32 Benedetto

220 54 42
                                    

Il ragazzo giaceva, come esanime, tra la paglia. Fu caricato sulla barella. Sveva poteva osservare le ferite ancora fresche sulle braccia. Una scena surreale...
Lei stessa sembrava non aver assistito all'accaduto, eppure non era stato così...
Aveva respirato l'odore pungente del sangue che, mescolatosi alla paglia, sembrava ancora più intenso; aveva toccato con mano quella tragedia.

Non poteva succedere, non era possibile: non poteva un ragazzo così giovane, nel pieno della vita, voler davvero farla finita. Fissava quelle braccia martoriate, immobile, senza muovere un muscolo. Sentiva le sue labbra tremare e il sudore scenderle dalla fronte. Un'unica domanda, costante, la tormentava...
Perché? Cosa poteva averlo spinto ad un gesto così folle?
Riusciva a vedere perfettamente i lineamenti di Benedetto, difficile invece capire cosa lo tormentasse.

Quanto avrebbe voluto sapere cosa gli passasse per la testa. Gli operatori montarono sull'ambulanza. La folla, che si era creata attorno a quel quadro, si dileguò come la nebbia al sole. Il ragazzo per un attimo la guardò, forse in stato di semincoscienza. Vedeva Francesca e Benedetto, ora: due immagini che si sovrapponevano nella sua mente. Tuttavia Francesca lottava per vivere, ne era sicura: era una guerriera.
Cosa faceva Benedetto?
Contro quali demoni combatteva?

Presa dai suoi pensieri, non si accorse dell'assenza di Suor Natalina. La vide in lontananza. Era visibilmente la più scossa; le altre suore l'abbracciavano per condurla dentro la struttura. Ormai il silenzio regnava dinanzi al ricovero, davanti al quale erano rimasti soltanto lei e un'altra persona. Le si avvicinò: lo riconobbe. Doveva essere colui che aveva assistito per primo Benedetto. Concluse che si trattava senz'altro di un medico. L'uomo da principio stette in silenzio, al suo fianco. Poi, con un gesto automatico, iniziò a pulire nervosamente con un lembo della camicia le lenti degli occhiali, quasi a prendere tempo prima di parlare. Poi, dopo averli indossati nuovamente, con tono grave disse, come se le avesse letto la mente: «Voleva vivere Benedetto, nient'altro, non ha mai pensato di... Insomma, ha capito... »

Soppesava le parole, lentamente, come se il pronunciare certe cose potesse renderle possibili.
«Sono il Dott. Rossi, ho lo studio medico proprio in quella casa vicino al semaforo» disse indicando la costruzione.

Poi aggiunse: «Vengo a trovare spesso le suore e non è la prima volta che mi capita di visitare Benedetto. Ricordo che il primo taglio lo fece sull'addome, in una parte in cui non si vedesse, ma quello fu soltanto l'inizio di una lunga serie.»

Sveva si girò di scatto, parandosi poi il viso con entrambe le mani, come se qualcuno potesse colpirla. Un misto di disgusto e di terrore la invase, non potendo neanche lontanamente immaginare esistessero simili cose. Il dottore indugiò, poi continuò: «Vedrà che passerà, una ricaduta isolata, forse una delusione, ma le sedute stavano andando benissimo e Benedetto non lo faceva ormai da tempo: me ne aveva parlato Suor Natalina proprio qualche giorno fa. Era molto contenta. Peccato... Ha bisogno di molto affetto, non ha avuto un'esistenza facile quel ragazzo, ma grazie al cielo la vita ha voluto dargli un'altra possibilità. Le suore, stare qui insomma... è stata una fortuna. Poi Suor Natalina è molto legata a lui come a un figlio. Ripeto, qualche delusione, qualcosa sarà andato storto, chissà... »

L'uomo, dopo qualche frase di circostanza, vedendo pallida Sveva, le suggerì di andare dentro e si salutarono.

Pertanto, mentre si accingeva a rientrare, vide in lontananza una suora che venne ad accoglierla: era minuta e scura di pelle, probabilmente indiana. Le mani lunghe e affusolate; si muoveva con estrema eleganza. «Deve essere lei Sveva... Suor Natalina la manda a chiamare. Era così presa da quello che è successo che... »

«Ci mancherebbe altro, l'ho vista sconvolta.»

«Eh sì», disse la donna, «lei non se l'aspettava... Nessuno si aspettava che Benedetto potesse fare ancora quello che ha fatto.»

L'incertezza di Sveva.Where stories live. Discover now