia di stelline di luce gialla proiettate ovunque, tutto intorno. Degli strumenti che si suonavano da soli eseguivano brani a dir poco travolgenti, gli spettatori non stavano più nella pelle, desideravano ardentemente che lo spettacolo iniziasse, eppure quell'attesa era dolce.
Improvvisamente anche le stelle dorate si spensero. Se si aguzzava lo sguardo, si poteva intravedere una sagoma femminile che avanzava lentamente nell'ombra fino al centro del ring. Una luce si accese di colpo illuminando una ragazza vestita elegantemente, giovane, ma dallo sguardo deciso: senz'altro il capo del circo, glielo si leggeva negli occhi. Fu lei a presentare lo spettacolo e, fidatevi, era proprio brava: la sua voce sembrava stregare i presenti. Tutti pendevano dalle sue labbra e distoglievano lo sguardo solo per scambiarsi occhiate emozionate al pensiero di quello a cui stavano per assistere. Poi lo spettacolo iniziò. Le luci si spensero, e fu puro incanto.
Tutto iniziò con la voce incredibile di una strega che eseguiva con disinvoltura un brano difficilissimo. Cantava e nel frattempo suonava il pianoforte. Ma non è tutto! La sua era ben più che una semplice esibizione: gli spettatori non lo sapevano, ma ciascuno di loro stava sentendo un brano diverso, che rifletteva le emozioni che risiedevano nel loro cuore. Lo scoprirono solo quando, al termine dello spettacolo, si accorsero che tutti si erano emozionati, eppure ognuno canticchiava parole diverse, uniche e assolutamente personali, sostenendo con sicurezza di averle ascoltate dalla bocca di quella strega. Si chiesero come avesse potuto ottener un effetto simile, ma sono i segreti a fare gli spettacoli. Circa a metà della canzone un'altra ragazza entrò in scena. Indossava un abito azzurro che mandava bagliori argentati ogni volta che si muoveva e contrastava con la sua pelle scura. Impugnò la bacchetta ed evocò un rivolo d'acqua che poco a poco divenne una cascata. Iniziò a rimodellare il liquido, proprio come se fosse vetro. Usava l'acqua per creare forme elaborate, e poi vere e proprie scene che richiamavano, no, rendevano vive le parole della canzone. Il numero finì con uno scrosciare di applausi. La strega in azzurro disegnò un arco sulla sua testa con la bacchetta e tutta l'acqua si distribuì in alto, sulle teste degli spettatori, creando una meravigliosa e improbabile volta. Poi abbassò la bacchetta e l'acqua si arrese alla gravità. Qualcuno gridò, qualcuno tentò di ripararsi, ma non una goccia d'acqua bagnò il pubblico perché questa si trasformò in una pioggia sottile e argentata, che sembrava tuttavia mero frutto della fantasia degli spettatori: non aveva alcun effetto al tatto, sarebbe stato impossibile percepirla a occhi chiusi. Ciò non la rendeva meno bella.
Nel numero seguente un attore con la faccia dipinta di bianco e i vestiti dai colori sgargianti rappresentò un'intera storia utilizzando soltanto un cappello e le sue abilità da mimo. Non disse una parola, eppure ogni singolo spettatore scoppiò a ridere, alcuni ridevano così tanto che a stento riuscivano a riprendere fiato. Non disse una parola, ma ogni suo gesto, ogni sua espressione, i tempi, i movimenti, tutto era perfettamente studiato con precisione impeccabile, perché anche il più piccolo dettaglio penetrasse nella mente del pubblico traducendosi in ilarità. La storia era quella di un mago bizzarro che perdeva di continuo il suo cappello. Ci fu un momento in cui, sempre alla ricerca del copricapo, si addentrò nella casa di un signore. Questo, interpretato da un altro circense muscoloso e grosso come un armadio, non sembrava affatto contento, al punto che iniziò a lanciare dei coltelli veri e anche piuttosto affilati all'attore. Le lame quasi sfioravano il protagonista, sembravano costantemente sul punto di trafiggerlo, ma il lanciatore di coltelli era bravo: anche quando l'attore cominciò a ballare, lui non smise di tirare nella sua direzione coltelli sempre più grossi, fino a lanciargli pesanti asce su cui lanciava incantesimi perché la lama prendesse fuoco, il tutto senza mai colpirlo. Il pubblico trattenne il fiato per tutta la durata di quella scena e riprese a respirare solo quando il lanciatore di coltelli e l'attore decisero di mettere da parte le ostilità e stringersi la mano, facendo poi un profondo inchino.
Il numero successivo fu forse quello che suscitò più meraviglia in assoluto. Le reazioni furono molteplici già dalla presentazione: "Il Babbano più magico che esista!" Un Babbano in un circo magico? Assolutamente inaudito. Non aveva una bacchetta, non recitava formule di incantesimi, ma era strepitoso ugualmente: fece comparire un Fwooper dal suo cappello, fece sparire il Galeone di un volontario per poi farlo ricomparire dietro al suo orecchio, prese un fazzoletto rosso e in un battito di ciglia lo fece diventare giallo, riuscì persino ad annodare una bacchetta magica come se fosse il laccio di una scarpa per poi farla tornare al suo aspetto originario! Tutto questo lo faceva senza mai fermarsi, con una maestria che mandò in crisi anche i più scettici, e contemporaneamente, come se non fosse abbastanza, recitava un monologo comico. Gli applausi si levarono assordanti alla fine di ogni trucco, tanto che il Babbano doveva smettere di parlare ogni volta per fare un inchino al pubblico.
La circense successiva era una ragazzina minuta, vestita di bianco e oro rosato. Appariva perfetta nel suo abitino tutto veli e dalla schiena le spuntavano due sottili ali trasparenti che, insieme ai gigli bianchi che le cingevano il capo, le davano un aspetto da Regina delle Fate. Salutò il pubblico con un plateale ma elegante inchino e, mentre mandava baci in tutte le direzioni, il cielo di stoffa del tendone si aprì lentamente, finché non fu possibile scorgere le stelle. La ragazza indicò a terra: una specie di lunghissimo spillo d'oro stava emergendo e si faceva sempre più alto, finché divenne impossibile vederne la punta. La circense si arrampicò con indescrivibile grazia su quella strana struttura, sembrava decisa a sfiorare la luna. Raggiunse un'altezza vertiginosa e da lì prese da una tasca del vestito la sua bacchetta. La agitò e dalla punta si materializzò quello che sembrava un nastro, tuttavia non era fatto di stoffa. Sembrava fatto ora di sottili lingue di fuoco, ora di morbide piume, e a tratti diventava evanescente, come se non fosse altro che un raggio di sole, un frammento di pura luce, in più diffondeva nell'aria un profumo di fiori appena colti a ogni movimento. La ragazza, agitando il suo nastro, iniziò così a camminare nel vuoto, come su una corda invisibile. E lì iniziò a danzare. Si muoveva con la leggerezza della più delicata delle farfalle, si esibiva in complicati salti e creava elaborate figure con il suo nastro facendolo sembrare naturale, come respirare, come se fosse nata per quello. I suoi movimenti erano graziosi, misurati, per certi versi ammalianti e quasi ipnotici, tanto che era impossibile staccare gli occhi da lei. L'espressione concentrata tradiva una nota di emozione. La musica scorreva lenta mentre lei danzava sospesa nell'aria.
— Ma ce le ha, delle ossa? — commentò sottovoce un uomo dal pubblico.
Fu immediatamente zittito: l'Equilibrista dell'Aria a un tratto si voltò e, in maniera del tutto inaspettata, saltò. Ci si sarebbe aspettati di vederla piombare giù a tutta velocità, e invece si spingeva in basso con movimenti lenti e in maniera graduale, il tutto senza smettere di danzare. Tutto faceva pensare che si stesse muovendo sott'acqua, ma l'acqua non c'era affatto. Galleggiava nell'aria. A metà della sua caduta sollevò le braccia e afferrò un trapezio, anche questo invisibile, che utilizzò per esibirsi in altre evoluzioni a dir poco impressionanti. Mentre dondolava avanti e indietro i veli del suo vestito sventolavano dietro di lei e le sue ali battevano frettolose, tanto da dare l'impressione che stesse davvero volando. Il trapezio invisibile scese sempre più in basso e alla fine i suoi piedi toccarono di nuovo terra. La ragazza lasciò andare il trapezio, alzò le braccia e poi fece un profondo inchino, ringraziando il pubblico per gli applausi. Mentre salutava con la mano lo spillo tornava nel terreno e il tendone si richiudeva, poi la strega uscì di scena. 
Il ring fu invaso dalla penombra. Un'unica, debole luce bianca, simile al chiarore lunare, lo illuminava. Un mago alto e con il volto nascosto da un mantello grigio giunse. Tra le mani non aveva che un vaso di pietra. Lo posizionò al centro della pista e poi fece tre passi indietro. Il pubblico guardò la scena incuriosito, chiedendosi cosa stesse accadendo. La risposta arrivò qualche istante dopo, quando dal vaso spuntarono due enormi occhi sporgenti che riflettevano la luce. L'illuminazione si fece gradualmente più forte, finché non diventò chiaro che quegli occhi appartenevano a una buffa creatura simile a un capretto con il collo allungato e l'aria simpatica. Una persona più istruita in materia di Creature Magiche avrebbe probabilmente riconosciuto un Mooncalf, e anche di una razza piuttosto rara, infatti era completamente nero. Il Mooncalf venne fuori dal vaso, che dall'esterno sembrava davvero troppo piccolo per contenerlo. Ma era solo l'inizio: altri due, tre, quattro, cinque di quegli animali saltarono fuori dallo stesso, piccolo vaso. Il mago incappucciato sussurrò qualcosa, fece mangiare ciascuna delle creature a sazietà e poi fece un movimento circolare con le braccia. Senza essere costretti né minacciati, i Mooncalf iniziarono a correre ordinatamente in cerchio, con gli occhi che brillavano allegri. La loro andatura era saltellante e strappava risolini divertiti ai bambini e sospiri inteneriti agli adulti. A un gesto del mago, tutti i Mooncalf si fermarono, come se qualcuno avesse messo in pausa la scena, e l'orchestra suonò da sola una musica ritmata. Gli animali presero a muovere la testa a ritmo, poi a trotterellare in cerchio, girando su se stessi e sollevandosi sulle zampe posteriori. In altre parole, ballando. Senza smettere di danzare, lasciarono uno strano segno circolare a terra. La musica si interruppe sfumando e fu subito tempesta di applausi. Il mago sembrò a disagio per un solo istante, poi si mise in ginocchio e abbracciò teneramente ciascuno dei Mooncalf prima che questi entrassero di nuovo nel vaso. Quando tutti furono tornati dentro, nel momento in cui il numero sembrava finito, dallo stesso vaso strisciarono fuori tre grossi serpenti, che sibilando si diressero verso il pubblico. Il mago sembrò non accorgersene affatto: prese il suo vaso e uscì dal tendone fischiettando. Nel frattempo, i serpenti si avvicinavano pericolosamente ai piedi delle persone sedute in prima fila, che tentarono di ritrarsi. Qualcuno tentò persino di salire in piedi sulla sedia pur di non finire azzannato dai tre rettili. Proprio quando il panico si stava impadronendo del tendone, una ragazza entrò e, allungando le braccia davanti a sé, richiamò i serpenti, che le obbedirono docilmente e andarono ad avvolgersi intorno alle sue braccia. Lo spettatore avrebbe riconosciuto in fretta quella ragazza, era difficile dimenticare il suo volto: si trattava del capo del circo, ma aveva sostituito il suo vestito elegante con un'aderente tuta che variava dalle sfumature del blu a quelle del viola a seconda della luce e riproduceva nella fantasia le scaglie di un serpente.
Si udì un boato alle spalle della ragazza, e un attimo dopo una nube scura e amorfa fece irruzione nel tendone, terrorizzando anche i più coraggiosi.
Oh,  di certo il povero spettatore non ha mai visto uno di questi!
Quella forza oscura squarciò parte delle tende, fece a pezzi le scenografie. La ragazza al centro osservava tutto impassibile, quasi sorridente, accarezzando i suoi serpenti. La nube nera fece il giro di tutto il ring, ma quando arrivò al centro, proprio a pochi centimetri dalla ragazza, si fermò. E fu allora che accadde: davanti agli occhi degli increduli spettatori, dall'oscurità emerse un volto che man mano si faceva sempre più definito. L'oscura massa assunse gradualmente sembianze umane, finché non rimase un ragazzo dalla corporatura gracile, vestito con una giacca di pelle tempestata di borchie. Questo allungò la mano e accarezzò delicatamente il volto della ragazza, ma immediatamente vide le teste di tutti e tre i serpenti scattare, come se aspettassero solo il momento propizio per attaccare. Il ragazzo fece un balzo all'indietro e i suoi occhi divennero bianchi. Si sarebbe detto che stesse di nuovo per trasformarsi, ma in realtà fece apparire solo un frammento della nube nera, che modellò come se fosse argilla per creare una specie di incorporea spada e, già che c'era, si fabbricò anche uno scudo di ombre. Sollevò la spalla e fece per combattere i serpenti, ma la ragazza fu rapida: fece una giravolta e con una serie di movimenti perfettamente studiati permise ai serpenti di scivolare giù lungo le sue gambe e posizionarsi dietro di lei. Durò appena un battito di ciglia, ed ecco che l'Incantatrice di Serpenti faceva scudo con il suo corpo ai suoi preziosi rettili contro gli attacchi della spada del Ragazzo-Ombra. Il ragazzo sbuffò e modellò di nuovo le ombre per creare un fazzoletto che utilizzò per asciugarsi il sudore. Poi se ne tornò mogio mogio dietro le quinte. La ragazza si mise in ginocchio e tornò a giocare con i tre serpenti come se fossero cagnolini. Ma la nube nera tornò, distruggendo qualche altro oggetto di scena mentre passava. Questa volta la trasformazione in essere umano fu più veloce e rivelò lo stesso ragazzo di prima, ma questa volta rideva e saltellava come se avesse appena avuto l'idea del secolo. I suoi occhi tornarono bianchi per un attimo, poi fece apparire sulla sua mano una sfera di quel materiale scuro e incorporeo. Iniziò a utilizzarla come palla, facendola rimbalzare a terra, poi evocò altre sfere nere e le usò per fare il giocoliere. La ragazza rise e batté le mani, e quando guardò i serpenti questi iniziarono a battere le code a terra, come in un applauso. Il ragazzo poi prese le sfere e le lanciò ai serpenti, che decisero, su consiglio della ragazza, di accettare il gioco e corsero a riprenderle. Docilmente, le riportarono indietro al ragazzo, che riuscì persino ad accarezzare quegli animali che fino a poco prima sembravano così pericolosi. Quel gioco andò avanti per qualche minuto, con varianti sempre nuove, poi il ragazzo riprese le sfere e, una alla volta, le mise in bocca e le ingoiò. La ragazza lo prese per mano e lo guardò negli occhi, poi gli sollevò il braccio e lo indicò perché il pubblico gli applaudisse. Si inchinarono entrambi, poi il ragazzo uscì e mentre lo faceva tutto ciò che aveva distrutto si ricostruiva magicamente, pezzo per pezzo. Rimasta sola sul ring, la ragazza si spostò al centro, si lasciò cadere a terra, prese il vaso di pietra e fece un fischio. Come se fossero stati stregati, i serpenti si attorcigliarono a spirale intorno alle sue braccia e poi entrarono nel vaso, tenendo fuori solo le teste che, leggermente piegate in avanti, sembravano dei manici. L'Incantatrice di Serpenti prese il vaso, si alzò in piedi e portò i serpenti tra il pubblico, passando davanti a ciascuna delle panche e fermandosi davanti ai più coraggiosi che chiedevano di accarezzare le minacciose ma docili teste squamate dei rettili. Terminato il giro, la ragazza tornò indietro, ma mentre lo faceva il fiato le si mozzò.
I suoi occhi diventarono di colpo gialli, emise una serie di suoni sibilanti, ma lo spettatore non se ne sarebbe mai accorto. Forse avrebbe pensato si trattasse di una parte del numero, era impossibile capire che quel sibilio in realtà era un urlo disperato e terrorizzato. I serpenti si raddrizzarono e tirarono fuori le lingue biforcute, mirando al collo della ragazza.  Qualcosa stava andando terribilmente storto. Ma lo spettatore era lì solo per godersi lo spettacolo. Le mani e il volto della ragazza assunsero un colorito strano, che andava verso il verde. Ma lo spettatore credeva fosse un trucco o magari un incantesimo e, ignaro, continuava ad applaudire. I serpenti davano sempre più l'impressione di voler attaccare, ma la ragazza sembrava aver perso la capacità di muoversi.
Dalla panca più alta si alzò una ragazzina che fino a quel momento era rimasta in silenzio, seduta tra il pubblico. Era la stessa ragazza che stava alla biglietteria, ma poche persone l'avevano notata e ancora meno si ricordavano di lei. Corse sul ring, coprì immediatamente il vaso in modo che i serpenti non potessero più uscire e trascinò l'Incantatrice di Serpenti, i cui occhi erano ancora gialli e la cui pelle diventava sempre più verde, fuori dal tendone. Le luci si spensero. Il pubblico applaudì.

Ok, capitolo più descrittivo del solito, me ne rendo conto. Mi sono divertita a sognare un po' e raccontare lo spettacolo così come me l'ero immaginato, spero non lo abbiate trovato noioso. Ciao amici, e grazie per la vostra pazienza se siete ancora qui nonostante gli aggiornamenti così lenti ❤️

Unitevi a me... o moriteWhere stories live. Discover now