39. Tornare in azione

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La dottoressa portò Sara e Fang nel suo ufficio, recuperò un paio di chiavi e li condusse davanti alla sala radiologica. Era sera tardi e per i corridoi girava solo il personale di turno. Essendo un ospedale grande, molti non si conoscevano di vista, perciò fu semplice portare in giro l'ispanica e la guardia del corpo senza essere fermati...

«Hai dimenticato qualcosa, Rosa?».

La dottoressa sussultò con le dita sulla maniglia. Si voltò strabuzzando gli occhi, incapace di esprimersi: era un uomo, un medico che conosceva molto bene e che non si faceva mai gli affari propri.

Sara non capì la domanda perché aveva parlato in italiano, così aspettò che Rosa rispondesse. Anche Fang non si intromise, seppur avesse capito il quesito.

«Mi hai spaventata...» sorrise la dottoressa, agitata.

«Non era mia intenzione» si scusò l'uomo, passando in rassegna Sara e Fang, pronto a chiedere chi fossero.

«Loro sono la dottoressa Fernandez e il dottor Gardona. Li ho chiamati per un consulto sulle radiografie di un mio paziente» si giustificò Rosa, anticipandolo.

«Hai bisogno anche di me?» ammiccò questi, ignorando gli altri due e appoggiando la spalla al muro, con le braccia conserte.

Sara pensò che stesse flirtando, ma la dottoressa non sembrava a suo agio. In più, credeva anche di averlo già visto da qualche parte.

«No, grazie» rifiutò la donna, deglutendo.

«Ok. Come vuoi» disse tranquillo il medico, staccandosi dalla parete e proseguendo lungo il corridoio.

Rosa lo seguì con lo sguardo finché non voltò l'angolo e, aspettando qualche secondo, fece entrare rapidamente Sara e Fang nella sala e li raggiunse, chiudendo la porta sospirando. Le luci erano spente, così accese i neon sul soffitto.

«Ci stava provando?» ridacchiò l'ispanica.

Rosa scosse la testa. «No... è solamente un ficcanaso».

«Crede che si sia insospettito?» domandò Fang.

«Non lo so...» sbuffò la dottoressa, andando verso il computer. «Mi auguro di no».

Sara prese la pistola dalla custodia che teneva sotto il camice e si assicurò che fosse caricata. Sentendo un rumore metallico, Rosa si voltò sbigottita, trattenendo il respiro.

«Pensavo–» iniziò la dottoressa.

L'ispanica la fissò confusa.

«No... niente...» mormorò Rosa, tornando attenta al computer.

Si era immaginata che qualcuno si fosse nascosto lì dentro per sorprenderli e ucciderli.

La paura giocava brutti scherzi...

«È riuscita ad accedere, dottoressa?» si preoccupò Fang, vedendola impacciata: apriva e chiudeva programmi in continuazione, borbottando sottovoce.

«Non sono un radiologo! Non so che programma aprire, un attimo!» sbottò Rosa, provando a non risultare troppo scontrosa. Lavorare sotto pressione molto spesso la portava ad essere un pochino scorbutica con le persone.

Ma Fang annuì senza offendersi. Capiva il suo stato d'animo.

«Eccolo!» esclamò con felicità la dottoressa.

Gli altri due si avvicinarono, stando alle sue spalle.

«Siete stati ricoverati a dicembre?».

«Ahm... sì» si ricordò Sara. «Abbiamo passato Capodanno qui».

WRECK [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora