38. Un bacio d'addio

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Evan

Ritorno indietro, non dovevo andarmene, dovevo seguirla e rassicurarla. Lei è la donna che voglio al mio fianco, lei è la donna che amo.
Accelero nel traffico infernale di Toronto, beccandomi l'ennesima suonata di clacson per essere passato con il rosso.

Avrei dovuto starmene zitto, ma con lei non riesco ad avere filtri, doveva sapere ogni cosa successa nel periodo di lontananza. La mia sincerità mi è costata cara. Non voglio perderla, non posso, non adesso che ho scoperto quanto è bello avere qualcuno da amare.
E io la amo, la amo follemente.

Schiaccio sull'acceleratore, svoltando in una stradina che dovrebbe farmi guadagnare tempo. Corro come un pazzo, fregandomene dei limiti, degli stop, dei semafori.
Un sospiro di sollievo fuoriesce dalle mie labbra quando intravedo l'ingresso del suo palazzo.
Lascio l'auto in seconda fila, con le quattro frecce accese e mi catapulto fuori dall'auto.

Salgo la prima rampa di scale e mi immobilizzo, non è possibile.
Non può essere, una morsa dolorosa mi stringe lo stomaco, sottraendomi aria dai polmoni e strozzandomi il cuore.

Sono passate solo poche ore dal nostro litigio, stringo i pugni furioso e faccio dietro front.
Osservo per l'ultima volta il suo palazzo e salgo in auto, accelero ancora sfrecciando sull'asfalto senza alcuna meta.

Angela

Me ne sto avvinghiata a Camila che mi accarezza dolcemente i capelli, cercando di calmare i miei singhiozzi disperati.
"Angela" sospira lei "ha provato ad allontanarti e non ne ha avuto la forza, è stato stupido ma non puoi condannarlo per una debolezza" aggiunge continuando ad accarezzarmi i capelli.
"Come ha potuto?" chiedo in lacrime.
"Angi, anche tu sei uscita con Alex" ribatte lei.
"Io ero la parte ferita" affermo staccandomi da lei bruscamente.
"E lui? Non pensi a quanta forza ci vuole per lasciare libero ciò che si ama?" mi chiede.

"Camila..." sto per dire quando bussano al citofono.
Il cuore mi batte a mille nel petto al pensiero che sia Evan, il mio Evan.
Cami si alza e risponde al citofono, dall'interfono rimbomba la voce di Alex, penso sorpresa.
Cosa ci fa lui qui?
Camila si gira verso di me e con lo sguardo mi chiede quali sono le mie intenzioni, le faccio un cenno di assenso ed apre.

Qualche minuto più tardi la figura di Alex compare nel nostro appartamento.
"Angela" biascica venendomi incontro, sembra ubriaco, anzi lo è decisamente. Quando si avvicina a me la puzza di alcool è così forte che mi fa contorcere lo stomaco per il disgusto.
"Quanto hai bevuto?" chiedo cercando di togliermelo di dosso, ma lui si stringe ai miei fianchi inginocchiandosi, appoggia la testa sul mio stomaco e si lamenta, dicendo parole incomprensibili.

Camila mi osserva allibita " metto a fare il caffè" afferma incamminandosi verso la cucina.
"Alex, calmati" sospiro accarezzandogli la fronte imperlata di sudore "vieni andiamo in bagno" sospiro afferrandolo per le spalle e tentanto a fatica di tirarlo su.
"Scusami, scusami, scusami" sbiascica ancora appoggiandosi a me e seguendomi a fatica verso camera mia.

Entriamo e ci dirigiamo verso il bagno.
"Hai bisogno di una doccia fredda" sospiro spingendolo con tutti i panni nel box.
Apro la manopola ed un grido fuoriesce dalle sue labbra, fa per uscire ma io chiudo subito la porta di vetro e lui rassegnato si appoggia alle piastrelle, lasciando che l'acqua gli colpisca il viso.

"Va un pò meglio?" chiedo dopo qualche minuto.
"Si" risponde abbassando la testa.
Mi affretto a recuperare un accappatoio, apro la porta del box per passarglielo, ma lui mi afferra per i fianchi e mi attira a se.
"Non pensavo quelle cose" sospira avvicinando il suo viso al mio.
L'osservo attentamente negli occhi, sembra sinceramente dispiaciuto.
"Tranquillo, eri arrabbiato" affermo appoggiando le mani sul suo petto.
"Parecchio" afferma per poi abbassarsi di più e strofinare i suoi capelli bagnati sul mio viso.
"Che fai? Sei impazzito?" strillo divertita.
"Sono pazzo di te, Angela" afferma riportando i suoi occhi nei miei.

Prenditi cura di leiWhere stories live. Discover now