- CAPITOLO 38 -

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«Ford e i suoi sono qui!».

Sophy, terrorizzata, si sciolse dall'abbraccio di Derek e il ragazzo corse ad una delle finestre. Scostò leggermente la tenda per guardare fuori. Sophy si affacciò oltre la sua spalla per osservare a sua volta la situazione. Davanti all'ex-albergo abbandonato, dove prima c'erano poche decine di soldati di Ford, ora erano schierate un migliaio di persone agguerrite e armate fino ai denti.

«Oddio» sussurrò Sophy contro la spalla di Derek. Lui cercò la sua mano e la strinse. Le dita del ragazzo erano fredde quanto le sue.

«Andrà tutto bene» provò a confortarla.

«Non ne sono così sicura» rispose lei deglutendo a fatica. Aveva paura, molta paura.

Ford, al centro esatto del suo gruppo di soldati improvvisati, sollevò un megafono ed iniziò a parlare. La sua voce tonante si diffuse forte e chiara in tutta la sala mensa e, probabilmente, in tutto l'edificio, facendo tremare chiunque.

«SIAMO ARRIVATI ALLA RESA DEI CONTI» tuonò. «PER COME LA VEDO IO, A QUESTO PUNTO AVETE SOLO DUE POSSIBILITÀ: ARRENDERVI SUBITO O MORIRE. VI LASCIO TRENTA MINUTI DI TEMPO PER PRENDERE LA VOSTRA DECISIONE, POI ATTACCHEREMO».

Un urlo selvaggio si sollevò alle spalle di Ford e unbrivido attraversò la schiena di Sophy. Nessuno si sarebbe arreso, questo era pocoma sicuro. Eppure loro non erano pronti ad un assedio, non erano pronti a quellaguerra. Non lo erano nemmeno un po'. Sarebbero morti tutti nel giro di poche ore e la colpa sarebbe stata solamente sua. Se solo non avesse diffuso quel video! Avrebbe dovuto imbottirsi di Inibitori fino allo stordimento: Marcus avrebbe continuato a governare sulla città, il Giocatore avrebbe continuato a muovere le sue pedine inermi e tutti sarebbero stati bene. Sì, sarebbe dovuta andare così. Aveva fatto tutto per il bene degli abitanti di MitoCity, ma le sue azioni avevano portato buona parte di loro a trovarsi di fronte ad una guerra che ne avrebbe uccisi a centinaia. Che stupida era stata! Che illusa!

«Non pensarlo nemmeno».

Sophy si voltò di scatto nel sentire quella voce calda ed avvolgente. Nick.

Avrebbe dovuto ignorarlo, avrebbe dovuto voltarsi dall'altra parte, allontanarsi da lui e farsi gli affari suoi. E invece gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo. Lui la avvolse in quell'abbraccio che tanto le era mancato. Per un attimo Sophy sentì il cuore traboccare di gioia. Quello era tutto ciò di cui aveva bisogno, tutto ciò che le stava mancando, tutto ciò per cui era nata. Le braccia di Nick erano il suo posto, l'unico nel quale si sentisse davvero sicura, davvero a casa. Derek era ancora lì, a due passi da loro, ma a nessuno sembrava importare. C'era Nick, solo Nick. Poi, però, Sophy ricordò la mancanza di fiducia che Nick aveva avuto nei suoi confronti e tutto sembrò congelarsi. Si divincolò, sebbene a fatica, dal quell'abbraccio e fece un passo indietro.

«Non pensare nemmeno per un attimo che la colpa di tutto questo sia tua, o nostra» sussurrò lui fingendo di ignorare il suo allontanamento. Come suo solito, Nick sembrava averle letto i pensieri e l'anima attraverso gli occhi tormentati. «Abbiamo agito per il bene di tutti e tu lo sai. Ford è un folle esaltato che non sa quello che fa».

«Lo sa, invece» lo contraddisse lei guardandolo negli occhi azzurri senza i quali non sapeva come aveva fatto a sopravvivere per quelle due settimane. «Ha trovato tutti quei soldati e...»

«Non sono soldati» sminuì Nick. «Sono dei disperati che lui ha manipolato come bambini. Noi siamo ben organizzati e ben armati. Qui dentro abbiamo risorse per resistere davvero a lungo e, anche se dovesse scoppiare una vera e propria guerra, sono sicuro che le nostre qualità siano migliori delle loro».

MITOCITY 2 - Il GiocatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora