43 L'amore secondo Betta

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Per alcuni giorni non successe nulla: niente di niente. Sveva continuava ad avere dei forti mal di testa e Betta le diede tutte le attenzioni e l'amore che poteva offrirle.
La osservò molto...
Parlarono tanto, del passato e dei suoi progetti futuri e la sua memoria sembrava non esser stata per niente intaccata, se non per quel triste avvenimento.
Come poteva essere possibile?

Betta cercò invano nelle sue espressioni una qualche traccia di menzogna, ma tutte le volte che tentavano di affrontare quell'argomento, Sveva pareva persa, in un mondo invalicabile, nel quale forse sarebbe annegata se lei non le avesse teso il suo aiuto.

Tutto si poteva dire fuorché mentisse o recitasse una parte: lei aveva dimenticato davvero l'incidente. Così Betta decise di non affrontare più quel punto: l'amica non fingeva e la sua sofferenza era tangibile. A Betta non rimaneva che incontrare Marco, parlare con lui... ma qualcosa la tratteneva, la intimoriva.

Si sentiva tradita da quello che aveva reputato da sempre un suo amico, ma c'era dell'altro: per tutta la vita aveva idealizzato quell'unione tra Sveva e Marco e la sola idea di scoprire che alla base di quel sentimento potesse esserci qualcosa d'impuro, di oscuro, le metteva i brividi addosso.
Avrebbe potuto Marco far del male alla donna che aveva sposato?
Quel pensiero le faceva ribrezzo.

E non c'era solo la questione della bambina, dell'incidente, della sua amica, ma molte altre cose sarebbero cambiate dentro di lei se quei sospetti avessero avuto un riscontro oggettivo. Non avrebbe più creduto a quel sentimento eterno. Se neanche l'amore tra Marco e Sveva fosse resistito, lei non avrebbe creduto più a nulla. Come se tutto quello avesse potuto mettere in pericolo il suo cuore, esponendolo alle intemperie, ferendola così per sempre. Come se tutta la sua vita avesse potuto prendere una diversa direzione.
Aveva forse fantasticato troppo su quell'argomento?

Eppure lei lo aveva visto in Marco quel legame per Sveva, non ne aveva mai dubitato. Eppure Sveva diceva di essere stata respinta da lui, ma di avervi scorto comunque qualcosa, qualcosa che avesse a che fare con un sentimento puro, forte: quello che dovrebbe unire due sposi.
Quante contraddizioni, quanti dubbi!

Si convinse. Così, un bel giorno di luglio, in una bella giornata di sole, aspettò Marco sotto il suo studio. Si alzò di buon'ora e lo raggiunse. E mentre se ne stava buona buona in macchina, seduta sul sedile, appartata in un angolo della strada, lo vide scendere, senza ritegno, con una donna dai capelli neri. Non che lui non avesse tutto il diritto di rifarsi una vita - anzi, come biasimarlo, dopo tutto quello che aveva passato - ma non in quel modo, con l'inganno, con le bugie.

Non ci vide più: non era solo Sveva a esser stata oltraggiata, era l'amore, l'emozione più grande che un uomo possa provare a essere stato svilito, calpestato, mortificato, come il più insignificante dei moti del cuore. Balzò fuori dall'auto e raggiunse Marco, con suo grande stupore.

Appariva sorpreso e affranto, come una volpe ferita di fronte alla sua tana. Nei suoi occhi lesse tutta la sua vulnerabilità.

Non doveva, non voleva - in fondo non era affar suo - ma le parole le uscirono inesorabilmente, senza pietà, come lapilli infuocati, come lame taglienti. Non un attimo di esitazione. La sua accusa, l'ombra del tradimento, creava spazi infiniti tra loro, alzando barriere insormontabili.

«Lei chi è?» chiese impavida Betta.

Marco le era di fronte, scoperto, spogliato di tutta quella sicurezza che lo aveva caratterizzato da sempre.

Guardò la donna e sibilò un "va' via, ci sentiamo dopo", le uniche parole che riuscì a dire.

Aveva un groppo alla gola, era pallido. Non era una collega, lo aveva sperato tanto.

«Complimenti Marco, da te non me lo sarei aspettato, non in questo modo, ma sono abbastanza disgustata da questa visione che non credo ci sia bisogno che la signora vada via, perchè sarò io a togliere il disturbo. Ho avuto già tutte le risposte che cercavo.»

La donna guardò Marco, perplessa, con uno sguardo interrogativo.

«Vai pure Marta, lasciaci soli, poi ti spiegherò.»

"Marta", ancora una volta quel nome.

Ma lei Betta non voleva restare, non voleva vedere e sentire più di quanto non avesse già visto: era già tutto molto chiaro, e la sua mente aveva registrato un film che nessuno avrebbe potuto cancellare. Le parole, altre, sarebbero state superflue.

«Aspetta, non è come pensi!» asserì Marco guardando anche Marta, come se da quella donna potesse avere una qualche indicazione su come affrontare quella situazione.

Poi, senza distogliere lo sguardo da lei, le disse: «Lei è Betta, una cara amica di Sveva».

La donna annuì, alzando il mento. La borsa di pelle in una mano, immobile, imbarazzata, con un espressione indecifrabile. Non fece un passo, non disse una parola, aspettando ancora un qualche suggerimento.

«Adesso passiamo anche alle presentazioni! Cosa succederà a breve? M'inviterete a nozze? Ah già, per ora avete scelto l'anonimato. Del resto la clandestinità va più di moda, vero? Eh tu? Mi fai pena. Neanche il coraggio...» dichiarò Betta guardando la donna, che a quelle parole indietreggiò, divenendo sempre più piccola.

Marco tentò di fermare quel vulcano, senza successo.

«No, aspetta!» intervenne Marta, lasciando Marco interdetto.

«Falla continuare, ha ragione. È tutta colpa mia. Falla finire. È giusto che lei sappia.»

«E cosa dovrei sapere ancora, sentiamo? Credo che voi abbiate già detto tutto, con il vostro comportamento. Vi ho concesso già troppe attenzioni. Non è con me che dovreste parlare adesso, ma con ...»

«No, Sveva no, ti prego. Non deve sapere», enunciò Marco lapidario.

«Marta ha ragione. Siamo noi i colpevoli, ma Sveva deve restarne fuori.»

Betta non credeva alle sue orecchie, a quello che vedeva. Un Marco che si presentava tanto attento, premuroso, quanto sprovveduto e disamorato. Un uomo, due facce. Se non fosse stata lei, qualcun altro avrebbe potuto vedere i due teneri amanti...
E allora perché nascondersi?
Ma soprattutto perché non dire nulla a Sveva, come a proteggerla?
Si mostrava tanto amorevole, con tutte quelle attenzioni... quando invece la stava tradendo, con un'altra.

L'incertezza di Sveva.Where stories live. Discover now