32. Proiettili, paracetamolo e carte dei tarocchi

266 16 34
                                    

C'era qualcuno che suonava il campanello, premendo il dito con troppa insistenza. Soul si rigirò nel letto borbottando infastidito e Maka scostò nervosa le coperte andando ad aprire la porta.

Fu sul punto di dirne quattro a chi l'aveva bruscamente svegliata nel cuore della notte, quando vide Sara col viso pallido, la fronte sudata e una mano sporca di sangue sulla pancia.

«Buenos días, chica...» salutò lei affannando. «Sai come togliere i proiettili...?».

Maka si bloccò e per un po' non riuscì a parlare.

«C-Cos'è successo!?» balbettò, lasciandola subito entrare.

Sara arrancò fino al salotto e si sdraiò gemendo sul divano. 

«Un hijo de puta mi ha sparato...» spiegò dolorante. «Stavo tornando a casa dal bar...».

Maka accese le luci e, impanicata, si precipitò in bagno a recuperare un asciugamano e lo diede a Sara, che si alzò la maglietta e lo usò per tamponare la ferita.

«Chi? Lo conosci?».

«Un uomo di Xavier, credo...».

Sara serrò le palpebre e appoggiò la nuca al bracciolo. Sentiva il proiettile spostarsi a ogni movimento che faceva, lacerandole in profondità la carne.
Non era il primo che si beccava, ma, a differenza degli altri, questo sembrava fatto di spine. Ed era insopportabile!

«Sara, che faccio!? Non so togliere un proiettile!» si agitò la giovane, camminando avanti e indietro nella stanza e gesticolando con le mani.

Soul, stropicciandosi gli occhi, si affacciò dalla camera da letto. «Maka... che succede...?».

«Vieni qui e aiutami!» disse spaventata la bionda.

Il ragazzo arrivò di corsa e ripeté "Che succede?", spostando la visuale su una e sull'altra.

L'ispanica scostò l'asciugamano macchiato di rosso, mostrandogli il ventre bucato dalla pallottola, e Soul restò a bocca aperta.

«Oh, merda...».

«Un piccolo regalino che mi hanno fatto alle tre del mattino...» soffiò stancamente Sara.

«Soul, che facciamo!? Non può andare in ospedale! Non ha i documenti in regola! E neanche l'assicurazione!» disse Maka in preda allo sgomento.

L'albino si prese qualche secondo per pensare rapido a una soluzione e decise: «Chiamo Fang. Ha fatto la scuola militare e sa cosa fare».

Maka annuì con enfasi e Soul si precipitò sul cellulare telefonando alla sua guardia del corpo, spiegandogli rapido la faccenda. Questi, dopo una ventina di minuti, si presentò all'appartamento in tuta da ginnastica, con una valigetta di alluminio in mano e con il fiato corto, perché aveva preso le scale così da non perdere tempo all'ascensore.

Soul, stupendosi di non vederlo nella solita giacca e cravatta, lo condusse in fretta in salotto e lì trovò Maka seduta accanto al divano e Sara con un'espressione sofferente.
Fang salutò e le raggiunse appoggiando la valigetta a terra, mentre Maka si alzava lasciandogli il posto e si metteva a fianco di Soul.

«Oh, mi avete portato un infermiere calienete...» trovò la forza di scherzare Sara, mugugnando.

«Se vi dà fastidio non guardate e andate di là. Vi chiamo quando ho finito» disse amabilmente Fang ai due ragazzi, in particolare a Maka, che dava l'aria di essere tuttora sconvolta.

«N-No, resto qui...» farfugliò lei.

Soul scosse la testa e Fang aprì la valigetta.

Quando Matthew gli aveva sparato aveva subito chiesto il suo aiuto, e lui l'aveva soccorso senza se e senza ma, nonostante gli anni di assoluto silenzio da parte di Soul. Perciò sapeva che sarebbe andato tutto bene.

WRECK [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora