Fase 1

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Cominciò nella calma innaturale di una giornata dai colori stinti, una giornata non molto diversa da tutte le altre, o così sembrava.
Cominciò con un gruppo di artisti, nati per creare bellezza e suscitare meraviglia, che dichiaravano guerra a un gruppo di assassini, addestrati per mutilare, uccidere, creare orrore senza pietà. 
Gli artisti erano inferiori in numero e armi, ma non in spirito. 

  Ciascuno di loro provvedette a lanciare sul suo compagno l'Incantesimo di Disillusione, poi tutte le coppie si avvicinarono, secondo i piani, ai diversi ingressi della Casa del Silenzio. Tutte tranne Saoirse e Credence.  La ragazzina, avvolta nel suo mantello cremisi, osservava in silenzio l'edificio bianco come l'osso, fiamme negli occhi e odio nel cuore, come se volesse disintegrare quel luogo con la forza del pensiero.
 — Radetela al suolo — sussurrò, sebbene non ci fosse nessuno ad ascoltarla.

  Jacob e Queenie, senza vedersi, si stringevano la mano, immobili davanti alla porta chiusa, in attesa. 
L'effetto dell'incantesimo era quasi terminato quando un uomo e una donna, interamente coperti da lunghi mantelli cremisi, aprirono la porta.
 — State bene? — chiese Jacob, ma Queenie gli strinse più forte la mano per ricordargli di non parlare. 
L'uomo sollevò il cappuccio del mantello: era Newt. Annuì e mormorò un codice a sei cifre che Queenie e Jacob si affrettarono a memorizzare. Poi entrarono. 
Il Babbano e la Legilimens attraversarono i pallidi corridoi tenendo lo sguardo basso e fingendosi tranquilli, come se facessero quel percorso tutti i giorni. Su una parete di uno dei corridoi era appesa, proprio come Saoirse aveva indicato, una specie di enorme bacheca. Era all'interno di una cornice di lucido legno nero, quasi fosse una misteriosa opera esposta in un museo. I due si fermarono a guardare, trasalendo ogni volta che qualcun altro attraversava il corridoio. Qualcuno si fermò a chiedere, sussurrando, se avessero bisogno di aiuto, ma loro rifiutarono forse troppo in fretta. Sul volto del Tacito comparve per un attimo uno sguardo sospettoso, prima che si voltasse e se ne andasse senza dire altro. Erano appena entrati e avevano già fatto un errore di troppo. Dovevano sbrigarsi a completare la prima fase del piano. Trovarono un elenco di codici e riconobbero quello che Newt aveva comunicato loro poco prima. Si scambiarono uno sguardo trionfante: erano nel posto giusto. Immediatamente sotto al codice di Newt ce n'era un altro.
Venti-settantaquattro-ottantotto  
Memorizzarono anche quello e procedettero. 
Continuarono a camminare secondo il percorso prestabilito per loro, tuttavia Jacob non era minimamente preparato a ciò che vide poco dopo: attraversarono una delle sale adibite a laboratorio per compiere chissà quali orribili esperimenti. Il suo sguardo indugiò sui volti di ciascuno dei Taciti al lavoro, che gli sembravano stranamente familiari. Poi capì. Mentre ricordi sepolti nella sua memoria riaffioravano, si incupì e trattenne il fiato. Queenie se ne accorse e gli lanciò uno sguardo interrogativo, al quale lui rispose indicandosi la tempia. La strega colse al volo quello che voleva dirle: chiuse gli occhi e senza alcuna fatica entrò nella sua mente e si pose all'ascolto.
 Ho già visto questi Babbani. Quel ragazzino è Carrascosa, uno scrittore... la ragazza con i capelli neri è Marie Empress, era un'attrice bravissima, la donna che sta controllando le provette è Sorella Aimee... ci sono anche Marvin Clark, Clayton Kratz... tesoro, erano sui giornali, queste sono tutte persone scomparse di recente in circostanze misteriose e che noi... la nostra polizia non è mai riuscita a ritrovare, nessuno ne è mai venuto a capo... tutti quanti pensavano... sono tutti qui... 
Queenie avrebbe voluto dedicare un pensiero a quei Babbani strappati alla loro vita per essere condotti in quel luogo orribile, alle loro famiglie che chissà quanto a lungo li avevano cercati invano, che forse li stavano ancora cercando in quel preciso momento o forse avevano smesso di sperare anche in un corpo da seppellire. Per un terribile istante sentì i pensieri di quelle persone, così dolorosi da procurarle fitte lancinanti alle tempie, al punto che fu costretta a chiudere la sua mente. Non c'era tempo per le lapidi vuote. 
Accarezzò il braccio di Jacob in segno di conforto, forse anche perché sentiva la necessità di avere qualcosa a cui aggrapparsi. 
 Giunsero a un'altra porta che si confondeva perfettamente con la parete; se non avessero saputo che era lì, non l'avrebbero mai notata. Si accertarono di non avere intorno occhiate indiscrete, poi Queenie estrasse la bacchetta e osservò la parete. "In basso a destra", aveva detto Saoirse. Si abbassò e con la punta della bacchetta sfiorò appena l'angolo, nel punto esatto in cui pareti e pavimento convergevano. Senza il minimo rumore, sulla porta comparvero dei numeri vergati in rosso. Non somigliavano a dei pulsanti, era più come se qualcuno li avesse incisi e poi dipinti direttamente sulla porta, eppure fino a un attimo prima non c'erano. 
— La combinazione di Newt, presto — suggerì Queenie. 
Jacob passò il dito sui sei numeri che ricordava. Non accadde nulla. Imprecò tra sé e fece per riprovare, ma Queenie gli afferrò il polso e scosse il capo. 
— Non sappiamo quanti tentativi abbiamo, non possiamo rischiare di sbagliare di nuovo — sussurrò.
— Credevo di ricordarla... 
— Era... cinque, tre, tre... — in quel momento, Queenie si rese conto che nemmeno lei riusciva a ricordare il vecchio codice. Guardò Jacob e le venne un'idea. — Dev'essere da qualche parte nella tua memoria. Ti dispiace se entro a cercarla? Devo solo riguardare i tuoi ultimi ricordi, con la mia mente non posso farlo. 
Jacob sospirò e lasciò di nuovo che Queenie gli leggesse la mente. Questa volta andò molto più in profondità, riusciva a sentirlo. Era una strana sensazione, come se avesse una spina conficcata nel cervello e lei stesse tentando di estrarla con delle invisibili pinzette magiche. La Legilimens aveva un'espressione concentrata e per diversi minuti non si mosse. 
— Uno, tre, cinque, cinque, tre, otto — disse all'improvviso, sorridendo.
— Ero convinto fosse "cinque, otto, tre"... — borbottò Jacob, sfiorando i sei numeri uno dopo l'altro e facendo attenzione a non sbagliare. Questa volta, finalmente, la porta si aprì. All'esterno attendevano Martha e Ophélie. 
— Venti-settantaquattro-ottantotto, Venti-settantaquattro-ottantotto — disse Jacob, ripetendo due volte il codice perché non rischiassero anche loro di dimenticarlo. 
Le due ragazze annuirono ed entrarono. 
— Ci vediamo alla prossima fase —  disse Ophélie. 
— Sì, — annuì Martha. — Adesso silenzio, abbiamo fatto fin troppo fracasso per questo luogo.
 Martha e Ophélie riuscirono senza troppi problemi ad aprire l'ultima porta, dalla quale entrarono Chase Puglio e l'uomo dal nome lungo e difficile. Erano tutti all'interno della Casa del Silenzio. La fase 2 poteva avere inizio.  


Dedico questo capitolo a @MiceLettrice  che mi ha convinta a non lasciare che il libro di linguistica mi impedisse di fare quello che amo.

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