40. Al cuor non si comanda

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Liz si svegliò intontita e con il corpo indolenzito. Analizzò l'ambiente in cui si trovava e capì di essere a letto nella sua camera d'albergo.
All'improvviso si ricordò di quello che era accaduto sulla spiaggia e le venne il batticuore.

«Amelia...» disse sottovoce, premendo i palmi sugli occhi.

Non sapeva se fosse morta. Ma era più che certa che a un colpo del genere non si sopravviveva mai.

Si mise seduta e la testa iniziò a girare. In un angolo della stanza scorse il suo pareo insanguinato, ripiegato su una sedia, insieme al suo cappello di paglia e al costume da bagno. Scostò le coperte e vide che era stata vestita da qualcuno. Aveva addosso dei pantaloncini e una canottiera.
In un secondo momento si accorse dei lividi sulle gambe e i graffi sulle braccia, opera di Amelia.

Si erano azzuffate come ai vecchi tempi...

Liz aveva continuato a volerle ancora molto bene anche dopo essersene andata da New York, e si era pentita di non averla portata con sé insieme a Patty. Forse era il suo rimpianto più grande. Magari le cose non sarebbero finite in quel modo, e Amelia non sarebbe ricaduta tra le grinfie della droga... Si sentiva come se fosse colpa sua...

Scalciò le coperte e scese dal letto troppo in fretta, tanto che un capogiro la costrinse a reggersi al comodino per non cadere. Fu allora che realizzò di avere un'unghia spezzata, e aprì la bocca per lo stupore.

«Merda!» bofonchiò, controllando il resto delle unghie e notando che altre due erano rotte.

Restò a fissare il vuoto per una buona manciata di secondi, stringendo le labbra. Ci aveva impiegato cinque mesi a farle crescere sane e forti. E ora doveva ricominciare tutto da capo...

La bionda sospirò stanca. La vista le cadde per caso sul comodino e osservò un libro dal titolo "Le regole di una buona leadership", riconoscendo che era di Kid.

Dov'era adesso?
Era rimasto lì a vegliarla?

La ragazza prese il volume e lo aprì, ma lesse giusto una riga e lo rischiuse subito.

Soltanto lui poteva interessarsi di cose così noiose...

«Oh, God!» esclamò, rimettendo a posto il libro e avvicinandosi di più allo specchio. Il segno di tre graffi paralleli, probabilmente un'unghiata, le sfregiava uno zigomo. E chiunque l'aveva vestita e ripulita, si era dimenticato di struccarla.

Non le succedeva una cosa del genere da anni. Quasi ogni sera finiva in una zuffa al bar e si ubriacava, tornando a casa così stanca da dimenticare di togliersi il trucco. E il giorno dopo andava in giro come un panda, infischiandosi di sembrare pazza.

Uno pensiero le attraversò la mentre, mentre prendeva rapida una salviettina per struccarsi. Che Lex avesse detto la verità? Che poteva anche conciarsi come una donna presentabile, ma che restava sempre una mela marcia?

Liz si specchiò il viso, ora ripulito, e arrossì di vergogna.

A chi voleva darla a bere... lei era una mela marcia...

Liz sussultò quando scattò la serratura della porta, segno che qualcuno ci aveva passato sopra la tessera magnetica.
Kid diede una leggera spallata all'uscio ed entrò con un vassoio in mano. Attraversò il piccolo salotto e fece capolino sulla camera da letto, sorprendendosi di vederla in piedi.

«Ben svegliata!» sorrise.

«Kid...» mormorò la bionda. «Dov'eri...?».

Il corvino, avvertendo un lieve tono di rimprovero nella sua voce, si liberò del vassoio, che poggiò su un tavolo, e si avvicinò cauto a Liz.

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