- CAPITOLO 26 -

104 9 0
                                    

- 26 -


Derek, in poche ore, aveva fatto un lavoro davvero eccezionale. Sophy, avvertiva la tensione che impregnava l'aria del cortile interno nel quale gran parte degli studenti si era riunita in un assembramento spontaneo. Fremevano di rabbia ed era evidente che sarebbe bastata una piccolissima scintilla a far scoppiare un incendio davvero difficile da domare.

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza.

«Avanti» disse Sophy, mantenendo lo sguardo fisso sul cortile, sotto di lei. Era ormai calato il buio, ma gli studenti non sembravano preoccuparsene e se ne stavano lì, arrabbiati ed illuminati solo da torce e lampioni lontani.

«Allora, che te ne pare?» chiese Derek entrando e chiudendosi la porta alle spalle.

«Sono tutti tesi come corde di violino!» commentò, soddisfatta quanto preoccupata. «Come hai fatto ai infervorarli tanto in così poco tempo?»

«Te l'ho detto: gli animi erano giù molto surriscaldati» si sminuì Derek. «Sono bastate le parole giuste alle persone giuste...»

Sophy tornò ad osservare gli altri studenti massaggiandosi le tempie.

«Sei sicuro che non si spingeranno troppo oltre?» chiese d'un tratto, voltandosi a guardare Derek con gli occhi sbarrati dalla preoccupazione. «Mia madre rimarrà qui e dovrà gestire questa situazione. Non voglio che corra dei rischi inutili per colpa mia».

Derek le posò entrambe le mani sulle spalle e fissò i lucenti occhi verdi nei suoi. «Non sarà una vera e propria rivolta» le assicurò. «Ci sarà una sorta di flashmob. Nulla di violento. Ci serve solo che il preside si allontani dalla sua stanza, no?»

«Sì, ma...»

«Andrà tutto bene» la interruppe accarezzandole il viso. «Ma ora è meglio sbrigarsi. I ragazzi agiranno tra poco».

«Ok» si limitò a dire Sophy prima di allontanarsi per afferrare la borsa con i suoi effetti personali. «Andiamo».

Durante il tragitto dalla stanza di Sophy all'antica camera patronale, i due ragazzi avevano sentito cori ed urla provenire dal cortile. La manifestazione era cominciata e non passò molto prima che una voce amplificata cominciasse ad invocare ripetutamente il nome del preside Pepperdot. Il loro piano stava funzionando; ne ebbero ulteriore conferma quando intravidero il preside e due guardie attraversare frettolosamente un corridoio a pochi passi da loro.

Arrivati a destinazione, silenziosi e con le schiene premute contro la parete si affacciarono oltre l'ultimo angolo che li separava dalla loro meta e...

«Greta?»

Il corridoio, nel quale si sarebbero aspettati di trovare almeno una delle guardie era occupato solo dalla ragazza dai capelli lilla.

«Si può sapere che cosa ci fai tu qui?» chiese Sophy in un sussurro avvicinandosi a lei e alla porta che stava osservando rassegnata.

«Rivoglio il mio telefono. Non mi dicono praticamente nulla su mio cugino. Voglio sapere di lui, parlare con i suoi genitori e i miei! Non è giusto che ce lo impediscano! Ho pensato di approfittare delle rivolta per venire a dare un'occhiata alla stanza di Pepperdot e, quando l'ho visto allontanarsi insieme ad entrambe le sue guardie, ho pensato di avere una possibilità» spiegò brevemente. «Piuttosto, che ci fate voi qui? »

«È una lunga storia» si intromise Derek. «Ed è meglio che tu ne rimanga fuori».

«No» lo interruppe Sophy. «Greta verrà con noi».

MITOCITY 2 - Il GiocatoreWhere stories live. Discover now