9. Sopracciglia ad ali di gabbiano

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Il detective Franken Stein scese dalla sua sgargiante Alfa Romeo rossa e si diresse verso la scena del crimine. Sua moglie Marie, che era rimasta indietro perché si era impigliata i capelli biondi nella cintura di sicurezza, si liberò e lo seguì quasi correndo. Con ancora il fiatone, diede la mano al poliziotto che li stava aspettando.

«Alfred Deer» disse questi.

«Marie Mjolnir–Stein» si presentò lei con un sorriso.

«Perché ci avete chiamati?» tagliò corto Stein, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Quello era il suo giorno libero e, se non fosse stato importante, col cavolo che si sarebbe presentato.

«So perfettamente che–».

«Ehi, cos'abbiamo qui?».

Un grasso poliziotto in divisa azzurra si avvicinò rapido ai tre. Reggeva un sacchetto stracolmo di cibo col logo rosa del Chupa Cabra's.

«Dove diavolo eri finito?» fece Stein, rimproverandolo con gli occhi.

«Al bar. Mi sono comprato il pranzo, perché?».

Il detective indicò i nastri gialli 'CRIME SCENE DO NOT CROSS' al loro fianco.

«Sono in ritardo?».

Stein rubò la sportina dalle mani dell'uomo e la buttò nel primo cestino che riuscì a reperire, allontanandosi insieme all'altro poliziotto.

«Ma–!».

Marie ridacchiò per sdrammatizzare. «Mi sa che oggi pranzerai più tardi, Phil...» scherzò.

«Che cosa c'è di così urgente?» domandò Stein, che nel frattempo aveva raggiunto il cadavere della vittima e aveva indossato i guanti di latice. «Oggi non sono in servizio e avevo da fare».

«Riguarda i Death». L'uomo si sistemò gli occhiali sul naso e proseguì: «Abbiamo trovato il cartellino della ditta nella sua giacca, tieni».

«Era uno dei dipendenti della Death Company?» chiese stupito Stein, prendendo il tesserino per leggere i suoi dati.

«Affermativo».

«Diamine...».

Il detective diede un rapido sguardo al corpo, deturpato da tagli profondi e sanguinosi. Il collo era la parte messa peggio.

«Per questo ho insistito nel farvi chiamare. Devi comunicarlo subito a Shinigami».

Stein annuì distrattamente, continuando a studiare la vittima.

«Hai idea di chi possa essere stato? Lui?».

La domanda del poliziotto riconquistò l'attenzione di Stein, che rivolse gli occhi olivastri all'uomo.

«Eccomi! Cosa mi sono persa?» trillò Marie, trapassano i nastri gialli per mettersi al fianco di Stein.

«Era un dipendente della Death Company, gestiva gli affari con i paesi esteri» spiegò Stein.

La bionda si portò il palmo sulla bocca. «Santo Cielo! Chi può aver mai fatto una cosa del genere!?».

Il poliziotto sollevò un sopracciglio e guardò perplesso Stein. Non gli sembrava di aver chiamato anche lei.

«Ѐ l'avvocato di Death the Kid» si giustificò il detective, senza rivelargli che si trovava nel bel mezzo di un appuntamento con lei prima di venire chiamato. «Diceva, a proposito delle ferite?».

«Ahm... giusto. Le ferite...». L'uomo si appressò al cadavere. «Morte per strangolamento e lacerazioni post mortem. Dalle misure abbiamo dedotto che sia stato usato un taglierino o una lama molto sottile».

WRECK [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora